Si unisce ai partigiani della banda di Cichero nel giugno 1944. A luglio opera in qualità di
staffetta al servizio del distaccamento Lame (poi distaccamento Mario), dislocato in località Lago delle Lame nei pressi di Rezzoaglio in valle Aveto (GE). Ogni sera è solito scendere dalla
casermetta delle Lame alla frazione di Temossi di Borzonasca per riferire al parroco, don Giacomo Sbarboro (don Gigetto), messaggi relativi all’effettuazione di aviolanci da parte
degli angloamericani. Passa poi nel distaccamento Aiona (in seguito denominato Forca)
del battaglione Severino, venendo nominato intendente di brigata. Nell’agosto 1944 prende
parte ai combattimenti contro gli alpini della divisione Monterosa, che con altri reparti di
soldati tedeschi e fascisti avevano effettuato un grande rastrellamento nelle valli Aveto e Trebbia. Il giorno 26 rimane ferito, insieme a Michele Campanella (Gino), in uno scontro con gli alpini. Insieme ai partigiani feriti o malati radunati a Villa Noce di Rezzoaglio è costretto a spostarsi, a causa dell’avanzata di una colonna nemica, nella zona di Brugneto e Castelcanafurone. Il 29 agosto, dopo due giorni di cammino, sulla strada fra Salsominore
e Tornarezze in località Frassinetto nei pressi di Ferriere, è sorpreso con gli altri partigiani,
tutti disarmati, da un attacco nemico e colpito a morte. Alla sua memoria verrà intitolato il distaccamento Alpino, operante in val Trebbia e inquadrato prima nella brigata Jori e poi nella
Berto della divisione Cichero.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp.83-84