Benetti, Giovanni, (Betti)

    Data di esistenza

    Data di nascita : 19/04/1923

  • Biografia

    Nel Fondo "Bartolozzi-Divisione Garibaldi Coduri", busta 1, fascicolo 12 conservato nell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova, è reperibile la trascrizione della testimonianza di Benetti Giovanni (Betti) raccolta nel dopoguerra dal comandante di Distaccamento della "Coduri" Antonio Minetti (Gronda), VI Zona Operativa Liguria.

    Alpino di Carpi (MO) della Divisione Rsi "Monterosa", il 08/09/1943 Giovanni Benetti viene raggiunto, come tutti, dall'ordine di ripresentarsi per continuare la guerra al fianco della Germania. Nonostante abbia conosciuto solo l'educazione fascista, vista la sua giovane età, assieme ad altri commilitoni comprende l'esistenza di altre strade per servire la patria ma il timore della fucilazione è troppo alto. Si presentano dunque in caserma e vengono aggregati alla "Monterosa", ma con l'intento di fuggire alla prima occasione portandosi dietro le armi. Da Modena vengono condotti in Germania, dove viene loro somministrata una dura preparazione alla guerra contro gli avversari ma anche contro i "banditi" italiani, sotto minaccia di un'immediata detenzione nei campi di concentramento in caso di rifiuto.
    Tornati in Italia iniziano le defezioni di numerosi suoi compagni e anche il Benetti cerca di capire come raggiungere i partigiani nell'area di Casarza Ligure (GE); l'incontro con un ex-compagno di scuola, anch'egli divenuto partigiano, gli fornisce le informazioni necessarie. Il giorno dopo si incontra con Antonio Minetti (Gronda) ed il 12/07/1944 viene accettato nel raggruppamento, dal quale viene subito apprezzato.
    Il desiderio del Benetti e di altri 23 compagni modenesi è tuttavia quello di tornare nelle montagne vicine a casa propria e lì continuare l'attività resistenziale; dopo aver cercato di far loro cambiare idea, viene concesso un lasciapassare per proteggerli durante il lungo viaggio. Un gruppo di 24 persone non può passare inosservato, dunque si dividono in tre gruppi diversi su tre differenti direttrici per transitare dal passo di Centocroci (SP). Lungo il percorso incontrano numerosi tedeschi e Alpini, che sparano immediatamente uccidendo cinque o sei giovani del gruppo e ne torturano uno.
    Il 22/11/1944 si trovano nell'area di Capriglio di Tizzano (PR) quando sentono raffiche di mitra: si trovano nel mezzo di un grande rastrellamento nazifascista e la zona è circondata.Si nascondono come possono ma Benetti viene catturato dai tedeschi, anche perchè indossa una camicia rossa con scritto "47° Brigata Garibaldi" sulla schiena. Nonostante si giustifichi dicendo di averla trovata per terra e di averla usata per coprirsi dal freddo, i presenti iniziano a colpirlo con calci e pugni.
    Per un errore i tedeschi lo considerano un comandante partigiano, così iniziano a torturarlo tramite percosse e corde: lo impiccano al soffitto lasciando una sottile trave instabile sotto i piedi, e così resiste per 14 ore. Infine lo staccano e lo portano, assieme ad altri compagni, davanti ad una fossa: uno dopo l'altro sparano in bocca o alla nuca dei giovani, ed una delle pallottole lo colpiscono al ginocchio. Coglie l'occasione per gettarsi sui cadaveri degli altri ma viene raggiunto da una scarica di mitra che gli colpisce spalla, braccio e costato del lato sinistro del corpo con circa 18 proiettili. Non emette alcun suono nonostante il dolore e, complice anche la perdita di sangue, il tedesco che gli controlla il polso non percepisce alcun battito.
    Gravemente ferito, una volta allontanatisi i nemici raggiunge un convento di frati distante poco meno di 3 km. Viene soccorso ma il sacerdote nota la lunga striscia di sangue che parte dal luogo della fucilazione e arriva dal convento: non può rischiare che ciò faccia capire ai tedeschi di aver lasciato vivo un condannato e che questo si trovi nel convento, per cui accetta il grande rischio di recarsi dal comandante tedesco e denunciare la presenza di un contadino che, uscito per alcuni bisogni, è stato ferito da una pattuglia. La storia funziona unicamente perchè il comandante è di un'altra compagnia e dunque all'oscuro della loro fucilazione.
    Viene così ricoverato all'Ospedale Maggiore di Parma, dove gli viene amputato il braccio ferito. Ma le Brigate Nere e i tedeschi devono infine aver sospettato la fuga perchè un giorno giungono in ospedale per portare via il Benetti ed altri partigiani presenti: il primario riesce tuttavia a fermarli, viste le loro condizioni ancora gravi. Restano piantonati per 40 giorni quando, durante la visita della madre e della fidanzata, Benetti apprende che nella notte sono arrivati dei partigiani, hanno catturato i tedeschi, rinchiuso il personale ospedaliero e portato in salvo due partigiani meno gravi. Esce anche lui travestito da vecchia e caricato su un carretto. Giunti a San Polo d'Enza si rendono conto che un posto di blocco tedesco blocca il transito sul ponte. Fortunatamente arrivano in quel momento gli aerei alleati che mitragliano il ponte costringendo i nemici a ripararsi, ed in un momento di distrazione il gruppo può passare. Benetti torna a casa il 06/01/1945 e, una volta guarito, torna a combattere da partigiano fino alla Liberazione.