Un progetto concordato nell’estate 1944 tra Comando VI Zona Operativa Liguria, Comando 3° Divisione Garibaldi Cichero e Comando Militare Regionale Ligure, prevede che nell’immediata periferia genovese agisca un agguerrito gruppo di partigiani scelti provenienti dalle più collaudate formazioni di montagna, in grado di portare la guerriglia in ambito urbano fruendo del sostegno delle Sap cittadine e di fondovalle. Il compito di formare questo reparto è affidato, ai primi di settembre 1944 per il settore val Bisagno, a Michele Campanella (Gino) comandante del battaglione Severino della 57° brigata Berto. Effettuati sopralluoghi e valutazioni del territorio in val Bisagno, Gino procede al reclutamento dei volontari: dodici partigiani di provata esperienza. Da quel momento la volante Severino, che col tempo aumenterà il numero degli effettivi sino a raggiungere consistenza di brigata, inizia le proprie azioni di guerriglia attaccando i presidi nemici e compiendo clamorose operazioni come la cattura, il 19 ottobre, dell’intero corpo di guardia al ponte della Paglia e la distruzione del ponte di Cavassolo il giorno dopo. La reazione nemica è immediata e si sviluppa in diverse operazioni di rastrellamento, eluse peraltro dalla mobilità della volante, costretta però ad uno stato di permanente allerta e frequenti cambiamenti di dislocazione per evitare le puntate nemiche.
La pressione nazifascista non impedisce agli uomini di Gino di svolgere, dall’ottobre 1944 sino alla Liberazione, un’efficacissima attività di guerriglia che prevede attacchi sulla rotabile Genova-Torriglia, sabotaggi a manufatti di interesse strategico, eliminazione di spie e falsi partigiani, attacchi contro soldati tedeschi e della Rsi portati in pieno centro abitato, mentre si sviluppa un’efficiente attività di propaganda attraverso la distribuzione di volantini.
Oggetto di sempre più frequenti puntate e rastrellamenti, la Severino riesce a superare i momenti più difficili grazie all’eccezionale affiatamento e alla disciplina degli effettivi, all’ottimo rapporto con la popolazione, alla capillare organizzazione del Servizio informazioni affidato a Orlando Parodi (Polvere), e alla fattiva collaborazione con il Comando Piazza e il comando Sap.
Il 24 aprile 1945 la Severino scende in città raggiungendo il quartiere di Molassana, dove costringe alla resa una cinquantina di tedeschi asserragliati nella scuola. Proseguendo verso il centro i partigiani occupano le carceri di Marassi, liberando i prigionieri politici. Dopo la Liberazione la formazione di Gino è assegnata alle operazioni di polizia, contribuendo a ristabilire ordine e sicurezza in una città dove persistevano ancora focolai di resistenza fascista e tedesca agivano bande criminali.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp.428-429
In una circolare del 20/04/1945 inviata congiuntamente dai comandanti (Angelo Scala, "Battista" e Michele Campanella, "Gino") delle Brigate Volanti Garibaldi "Severino" e "Balilla" e destinata a Comando Piazza di Genova, Comando VI Zona Operativa e Comando della Divisione "Cichero", si riportano le pericolose infiltrazioni di elementi fino a poco tempo prima fascisti, brigatisti neri, membri delle SS italiane e tedeschi accolti, nonostante le loro precedente attività siano note, all'interno della formazione Giustizia e Libertà operante nell'area vicina a quella delle due Volanti. Si riportano qui testualmente i paragrafi ove si nominano membri del Battaglione "Risoluti" della X MAS.
"[...] E' stato constatato che la formazione G.L. che appunto opera nella zona circostante il btg. Severino, usa un criterio perfettamente opposto a quello dei battaglioni volanti Severino e Balilla per il reclutamento degli uomini. Siamo a conoscenza che la G.L. ha incorporato elementi della SS italiana, tedeschi, Brigate Nere, Risoluti et similia. [...] Alcuni elementi sono stati incorporati ipso facto, e ad essi con la loro divisa sono state pure lasciate in consegna le armi. Tra gli altri sono stati fatti "partigiani" fino a ieri appartenenti alla X Mas (Risoluti) questi elementi, prove alla mano, sono spie: i fratelli Derchici e i fratelli Turla. Ecco quanto ha dichiarato il "Risoluto" Derchici Luciano che è stato prelevato in una formazione della G.L.:
DIchiaro di aver detto al capo Bottero che i partigiani si trovavano a Noci, circa 25-30, armati di Sten e che era nelle mie possibilità di farli prendere tutti. Mi sono offerto di fare da guida ed in caso di cattura io stesso avrei ucciso "Genova" (Aldo Schizzano, "Genova", ndr). Bottero mi aveva promesso che sarei stato ammesso alla presenza del principe Borghese comandante della X Mas se io avessi compiuta bene la mia missione per catturare la Volante Severino. Io ho accettato. Marciavo in borghese armato di pistola, con la ferma intenzione di freddare chiunque mi avesse fermato: la mia paura era di incontrre qualche garibaldino della Severino. Io mi sono recato alla Casa dello Studente (SS) in compagnia di Dellepiane Carletto, accompagnato da Bottero, all'ufficio del tenente Grisen, ed abbiamo segnato le zone occupate dai partigiani: ricordo benissimo di aver visto Carletto Dellepiane segnare il paese di Buggi, quello di Cabella e quello di Cantalupo, ed abbiamo detto che nel primo c'era il campo di concentramento, negli altri paesi c'erano dei distaccamenti di partigiani; in quella zona i partigiani erano circa 800-1000, armati di Sten, mitra, bombe a mano inglesi. Inoltre abbiamo detto che i partigiano dormono a gruppetti in case e in cascine a seconda del posto, mentre invece i prigionieri del campo di concentramento erano sparsi per il paese. Ho firmato, sotto pena di morte, di non entrare più nelle file delle repubblica, ma io mi sono presentato lo stesso.
Teniamo a stabilire che il nominato Dellacasa (sic., ndr) Carletto, da noi ricercato, è attualmente comandante di distaccamento nella formazione G.L. dove ha assunto il nome di Bill. [...] Questa formazione, la quale con tutta probabilità scenderà in città con noi ed al nostro fianco, è carica di elementi S.S., fascisti e repubblicani, i quali già adesso manifestano sentimenti di aperta ostilità verso di noi, tanto che molti degli elementi che si presentano ai monti in questi giorni sfuggono le nostre zone per timore di rappresaglia per consegnarsi alla G.L., e pertanto i battaglioni Severino e Balilla si preoccupano a fondo per modo di poter avere sicure le spalle [...]".