Sin da ragazzo è educato ai valori dell’antifascismo. Il padre negli anni Venti, infatti, è un attivista del Partito socialista a Imperia e viene perseguitato dai fascisti. Dopo gli studi, Berio viene assunto come impiegato nella ditta Agnesi e contemporaneamente fonda una cellula comunista. Il 2 dicembre 1942 è però scoperto e arrestato e il 18 gennaio 1943 la Commissione centrale di vigilanza lo condanna a tre anni di confino a Moliterno, in provincia di Potenza.
Liberato dopo la caduta del fascismo, torna a Imperia ricongiungendosi alla sua famiglia. Pochi giorni dopo l’8 settembre 1943, con una ventina di compagni, sale a Borgo d’Oneglia (IM) formando una banda partigiana. Il 20 novembre viene intercettato da due agenti fascisti a Sant’Agata, dove si era recato con i compagni Rinaldo Risso (Tito) e Angelo Setti (Mirko) per recuperare gli approvvigionamenti. Arrestato, in un
disperato tentativo di fuga viene mortalmente ferito dall’agente Ferruccio Doglioni, che per questo episodio sarà a sua volta processato nel dopoguerra.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.72