13° Brigata Autonoma "Val Tanaro"

  • Storia

    Brigata autonoma della 4° Divisione piemontese "Alpi", appartenente al 1° Gruppo Divisioni Alpine autonome che fanno riferimento al maggiore Enrico Martini (Mauri) ed operante nell'area tra Ormea e Ceva (CN).
    Nel giugno-luglio 1944 la valle, percorsa dalla strada n.28, non è ritenuta particolarmente strategica dai tedeschi e si viene dunque a creare un'atmosfera di libertà: non viene rispettato l'oscuramento, le radio trasmettono i programmi dell'Italia liberata e degli Alleati, la ferrovia funziona regolarmente. In questo clima si mette in evidenza una formazione partigiana nota come "Brigata Dino", che dovrebbe dipendere dal capitano Eraldo Hanau ma di fatto non riconosce alcuna autorità. A metà giugno viene fatto un tentativo per porre freno a tale disordine e si costitusce un ufficio operativo ad Ormea. I suoi membri sono il comandante "Bartali" (identificato in Enrico Bartoli, oppure in Giovanni Bortoluzzi secondo la testimonianza di Raymond Rossi "Ramon"), vicecomandante "Gianni", Olivero Giorgio (Giorgio) nel ruolo di addetto ad operazioni ed organizzazione. Olivero, futuro c
    omandante della 6° Divisione D'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante" in provincia di Imperia, al momento è ancora attivo appunto presso il Comando di Ormea e si è aggregato a Bartali su invito dello stesso "Martinengo" tramite il CLN di Alassio (SV). 
    "Bartali", al momento in valle Argentina (IM), viene inviato in val Tanaro dalla delegazione militare di zona del Comando Regionale Unificato. Come altri inviati o incaricati dal neo-Comando Unificato, egli incontra gravi difficoltà presso i Comandi: Nino Siccardi (Curto), comandante di zona, addirittura lo fa arrestare e l'uomo viene liberato grazie all'intervento di Renato Martelli (Ferrero). Una volta giunto in val Tanaro, "Bartali" ha l'ordine di costituire una Divisione Garibaldi per tentare di porre la vallata sotto il comando di Giacomo Castagneto (Elettrico), attualmente comandante della 1° Divisione Garibaldi "Piemonte", e dunque sottrarla all'influenza del comandante Martini "Mauri".
    Dopo un apparente successo la situazione precipita, soprattuttto per la mancanza di chiarezza ed informazioni: troppi pochi membri sono a conoscenza dei retroscena politici di tali avvenimenti e le continue contraddizioni generano incertezza. "Martinengo" occupa Garessio ed il maresciallo Bogliolo, sopravvenuto dalle Langhe con precisi ordini, arresta il "Dino" ribelle capo dell'omonima brigata e lo fa fucilare. Dopo tale azione, "Martinengo" e i suoi uomini si ritirano a Nava (IM) mentre nella valle dilagano scontento e sconforto tra i partigiani locali. "Bartali" chiede allora l'intervento di Nino Siccardi ed egli, interessato ad estendere la propria influenza nella val Tanaro, accetta. I duri rastrellamenti di Triora e di Langan (IM), infatti, hanno nel frattempo spinto molti distaccamenti della sua Brigata verso nord e vivo è il timore di vederli assorbire nelle formazioni piemontesi, con condizioni di vita assai migliori per abbondanza di viveri e materiali.
    L'accordo con "Martinengo" viene infine raggiunto grazie al fatto che i partigiani delle due parti si rifiutano di agire contro i loro simili della fazione opposta: la 13° Brigata mantiene dunque il controllo dell'area nord del Tanaro, la 9° Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" di Siccardi resta sulla zona sud del Tanaro. Il 9 luglio, il comando la 9° Brigata raggiunge Nava assieme ai suoi distaccamenti "Volante" e "Volantina", avendo già in zona il distaccamento "Matteotti" che ha l'ordine di far movimento su Garessio. Vi giunge il giorno successivo e qui si installa il comando della Brigata stessa; l'ufficio di Ormea si unisce alle nuove forze. Dopo il rastrellamento del 25/07/1944, la val Tanaro rimane sotto controllo tedesco fino al 27/04/1945.

    Fonte: testo a stampa datato al 19/07/1986 e contenente sintesi dell'attività partigiana in val Tanaro nel giugno-luglio 1944 con correzioni manoscritte presumibilmente redatte da Olivero Giorgio (Giorgio), contenuto nel Fondo "Giorgio Olivero", busta 1, fascicolo 7 conservato presso l'istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea -Ilsrec- di Genova.