Giornalista e fondatore del Fascio repubblicano di Savona, dal 6 ottobre 1943 è Commissario federale del Pfr di quella città. Allineato al movimento di “riconciliazione” promosso dai fascisti veneziani, rivolge un appello alla concordia invitando fascisti e antifascisti a “dimenticare ogni risentimento”. L’appello cade nel vuoto, respinto dagli antifascisti savonesi. A seguito dell’attentato che il 23 dicembre 1943, con lo scoppio di una potente bomba, provoca la morte di cinque fra fascisti e tedeschi nella trattoria della stazione savonese, partecipa ad una riunione convocata dal prefetto di Savona Filippo Mirabelli durante la quale viene redatta la lista di sette antifascisti da deferire al Tribunale speciale straordinario. Il giorno 27 dicembre i sette antifascisti sono condannati a morte e fucilati presso il forte Madonna degli Angeli. A partire dal 18 marzo 1944 Bianchi è commissario prefettizio dell’amministrazione provinciale di Savona ed è anche direttore della “Gazzetta di Savona”. Dopo la Liberazione è arrestato e processato per collaborazionismo e correità nell’eccidio di Madonna degli Angeli: il 19 dicembre 1947 è condannato a 21 anni di reclusione.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.78
Viene citato nel Fondo "Giorgio Gimelli", secondo versamento, Busta 22, Fascicolo 3 conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova.