Boetto, Pietro

    Data di esistenza

    Data di nascita : 19/5/1871

  • Biografia

    Boetto, Pietro
    Vigone (Torino), 19/5/1871 

    Vescovo di Genova, il 25 aprile 1945 ospita nella sua residenza privata di villa Migone, nel quartiere di San Fruttuoso, la delegazione tedesca e quella partigiana, ivi convenute per la firma dell’atto di resa da parte del generale Günther Meinhold. Entrato nell’ordine gesuitico, di cui fu provinciale della provincia romana e dal 1930 assistente d’Italia e vice superiore della curia generalizia, e nominato cardinale nel dicembre 1935, Boetto nel marzo 1938 viene chiamato a reggere la diocesi di Genova, vacante per la morte del cardinale Minoretti. Formalmente deferente nei confronti del regime fascista, non esita a ribadire l’incompatibilità a livello dirigenziale tra iscrizione all’Azione cattolica e militanza nel Pnf e a intervenire a difesa dell’autonomia delle Società operaie cattoliche. Accolta con un significativo silenzio l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, durante il conflitto la Chiesa genovese non si limita all’assistenza umanitaria a favore della popolazione colpita, adoperandosi invece nell’aiuto concreto agli ebrei e agli oppositori del fascismo: note sono la collaborazione con la Delasem per favorire l’espatrio in Svizzera degli ebrei perseguitati e il loro ricovero in luoghi sicuri (il seminario e altri istituti religiosi), i passi, compiuti dallo stesso Boetto, per la liberazione del rabbino di Genova Riccardo   Pacifici, la presenza di cappellani nelle formazioni partigiane e la partecipazione del vescovo ausiliare Giuseppe Siri a riunioni clandestine. Postasi come istituzione super partes volta esclusivamente al bene comune e alla salvaguardia della vita umana, la Chiesa di Boetto si propone quale intermediario tra le due parti in lotta, spingendo per una soluzione negoziata che potesse risparmiare ulteriori lutti e distruzioni alla comunità genovese e, al tempo stesso, scongiurare la temuta egemonia delle sinistre sulla realtà politica cittadina. Documentati sono vari incontri intercorsi, nella fase finale del conflitto, tra Boetto e il comandante delle Ss Siegfried Engel, il viceconsole tedesco Alfred Schmid, il federale di Genova Luigi Sangermano. La sua testimonianza sugli eventi che portarono alla liberazione di Genova è contenuta in Ne pereant, uscito sulla Rivista diocesana nei mesi successivi alla fine della guerra, articolo foriero di polemiche per lo scarso rilievo attribuito al ruolo della Resistenza, citata quasi di sfuggita. L’8 dicembre 1945, a pochi mesi dalla morte, Boetto ha ricevuto dal consiglio comunale di Genova il titolo di defensor civitatis.
    [p.b.]