Battaglione Garibaldi Matteotti Picelli

  • Storia

    L' attività del gruppo inizia nei primi anni del ' 44, nei casolari di montagna, nelle case di campagne della Lunigiana e della Val di Vara dove appaiono i primi gruppi di partigiani.
    Una delle prime azioni importanti è sostenuta dal gruppo Picelli: i partigiani, circondati dai fascisti nella locanda del Lago Santo, sono quasi tutti feriti, tuttavia riescono a mettersi in salvo nella notte, beffando i nemici, che hanno anche qualche caduto. IL gruppo diventa numericamente più consistente in primavera e durante i primi mesi dell' estate. Il collaudo della brigata avviene durante il grande rastrellamento del 3 agosto '44, che investe il Picelli nello Zerasco e a Sesta Godano; il nemico è decisamente superiore sia dal punto di vista numerico che da quello tecnico-militare, sopratutto in questo campo la preparazione partigiana è ancora molto carente.

    La sopravvivenza è possibile grazie alla mobilità delle formazioni frazionate in piccoli gruppi e grazie alla generosa ospitalità delle popolazioni. I fitti boschi nascondono i partigiani che si riorganizzano e rafforzano il battaglione sia qualitativamente che quantitativamente. L'8 ottobre e l'11 novembre il Picelli a Montereggio e la Matteotti (costituitasi ufficialmente subito dopo il rastrellamento del 3 agosto) a Scogna respingono due attacchi della divisione Italia e Monterosa. Nel novembre del '44 il Picelli prende posizione nei paesi di Antessio, Airola, Pignone, mentre già da un po' di tempo la "Matteotti" di era stabilita nei paesi di Godano, Merzò e Scogna; si rende così più forte un tratto del fronte della IV Zona Operativa preso di mira dal nemico.  I combattimenti si susseguono, così come gli attacchi ai convogli tedeschi e le azioni di sabotaggio. I due Battaglioni, finora separati, si riuniscono e diventano la brigata , nel dicembre del '44. In questo periodo anche molti soldati della divisione "Monterosa" passano nelle file partigiane. Intanto è sopraggiunto l' inverno, che è particolarmente rigido; gli Alleati sono fermi davanti alla linea Gotica; i problemi di approvvigionamento diventano enormi, in una zona in cui anche la popolazione ha difficoltà a sfamarsi; il freddo e la fame mettono a dura prova la resistenza dei partigiani, che tuttavia respingono con sdegno il proclama di Alexander, che invitava i partigiani italiani a lasciare le armi e a tornarsene a casa. Arriva il 20 gennaio 1945, una data memorabile: il battaglione subisce l' attacco più duro di tutta l' attività partigiana nella IV Zona Operativa. Dopo sette giorni di peregrinazioni, di fame, di freddo, la Brigata Matteotti e Picelli, che valica il monte Gottero innevato a 1650 metri di altitudine, torna al suo posto, con poche perdite di uomini e di materiale. Lo sganciamento dalla formazione nemica è avvenuto dopo una giornata di intensi combattimenti, i fascisti ed i tedeschi sono d' ora in poi scoraggiati a fare altri attacchi nella zona.
    Nei mesi di febbraio e marzo 1945 vengono respinti alcuni attacchi e riescono alcuni colpi di mano; a fine incontro i partigiani riscontrano vittorie a Filetto e Filatteria, mentre perdono uno scontro a Codolo, quest' ultimo ha come risultato la morte di cinque partigiani. Intanto si avvicina la liberazione di La Spezia che, con le altre forze partigiane, annienta il nemico che occupava la città. Non pare vero, a questo punto, che da uno sparuto numero di giovani male armati, si sia formata una brigata di 250 unità armata e organizzata.

    Da "Note di storia e ideali della Brigata "Matteotti-Picelli" di Nello Quartieri. Da La Spezia, Rivista del Comune; novembre 1971 ristampa del n.4-6 del luglio e dicembre 1995

    consultabile in
    https://digilander.libero.it/pieroborrotzu/MATTEOTTI-PICELLI.htm
     

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