Nel fondo AM, busta 17, fascicolo n.23 "Divisione Mingo. Brigata Macchi. Collegamenti" è reperibile un documento manoscritto datato 23/4/45, redatto dalla brigata d'assalto Macchi e destinato, oltre al comandante "Cameia" del sist. Sip Folco, al comando del battagione Martinetti. Vi si legge: "Si prega di inviare una staffetta a casa di Cameia tutti i giorni dalle ore 14 alle ore 16 pomeridiane". Non vi sono firme manoscritte. Nel fascicolo n.27 "Divisone Mingo. Brigata Macchi. Insurrezione" sono reperibili le trascrizioni di appunti manoscritti riguardanti il Martinetti. In un appunto del 24/4/45 ore 22.05, redatto dal comando della brigata Macchi e destinato al btg. Martinetti, si legge: "Costituire immediatamente un caposaldo in quota prima della cascina Chiappino. IL fronte del btg. va da detta quota fino al fiume Piotta - Tenere arretrato un distaccamento di manovra - Predisporre un sistema di sicurezza - Stabilire bene ii collegamenti - Appena il btg. è in posizione dare comunicazione. Il csm Nilo". Al comando del Martinetti è destinato un altro appunto datato 26/4/45 ore 09.45, destinato nello specifico all'intendente "Gigante", vi si legge: "Preparare tre carrette: 1 per btg. con carico di viveri pronti per la marcia - Ogni carro deve avere un uomo addetto - Appena pronto dammi comunicazione - Quanti giorni di viveri hai ancora? Il csm Nilo". In una comunicazione del 27/4/45 ore 11.50, redatto dalla brigata Macchi e destinato ai comandanti dei btg. Gonella e Martinetti, riporta per quanto concerne il secondo: "Il settore del Martinetti è quello a nord di corso Regina Margherita con le postazioni di 1 Bren alla stazione nord; 1 Bren in piazza Castello; 1 Breda massa di manovra. Tutti i suddetti blocchi devono essere accompagnati da squadre leggere in modo da formare centri di fuoco fuorché la strada di Genova che deve essere difesa invece da un caposaldo". Per il Martinetti l'accantonamento è il comando tedesco in via Cairoli. La parola d'ordine per il Martinetti è FIore. Il csm Nilo". Nel fascicolo n.25 "Divisione Mingo. Brigata Macchi. Sip. Rapporti col Comando brigata. Informazioni. Segnalazioni. Requisizioni. Tassazioni. Sequestri. Varie" è reperibile un documento dattiloscritto datato 28/3/45 redato dalla brigata macchi e destinato a tutti i comandi di battaglione. Riguardo al Martinetti si legge: "Il btg. Martinetti fornisca oltre i quattro uomini già assegnati altri tre elementi di cui due adibiti ai sottosettori ed uno che dovrà recarsi al dist. Sip in aggiunta ai patrioti Amico, Rapido e Lungo. D'ordine, il csm". In un documento datato 6/4/45 redatto dalla brigata Macchi e destinato al Martinetti leggiamo, oltre alle già riportate richieste di invio di un uomo al Sip: "Ti comunichiamo che gli uomini che avevi inviati al Sip Rapido e Amico, dopo aver palesato motivi alquanto futili, si sono ritirati e sono tornati al Distretto. Provvedi severamente e invia gli stessi ed altri due uomini in sostituzione ai suddetti entro domani sera. D'ordine, il csm". In un documento dattiloscritto privo di data precisa si riporta una requisizione avvenuta da parte del Martinetti. Si legge: "La sera del 15 c.m., dopo accordi presi col comandante del Sip, scendevamo con circa 25 uomini in Castelletto d'Orba per effettuare una requisizione di staffe in casa del fascista Basso. Dopo aver disposto alcuni gruppi di uomini lungo la strada [...] si entrava in casa del suddetto fascista. Costui presentava alcune ricevute di versamenti firmate Roberto al comandante del Sip il quale sospendeva la requisizione. Procedevamo allora alla perquisizione di un'altra casa dove secondo informazioni doveva trovarsi materiale del noto fascista Tacchino Pietro: la perquisizione aveva esito negativo. CI recammo allora in casa del fascista Tacchino Pietro e dopo varie ricerche potevamo rinvenire un rifugio segreto dove era occultato parecchio materiale che veniva totalmente asportato e inviato all'intendenza. Il comandante "Eros", il commissario "Luciano". Segue immediatamente dopo questa aggiunta, con le medesime firme di prima: "Circa la sospensione della requisizione in casa del fascista Basso si fa notare che non è giusto che un fascista, dopo aver svolto continua attività contro di noi, si salvi versando poche migliaia di lire. [...] Dall'ufficio accertamenti agricoli si fa notare che il figlio del Basso ha sempre svolto attività a danno della popolazione dimostrando in svariate occasioni di collaborare con tedeschi e fascisti, con parecchie lamentele della popolazione. Chiediamo quindi che il comando esamini il caso e provveda in merito".