La Brigata “Gramsci" comprende i Battaglioni Garibaldini “Vanni”, “Maccione” e “Matteotti-Picelli”.
La storia del Battaglione garibaldino “Melchiorre Vanni” è articolata su più tempi e più luoghi: nasce infatti ai primi di giugno 1944, quando il santostefanese Primo Battistini, “Tullio”, subentrato nel marzo ’44 al comandante Betti, morto alla testa dell’omonima banda nell’attacco di Valmozzola, dopo qualche tempo, viene messo in minoranza nel raggruppamento partigiano, a causa dei metodi di conduzione dei “ribelli”. E’ a quel punto che Battistini si sposta, con alcuni uomini a lui più legati, nello Zerasco (Adelano, Coloretta, Patigno), dando appunto vita, ex novo, con una intensa opera di reclutamento da S. Stefano di Magra a Zeri, al raggruppamento “Signanini”, poi, da fine luglio ’44, Brigata d’assalto garibaldina “M. Vanni”, di cui è comandante (commissario è da subito Giovanni Albertini “Luciano”, comunista spezzino in contatto con il C.L.N.). E’ questo il momento in cui nasce il Comando Unico da cui la Brigata dipende. Nel corso dell’estate la “Vanni” attua una serie di azioni: fra esse quella nota come “la beffa di Ceparana” (24 luglio 1944), quando Eugenio Lenzi “Primula Rossa”, comandante di compagnia, si sposta, per compiere il colpo, da Adelano di Zeri nello Spezzino.
Il grande rastrellamento nazi-fascista del 3 agosto 1944 investe in pieno e disperde la “Vanni” (quindici sono i suoi morti) la quale, in questo momento, tranne un distaccamento comandato da Eugenio Lenzi “Primula Rossa” a Montedivalli e una forte squadra comandata da Luciano Colombo che opera al piano, si trova a Boschetto nella vallata del Taro, in attesa di spostarsi nel Calicese.
La Brigata, a causa di lacune organizzative e di comando, oppone alla dura offensiva nemica una resistenza non efficace (fuori che il IV distaccamento, comandato da Duilio Lanaro “Sceriffo” al Ponte dei Rumori-Pontremoli, MS). Primo Battistini, assente ingiustificato al momento del rastrellamento ed accorso solo successivamente, viene allora destituito per aver lasciato vacante il posto di comando e per essersi recato fuori zona. Diffidato dal C.L.N. e dal Comando Unico sorto alla fine di luglio, rientra nello Spezzino, ai margini però della stessa IV Zona, organizzando nuovamente il Battaglione “Signanini”, poi confluito, come distaccamento, con alterne e variegate vicende, nella Brigata “U. Muccini”.
Dopo le drammatiche vicende del rastrellamento di agosto, il comando della Brigata passa a Dulio Lanaro “Sceriffo” mentre Commissario politico rimane Giovanni Albertini “Luciano”: in questo periodo numerose, nonostante i pesanti contraccolpi del rastrellamento del 3 agosto, risultano le azioni della formazione partigiana, fra cui, nel settembre 1944, il sabotaggio della ferrovia Parma-La Spezia a Caprigliola di Aulla, il minamento del ponte di Valdurasca (SP) e quello del ponte parabolico di Ostia parmense (PR).
Nel mese di settembre la “Vanni”, per ordine del Comandante della Ia Divisione Liguria, colonnello Fontana, risulta avere ormai come zona di riferimento quella che sta sul crinale fra Pietrabianca e Montebello (Bolano), dove si è spostata.
Fra le azioni compiute dalla “Vanni” in ottobre va ricordato il 6 ottobre 1944 l’attacco alla caserma fascista di Porta Castellazzo alla Spezia e il 29 ottobre 1944 l’attacco all’ex-FLAG sempre alla Spezia.
Va ricordato però che l’episodio di guerra più importante dell’ottobre 1944 riguarda tutta una zona nella bassa Val di Vara, investendo la “Vanni” ed il Battaglione “Val di Vara” G.L. di Daniele Bucchioni. Nel Calicese l’8 ottobre 1944 viene infatti scatenato un violento rastrellamento, affrontato questa volta, dopo il lungo periodo di crisi seguito alla vicende del rastrellamento del 3 agosto 1944, generalmente in modo organizzato ed efficace, nonostante la perdita di numerosi uomini, dai partigiani garibaldini. Nel corso degli avvenimenti, infatti, il distaccamento del Trambacco risulta travolto, mentre viene opposta una ferma resistenza a Nasso e un gruppo volontario si sposta, su richiesta di Giovanni Albertini nella zona di fondovalle, a Martinello, attaccando le colonne nemiche in transito. Terminato il rastrellamento, la “Vanni” si riporta alle Prede Bianche, a Nasso e S. Maria.
Infine, il 24 ottobre 1944, a Santa Maria di Scogna, su ispirazione del Partito Comunista e Socialista, ma senza che il Comando della I Divisione Liguria ne sappia niente (il colonnello Fontana prende atto della cosa con qualche rammarico il giorno dopo e il CLN ne ratifica semplicemente l’attuazione), si riuniscono i comandanti militari e i commissari politici delle Brigate “Gramsci”, “Vanni” e “Matteotti” per creare il Raggruppamento Brigate Garibaldi, pur mantenendo ognuna di esse la propria autonomia.
A partire dal 19 dicembre ’44, costituita la IV Zona Operativa, dal Comando di essa dipendono due Divisioni: la Ia Divisione Liguria Monte Picchiara e la IIa Divisione Liguria Centocroci.
Alla prima fanno capo: la Colonna “Giustizia e Libertà” e le formazioni del Raggruppamento Garibaldi (diventato Brigata “A. Gramsci”), fra cui appunto il battaglione “Vanni”; alla seconda la Brigata Varese e la Zerasco.
A questo punto, dunque, si può parlare più propriamente di Battaglione (e non Brigata) “Vanni” (anche se tali definizioni frequentemente non hanno uso univoco).
Poche settimane prima del rastrellamento del 20 gennaio 1945, su ordine del Comando IV Zona Operativa, il battaglione “Vanni” si trasferisce nel territorio di Zignago, dove rimane fino alla discesa sulla Spezia alla Liberazione, stabilendo con le popolazioni del luogo un intenso e fraterno legame, senza il quale non sarebbe riuscito a sopravvivere nel durissimo inverno ’44-’45.
In questa fase i quadri di Comando del Battaglione mutano radicalmente: dopo un aspro confronto interno avvenuto in un’assemblea, di cui si trova traccia in documenti di archivio, il posto di Duilio Lanaro “Sceriffo” è ricoperto da Astorre Tanca mentre Franco Mocchi (“Paolo”) diventa Commissario Politico. Al contempo viene complessivamente risistemato l’organico degli uomini e dei responsabili dei vari Distaccamenti.
Il terribile rastrellamento nazifascista del 20 gennaio 1945 coglie gli uomini del battaglione “Vanni” preparati ed in grado di sostenere l’urto tedesco a Bozzolo, per poi sganciarsi a Torpiana, onde valicare, secondo quanto stabilito dal Comando della IV Zona operativa, con una marcia epica e, nonostante il gelo e la neve in alcuni punti alta anche due metri, il monte Gottero.
I partigiani arrivano così a Fontana Gilente, nell’Alto Pontremolese, per andare poi alle Cascine di Bassone, sopra Guinadi, nella giornata del 23, rientrando dal passo del Rastrello su Torpiana, alle postazioni di pertinenza, poco dopo.
Le attività del battaglione continuano, dopo il rastrellamento, nonostante i morti, feriti e congelati (fra i congelati il comandante Astorre Tanca) ma, proprio ai primi di marzo, quest’ultimo, poi insignito di Medaglia d’argento al V.M. alla memoria, viene ucciso, insieme a due uomini del “Vanni” a Pieve di Zignago, nel corso di una inaspettata puntata tedesca non adeguatamente impegnata da postazioni partigiane di altre formazioni dislocate più in basso. E’ in questa drammatico frangente che subentra come nuovo comandante del battaglione “Vanni”, Eugenio Lenzi “Primula rossa”; Commissario politico è sempre Franco Mocchi.
Alla vigilia della Liberazione, quando occorre portare gli attacchi alle autocolonne tedesche sulla strada nel tratto Carrodano-Riccò del Golfo, al fine di chiudere il passaggio verso Genova alle truppe nemiche, in ritirata la mattina dell’8 aprile 1945, un plotone del Battaglione “M. Vanni”, comandato da Nino Ricciardi si dirige sul ponte del Graveglia, importante nodo di comunicazione, per farlo saltare. L’operazione riesce ma in essa perdono la vita Nino Ricciardi (Medaglia d’oro al V.M. alla memoria) e Marcello Toracca.
Nella fase finale il Battaglione “Vanni” coadiuva il Battaglione G.L. “Zignago” per la presa di Borghetto e risulta essere una componente fondamentale dello schieramento che sostiene l’ultimo duro scontro nella battaglia di S. Benedetto (Riccò del Golfo, 24 aprile 1945). Nella notte del 23 aprile viene infatti isolato a Riccò del Golfo un forte nucleo composto di 450 tedeschi puntualmente armati, appoggiati da mitragliatrici collocate sul forte Visseggi. Poiché il comandante tedesco non si vuole arrendere, avviene qui il 24 aprile l’ultima battaglia: in essa sono fortemente coinvolti i Battaglioni della Brigata “A. Gramsci” e quindi il “Vanni”. La battaglia, che costa la morte a molti soldati tedeschi, termina verso le ore 18, aprendo la strada della città in cui i partigiani scendono nella mattinata del 25 aprile 1945.
Secondo quanto emerge da documenti datati 27 aprile 1945, questa è, in una formula sintetica, l’ultima strutturazione del Battaglione Vanni:
Comandante Battaglione: Lenzi Eugenio
Commissario Politico del Battaglione: Mocchi Franco
Aiutante Maggiore: Scarpato Egidio
Prima Compagnia “Grifoglio” (composta dai plotoni “Richerme” e “Mordacci”):
Comandante: Mirabello Giuseppe
Commissario: Fedi Pierino
Seconda Compagnia “Astorre Tanca” (composta dai plotoni “Avesani” e “Allegria”):
Comandante: Baldassini Dino
Commissario: Boni Giuseppe
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