Brigata Garibaldi "Centocroci"

  • Storia

    La Brigata partigiana “Centocroci” prende il nome dall’omonimo valico fra Val di Vara (La Spezia) e Val di Taro (Parma).
    Le vicissitudini della Brigata possono essere scandite su due periodi: il primo che va fino al 20 gennaio 1945 e il secondo che parte da tale data. Dopo il 20 gennaio 1945 la Brigata infatti si scinde in due tronconi: uno rimane legato al vecchio comandante Federico Salvestri “Richetto” e aderisce al “Comando unico parmense”, l’altro (comandante Alberto Perego “Wollodia” e commissario Terzo Ballani “Benedetto”) si sposta invece decisamente nel territorio spezzino, proclamandosi successivamente garibaldino (aderendo cioè alle Brigate Garibaldi, di ispirazione comunista).
    Per narrare le vicende della Brigata Centocroci garibaldina occorre comunque partire dall’origine. La “Centocroci” nasce per un’iniziativa composita, al di là del passo di Centocroci, fra fine del 1943 e inizio del 1944. Da un lato ci sono i fratelli Cacchioli (Gino e Alberto), appartenenti ad una famiglia di proprietari terrieri già emigrati in Inghilterra, i quali organizzano a Groppo di Albareto un gruppo detto “Beretta” (perché Gino Cacchioli acquista di tasca sua alcuni fucili ed appunto una pistola Beretta, da cui deriverà il nome di battaglia), compiendo azioni già nel febbraio 1944. A loro si uniscono altri “ribelli” per cui, con l’obiettivo di procurarsi armi, vengono attaccati una pattuglia fascista a Sesta Godano e un posto di avvistamento aereo a Centocroci.
    Dall’altro lato, poco dopo, si costituisce un gruppo intorno all’ex sottufficiale dei Carabinieri Federico Salvestri (“Richetto”), in servizio all’8 settembre 1943 ad Agazzano (Piacenza). Salvestri, venuto via da lì, raggiunge Borgotaro (PR) e quindi si ferma nella zona di Caranza, Ranghe e Varese Ligure (SP). E proprio la notte del 4 marzo 1944 c’è un incontro nell’Albergo “Alpino”, a Centocroci, fra questi due segmenti iniziali. Nasce così il gruppo che da aprile-maggio prenderà il nome “Centocroci” (derivandolo, secondo la testimonianza del ten. De Lucchi “Mario”, dal luogo in cui la formazione ha il primo morto). Comandante della formazione è “Richetto”, vice Gino Cacchioli (“Beretta”), commissario è invece un vecchio antifascista spezzino di fede comunista (Aldo Costi “lo Zio”). Numerose sono le adesioni spezzine al gruppo che si presenta fin dal principio politicamente composito: gli spezzini sono l’ala sinistra, coloro che si riconoscono in Cacchioli ruotano invece in un’area vicina alla Democrazia Cristiana e ai liberali, mentre “Richetto” rappresenta la così detta componente militare, ispirata ad un lealismo monarchico.
    In questo periodo la “Centocroci” compie numerose azioni, riceve il primo aviolancio alleato sul monte Penna, cui seguiranno numerosi altri, intreccia rapporti molto amichevoli con il maggiore inglese Gordon Lett, esce indenne dal grande rastrellamento del 22-26 maggio 1944.
    Nel frattempo, nel giugno 1944, nasce il Territorio Libero del Taro che però crolla a causa della massiccia controffensiva nazi-fascista a luglio. Proprio a luglio la formazione ha un periodo difficile in concomitanza con la battaglia di Pelosa in cui cadono alcuni partigiani (v. approfondimento). A seguito dello sbandamento intervenuto, il gruppo “Beretta” si separa dal grosso della “Centocroci” mentre “Richetto” diventa comandante di essa e la riorganizza a partire dal 20 luglio.
    Quando dal 23 al 28 luglio 1944 nasce il Comando Unico e la Ia Divisione Liguria (sotto la guida del colonnello Mario Fontana) la “Centocroci” è annoverata nelle formazioni che convergono sul Comando Unico.
    Dal rastrellamento del 3 agosto 1944 alla nascita della IV Zona Operativa nel dicembre 1944 e al rastrellamento del 20 gennaio 1945
    Il 3 agosto del 1944, i tedeschi, con il sostegno dei fascisti, attuano un massiccio rastrellamento per colpire i partigiani, accerchiando con 5000 uomini il Monte Gottero e il Monte Picchiara. In quest’occasione la resistenza armata e il neonato Comando Unico rischiano di essere liquidati a causa delle caratteristiche della manovra nemica e della complessiva non preparazione dei partigiani derivante dalla crescita caotica del movimento.
    Ci sono però due “bande” che reagiscono con efficacia, non disperdendosi: si tratta della “Cento Croci” guidata da Federico Salvestri, “Richetto”, operante a nord del Monte Gottero, e la Brigata “Val di Vara” guidata da Daniele Bucchioni, “Dani”, operante nella zona di Calice.
    La buona capacità di reazione della “Centocroci” è dimostrata non solo dalla resistenza ordinata opposta al nemico ma anche dal fatto che pochi giorni dopo il rastrellamento la Brigata è già in grado di provvedere, nelle zone che da essa dipendono, all’espletamento di funzioni utili alla vita civile quotidiana.
    La riorganizzazione delle formazioni procede arrivando in dicembre alla creazione della IV Zona Operativa e, poiché la “Centocroci” è promossa al rango di Divisione, il nuovo Organigramma prevede un Comando IV Zona da cui dipende una 1a Divisione Liguria Monte Picchiara: da quest’ultima dipendono la Brigata Garibaldi “Gramsci”, con i Battaglioni Vanni, Matteotti-Picelli, Gramsci (in seguito Maccione) e la Colonna “Giustizia e Libertà”, nonché una 2a Divisione Centocroci (formata dalle Brigate Varese e Zerasco).
    Va a questo punto notato che in precedenza, addirittura dal settembre, ma progressivamente in modo più incisivo fra novembre e dicembre, “Richetto” ha cercato di rendersi sempre più autonomo rispetto al Comando della IV Zona. Comunque sia, ai primi di dicembre 1944, la Centocroci ha 830 uomini e il grosso delle sue forze è sull’omonimo passo e a Rio (quindi nello Spezzino).
    Arriva così il rastrellamento del 20 gennaio 1945: quasi in concomitanza con esso cade nel corso di una delicata missione il partigiano della Centocroci, poi Medaglia d’Oro alla memoria, Nino Siligato.
    Durante il rastrellamento (v. per un approfondimento: via 20 gennaio 1945 e via Monte Gottero) vero e proprio la divisione “Cento Croci”, lasciata scoperta dalla formazione “Coduri” della VI Zona Operativa, dopo aver dovuto desistere dal combattimento, tenta, fra 20 e 21 gennaio 1945, lo sganciamento attraverso il Gottero e raggiunge, con parecchie perdite di uomini (fra essi, catturato e fucilato successivamente, c’è Renato Corradini) e materiali, la cima del monte la sera del 21 gennaio, per poi ridiscendere verso la Val di Taro.
    Nel corso di tale sofferta operazione però avviene di fatto una divisione fra gli uomini: la parte spezzina resta sostanzialmente unita e raggiunge l’obiettivo prefissato dal comando della IV Zona Operativa, mentre il gruppo che rimane con “Richetto” e “Benedetto” decide di andare verso Monte Groppo e scendere su Squarci (Albareto-PR) incorrendo in un’ulteriore, drammatica avventura.
    La sera del 23 gennaio, 17 partigiani, compresi il comandante Federico Salvestri “Richetto” e il commissario politico Terzo Ballani “Benedetto”, vengono catturati dai Tedeschi, anche se successivamente il commissario “Benedetto” tornerà libero, insieme ad alcuni compagni, grazie ad uno scambio di prigionieri e “Richetto” riuscirà a scappare.
    Dopo il rastrellamento del 20 gennaio 1945: scissione della “Centocroci” e avvio della “Centocroci” garibaldina.
    Durante la sua assenza “Richetto” viene rapidamente sostituito da Alberto Perego “Wollodia” (si trova anche “Vollodia” o “Volodia”), situazione già formalizzata dal Comando della IV Zona Operativa il 28 gennaio 1945[2]. Ma “Richetto”, riuscito a scappare e rientrato ai primi di febbraio, non accetta la situazione. Ciò, in un quadro piuttosto complesso a livello di rapporti fra i due tronconi effettivi in cui ormai la “Centocroci” è scissa, il Comando IV Zona e il Comando Unico Parmense, verso cui tende “Richetto”.
    Dopo un difficile e frastagliato itinerario si perviene alla formale codificazione della situazione: da una parte si costituisce il raggruppamento Brigate della “Vecchia Centocroci” sotto “Richetto”, alle dipendenze del Comando Unico Parmense, mentre nello Spezzino si stanzia la Brigata (non più dunque Divisione) “Centocroci” (la cui denominazione di “garibaldina” viene assunta definitivamente il 10 aprile 1945), divisa in due compagnie (la prima schierata fra Sesta Godano e Varese Ligure, la seconda nella zona di Varese Ligure).
    Poiché alla Brigata Garibaldina, posta agli ordini diretti del Comando IV Zona, viene praticamente ad un certo punto aggregato il Battaglione Costiero di Deiva, il numero degli uomini sale a oltre 400.
    Nel frattempo la “Centocroci” spezzina prosegue la sua attività bellica: in particolare a Buto di Sesta Godano (SP) il 21 marzo 1945, aiutata dal battaglione “Picelli”, si scontra con gli alpini della “Monterosa” infliggendo loro pesanti perdite.
    Infine, nella fase ultima della Liberazione, la Brigata, il cui Comando è a Buto e le cui Compagnie sono a Rio e Varese Ligure, viene fatta spostare in avanti (il Comando a Sesta Godano, le Compagnie a Rio), avendo l’ordine di raggiungere la zona di Cassana, procedere sul monte Parodi e scendere con i V.A.L. (Volontari Arditi Libertà) sulla Spezia.
    In realtà, essendo rivelata inutile l’azione sul Monte Parodi per occupare La Spezia, perché l’occupazione della città avviene entro le 17 del 23 aprile 1945 in virtù delle operazioni messe in campo dal Comando Piazza contro i nazi-fascisti ormai in preda alla confusione più totale, la Brigata “Centocroci” viene ad essere una delle componenti garibaldine dell’ultimo scontro bellico della IV Zona, cioè della Battaglia di S. Benedetto.
    Nella notte del 23 aprile viene infatti isolato a Riccò del Golfo un forte nucleo composto di 450 tedeschi[5] puntualmente armati, appoggiati da mitragliatrici collocate sul forte Visseggi. Poiché il comandante tedesco non si vuole arrendere, avviene qui il 24 aprile l’ultima battaglia che costa la morte a molti soldati tedeschi e termina verso le ore 18, aprendo la strada della città in cui i partigiani scendono nella mattinata del 25 aprile 1945.

    http://www.isrlaspezia.it/strumenti/lessico-della-resistenza/brigata-garibaldi-cento-croci/

    La formazione, che prende il nome dall'omonimo valico fra la val di Vara e la val di Taro, opera fra le province di La Spezia, Parma e Massa Carrara, dove, fra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, si raccoglie un nucleo di patrioti organizzato dai fratelli Gugliemo e Gino Cacchioli (Beretta). La notte del 4 marzo 1944, dopo l'attacco effettuato al presidio fascista sul passo delle Cento Croci, il reparto si organizza in un'unica formazione con la banda costituita nella zona di Varese Ligure da Federico Salvestri (Richetto), dando vita al gruppo Centocroci, posto alle dipendenze del Comando unico spezzino,  guidato da Beretta, con Salvestri vicecomadante. A fine maggio la formazione, impegnata nella difesa del territorio libero del Taro che resisterà fino a metà luglio, è investita da un pesante rastrellamento da cui esce senza subire rilevanti perdite. Nel corso dell'offensiva nazifascista, la formazione, infligge pesanti perdite ai tedeschi nella valle del Manubiola, alle Ghiaie di Berceto, Varese Ligure, Grifola e Pelosa, quindi, a causa di contrasti interni, si divide in due nuclei: i fratelli Beretta costituiscono una formazione indipendente, mentre Salvestri assume il comando della brigata Centocroci, suddivisa in quattro compagnie e dislocata in val Taro alle dipendenze della 1a divisione Liguria. Nel corso del rastrellamento di agosto, la Centocroci affronta vittoriosamente truppe di alpini della Monterosa nella zona di monte Scassella e sulle alture di Caranza e nei combattimenti  di monte Focetto e monte Corlo. A settembre, sul passo delle Cento Croci, costringe reparti della Monterosa a ripiegare, utilizzando mortai sottratti ai tedeschi. A dicembre la formazione si costituisce in 2a divisione Liguria, al comando di Salvestri, strutturata in due brigate, Varese e Zerasco. Durante il rastrellamento iniziato il 20 gennaio, la Centocroci subisce l'offensiva dei reparti mongoli della divisione Turkestan. Salvestri, fatto prigioniero, durante il trasferimento alle prigioni di Piacenza riesce a fuggire con altri partigiani, ma al suo rientro non accetta la designazione, sancita dal Comando Zona, di Alberto Perego (Volodia) a comandante della Centocroci. Con un gruppo di partigiani lascia allora la formazione, costituendo la brigata Vecchia Centocroci alle dipendenze del Comando unico parmense, mentre il resto delle forze, rimasto nella IV Zona, va a formare la brigata Centocroci, al comando di Volodia. Ad aprile la brigata dà un contributo essenziale alla liberazione di La Spezia, culminato nel combattimento di San Benedetto di Riccò del Golfo del 24 aprile.

    Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008


     

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