Nel 1939, la 32° Legione Sampierdarenese "Generale Cantore" (formata da quattro coorti dislocate a Sestri Ponente, Bolzaneto e Savona), la 31° Legione Genovese "San Giorgio" (formata da quattro coorti a Busalla e Chiavari) e vari reduci furono uniti ed accorpati nel nuovo 36° Battaglione Camicie Nere chiamato "Cristoforo Colombo".
Il 36° Battaglione Camicie Nere si distinse sul fronte greco albanese nel 1940. In quell'occasione è stato definito "Battaglione d'assalto" ed enfatizzato con l'epiteto “Mai Morti”, per via dei numerosi interventi sui monti dell'Epiro ai quali, all'epoca, è stata data grande rilevanza eroica. Dopo un anno di guerra il Battaglione, comandato da un console (prima l’ufficiale A.Galardo; poi dal febbraio 1941 da Silato) contava 1528 morti e 3296 feriti. Il Battaglione venne anche inviato sul fronte dalmato-giuliano: una colonna, passata da Fiume, arrivò a Lubiana ed all’isola di Veglia, fino a Ragusa.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il Battaglione scelse di rimanere accanto all’alleato tedesco e venne inviato in Germania per l'addestramento, confluendo poi nella 1° Divisione RSI "Italia".
N.B.: Nel Fondo "Pietro Berti", busta 1, fascicolo 1 conservato nell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova, è reperibile una circolare interna originale del 07/05/1932 della Federazione Fascista Armatori di Navi da Carico del Tirreno in cui il 36° Battaglione viene già citato in tale anno precedente al 1939. Di tale documento si riportano testualmente i passi in cui viene nominato.
"In occasione della prossima adunata per istruzioni continuative del 36° Battaglione Camicie Nere che avverrà dal 22 al 26 maggio c.a. parecchi dei componenti del Battaglione stesso dovranno abbandonare il proprio lavoro [...] per presentarsi alla chiamata [...]. In relazione a quanto sopra, il Comando della 36° Legione segnalerò alle amministrazioni interessate i singoli nominativi da mobilitare affinchè possano essere stabiliti tempestivamente i turni di lavoro durante l'assenza degli elementi in parola [...]".