Studente di legge all’università di Genova, nel 1942 è allievo ufficiale all’Accademia militare di Modena. L’8 settembre, trovandosi a Pavullo (MO) in un campo estivo dell’Accademia con un gruppo di militari, fugge sulle montagne attorno a Modena. A piedi raggiunge Loano, in provincia di Savona, dove si trova la sua famiglia e, con l’aiuto del generale Caviglia, organizza gruppi di resistenza che raccolgono armi e casse di munizioni trafugate da presidi militari. Nell'ottobre 1943, il suo primo gruppo che fa capo alle formazioni di Giustizia e Libertà si attesta presso il passo di San Bernardino vicino a Cerisole. La formazione agisce attaccando
presidi e pattuglie nazifascisti e controllando gli spostamenti delle colonne nemiche sulla
carrabile Pietra Ligure-Loano. Grazie al suo carisma e alle conoscenze nel campo di strategie militari, in breve tempo diventa comandante della brigata Perotti della divisione Sap Gramsci. Le incursioni dei partigiani diventano così frequenti e incisive che le autorità fasciste pongono una taglia sulla sua testa. Il 28 agosto il suo gruppo cattura una squadra di fanti della Divisione San Marco con il loro ufficiale e un sottufficiale delle SS.
Due giorni dopo, i partigiani vengono attaccati da un nutrito contingente di arditi della San Marco, rinforzati da SS, nei pressi di Bardineto in val Bormida (SV). Nell’intento di salvare i suoi uomini dall’accerchiamento, Boragine copre lo sganciamento dei compagni sparando fino ad esaurimento delle munizioni. Fatto prigioniero è condotto a Cairo Montenotte (SV), ove viene sottoposto a sevizie per estorcergli i nomi dei comandanti dell’organizzazione clandestina. Rifiutandosi di tradire i compagni, il 13 settembre 1944 viene fucilato. Medaglia d’oro al valor militare.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, p.88