La formazione nasce in val Nure, dopo l’8 settembre 1943, sotto il comando di Ernesto Poldrugo (Istriano). Dopo azioni di disturbo contro presidi di piccoli comuni e contro pattuglie
nazifasciste il reparto, denominato “banda del monte Nero”, nella primavera del 1944 rafforza il proprio organico con l’afflusso di sbandati e renitenti e intensifica le azioni, tra le quali si segnala l’attacco al presidio di Ferriere (PC) conclusosi con la resa dei reparti nazifascisti al termine di un lungo combattimento.
A giugno la banda di Istriano si stabilisce nel piacentino, costituendosi in 59° brigata d’assalto Garibaldi. Dopo i combattimenti di Farini d’Olmo del 26 e 27 giugno, la brigata assume la denominazione di 59° brigata d’assalto Garibaldi Caio, dal nome di battaglia del caduto
Ferdinando Guerci (Caio). Dalla metà di agosto, a causa dei contrasti con la 60° brigata Garibaldi Stella rossa di Dusan Milih (Montenegrino) passa nella VI Zona aggregandosi alla divisione Cichero con la denominazione di 59° brigata Garibaldi di manovra Caio. A fine ottobre, dopo aver operato in val Fontanabuona, la formazione occupa Santo Stefano d’Aveto e Rezzoaglio (GE) costituendovi giunte democratiche. Fra novembre e dicembre, strutturata in
sei distaccamenti per un totale di circa centocinquanta effettivi, è dislocata fra Marsaglia,
Santo Stefano d’Aveto e il passo della Forcella.
Durante il rastrellamento di dicembre, condotto da reparti della Wehrmacht e della Divisione Monterosa, i reparti della Caio si spostano in val Trebbia e poi in val Ceno, superando l’offensiva senza subire perdite. Fra febbraio e marzo 1945 la brigata, che conta oltre trecento effettivi, fa ritorno in val Nure, dove il comandante Istriano si incarica di riorganizzare le forze partigiane dopo il rastrellamento invernale, e di condurre attacchi a Farini d’Olmo, Bettola e Ponte dell’Olio. Dopo il ritorno in valle Aveto, nei giorni che precedono la Liberazione, la Caio contribuisce alla progressiva dispersione delle postazioni e dei reparti nazifascisti dislocati fra le valli Aveto, Fontanabuona e Trebbia, entrando a Genova il 27 aprile.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.104