Partigiano della Brigata Garibaldi Sap "Bedin", VI Zona Operativa Liguria.
La notte del 27/04/1945, in località Sant'Alberto di Bargagli (GE), ignoti entrano nella casa momentaneamente abbandonata di un avvocato, nella quale si trovano Armando ed i partigiani Renato Fossa (Barbera), Giuseppe (Antola) e Luigi (Tunisino) Ferrari, ed aprono il fuoco. Vengono tutti uccisi tranne Renato che, a causa della gravità delle lesioni, rimane invalido a vita.
Alla vicenda, dai contorni oscuri, si accenna nel volume di Antonini Sandro, "Omicidi in Appennino. Menzogne e verità sul "Mostro di Bargagli": 1939-1989", DeFerrari Editore, Genova 2011. Da esso si traggono i seguenti estratti.
"[...] I rapporti tra gruppi partigiani di colore politico differente non migliorano neppure all'indomani della liberazione: il 27 aprile si ha ancora uno scontro verbale di non lieve entità che potrebbe trascendere alle vie di fatto tra gli uomini del distaccamento Alpino, inquadrato divisione garibaldina "Cichero", e gli uomini di un distaccamento Giustizia e Libertà in prossimità di Recco. E' un clima arroventato e interessa l'area compresa tra i territori dei comuni di Bargagli, Uscio e Recco. Nel primo dei citati, inoltre, tra il 24 e il 26 aprile 1945, accadono episodi finora abbastanza oscuri e variamente interpretati dalla stampa, che non manca però di collegarli alle "malefatte della banda dei vitelli" (una violenta banda di borsari neri che durante la guerra macellava clandestinamente carni da rivendere sul mercato nero, ndr), [...] Scrive Piero Valentino su La Repubblica del 24 giugno 1984: "Un intero battaglione tedesco in ritirata sull'antica strada del sale si arrese ai partigiani nel bosco della Tecosa sopra Bargagli. Il tesoro che trasportava finì ai vincitori, ma quale consistenza avesse e che fine abbia fatto resta tuttora un mistero". E oltre: "In quattro partigiani furono uccisi in una villetta di Bargagli il giorno della Liberazione: c'è chi sospetta che si stessero dividendo il tesoro dei tedeschi". (pp.32-33)
"[...] "Qualcuno favoleggia di casse di preziosi nascosti in una chiesa, era l'oro che la gente aveva negato alla Patria". I morti sarebbero conseguenza della sua spartizione. Cosi la vulgata assolutamente di comodo, in cui si equivoca perfino sul numero dei morti; la realtà [...] non riguarda partigiani delle formazioni operanti sul territorio del comune e, soprattutto, non implicva la presenza della "banda dei vitelli". Il primo episodio avviene il 24 aprile (nelle banche dati del Partigianato, in realtà, la morte dei suddetti partigiani è sempre fissata al 27 aprile, ndr) in località Sant'Alberto di Bargagli, in una villetta che si affaccia sulla costa. Lì, all'incirca alle ventitre e trenta, alcuni uomini della SAP Garibaldina "Serra", di Boasi, si sono spostati dal paese di origine in attesa di scendere a Genova. In precedenza, mentre transitano dalla frazione Pannesi, riescono a catturare venti militari tedeschi: li disarmano e li accompagnano verso Sant'Alberto. "Ad un certo punto del tragitto -si legge nel rapporto che segue l'evento- alcuni elementi che si trovano là vestiti da partigiani si gettarono contro i prigionieri asportando loro gli orologi. Ciò indispose i Sapisti di Boasi che li rimproverarono e giunti al loro Comando li denunciarono: si impose ai rapinatori la restituzione degli oggetti rubati". Sembra non vi siano strascichi ma la notte "i Sapisti, riuniti in una saletta della casa per riposare", hanno un incontro fatale. "Dalla porta socchiusa -si legge ancora- entrava un individuo in divisa da partigiano e repentinamente effettuava sugli uomini una scarica di mitra, uccidendone tre e ferendone uno". I morti sono Giuseppe Ferrari, Armando Boasi e Luigi Ferrari; il ferito, che non riesce a capacitarsi dell'accaduto, è Lino Fossa, colpito da tre proiettili alla gamba destra. [...] Il secondo episodio si verifica la sera del 26 aprile. Occorre premettere che a tale data, oltre ai partigiani Giustizia e Libertà che hanno giurisdizione sul territorio di Bargagli, altre unità in attesa di raggiungere Genova vi stazionano momentaneamente. In particolare i garibaldini della Brigata "Berto" al comando di Jack (Angelo Spinetto), parte della Divisione "Cichero". La "Berto", in genere, opera sui monti di Torriglia. Adesso, i gruppi che la compongono sono sparsi un po' ovunque; diversi uomini sono arrivati a Borgonuovo e occupano lo stanzone di un'osteria, dov'è in corso una riunione. All'improvviso, in circostanze mai chiarite fino in fondo, scoppia una bomba a mano tipo "ananas" e schegge si irraggiano dappertutto. [...] A farne le spese i partigiani del gruppo Kappa (Amedeo Ginocchio). Bruno Menchini muore immediatamente; Sergio Canepa [...], Giovanni Laiolo e Luigi Descalzo, raggiunti in punti vitali, muono all'indomani all'Ospedale di San Martino a Genova. [...] Tuttavia, tra gli uomini dela Brigata "Berto" e la "banda dei vitelli" non vi sono rapporti e stabilire un nesso causale tra l'episodio del 24 e quest'ultimo non è agevole. Per Eugenio Ghilarducci, invece, vi si ravviserebbe "una evidente volontà di eliminare ogni prova e ogni testimone oculare per impedire ai partigiani veri (o a qualche loro comandante?) di raggiungere la zona della Tecosa", cioè il luogo interessato dalle requisizioni di denaro e oggetti preziosi ai soldati nazisti in fuga". (pp.33-35).