Cadelo, Girolamo

    Data di esistenza

    Data di nascita : 04/07/1906

    Data di morte: 27/09/1944

  • Biografia

    Ufficiale dell’esercito di nobili origini e di integrale fede fascista, partecipa alla campagna sul fronte russo in qualità di ufficiale dei Lancieri di Novara. Dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla Rsi e, nel luglio 1944, dopo un periodo di addestramento nel campo tedesco di Munsingen, nel Baden-Wuerttenberg, diviene comandante del Gruppo esplorante della Divisione Rsi Alpina "Monterosa" schierata a controllo del tratto di costa ligure compreso fra Genova e La Spezia e con sede in località Terrarossa, presso Carasco (GE). Al comando della sua formazione dispone rastrellamenti, incendi, saccheggi e ordina, per rappresaglia, fucilazioni di partigiani e civili per le quali diventa noto come "Barone Nero" e "Caramella" a causa dell'uso di un monocolo. Domenica 6 agosto a Caregli presso Borzonasca, nel pieno svolgimento della festa patronale, Cadelo irrompe nella piccola frazione, chiede i documenti d’identità a tutti i presenti, individua tre giovani renitenti alla leva, li insulta accusandoli di essere i responsabili dell’aggressione di un fascista locale e dopo sommari accertamenti, li fa fucilare.
    Da quel giorno la spirale di violenza subisce un'ulteriore, tragica accelerazione. Nell'ambito dei rastrellamenti di fine agosto nelle valli Trebbia e Aveto, il giorno 23 guida le sue truppe su Santo Stefano d’Aveto (GE). Il 27, dopo un attacco partigiano che causa morti e feriti ai danni di una colonna di alpini presso Allegrezze, Cadelo appena giunto in loco fa fucilare per rappresaglia il signor Antonio Brizzolara. Quello stesso giorno cade in combattimento il diciannovenne Silvio Solimano (Berto), il cui cadavere viene lasciato abbandonato in strada su ordine di Cadelo come monito alla popolazione a cui è proibito rimuoverlo. Due giorni dopo il parroco ed altri cittadini lo recuperano e gli danno degna sepoltura. Il 28, presso il ponte di Boschi, fa trucidare due ragazzi che transitavano sul greto del fiume Aveto: Luigi Ghirardelli e Mario Pagliughi, quest’ultimo finito con il calcio del fucile, gettato in una scarpata e coperto di pietre. Il 29 ordina di dare alle fiamme il paese di Allegrezze, come rappresaglia per l’attacco subito dalla "Monterosa". Il 2 Settembre, a Santo Stefano d’Aveto, Cadelo condanna alla fucilazione il Carabiniere Albino Badinelli; il 7 Settembre altri due civili vengono passati per le armi a Rezzoaglio. Dopo la conclusione del rastrellamento il Gruppo Esplorante resta di presidio tra Rezzoaglio, Santo Stefano e Borgonovo. Cadelo insedia il suo comando presso l’albergo Americano di Rezzoaglio e si convince che la popolazione dell’alta Val d’Aveto, in particolare la comunità di Santo Stefano, fiancheggi i partigiani. Fa così arrestare il parroco del paese Don Casimiro Todeschini ed altri nove residenti tra uomini e donne; decide inoltre che Santo Stefano debba subire la stessa sorte di Allegrezze; in questo caso però alcuni ufficiali del suo reparto esprimono la loro contrarietà.
    Il Comando della Divisione partigiana “Cichero” viene a conoscenza del pericolo che corre il paese. Non si ha la certezza di chi informa i patrioti anche se, recentemente, il partigiano Costante Lunetti (Caronte),  intervistato per un documentario dedicato al comandante Aldo Gastaldi (Bisagno), ha raccontato che tra gli ufficiali della Monterosa ve ne era uno che informava in anticipo i partigiani su tutte le operazioni della divisione. Si decide dunque di organizzare l'eliminazione definitiva di Cadelo.
    Il 27 settembre 1944, in frazione Brizzolara, sul passo della Forcella, mentre si sta recando a Chiavari (GE) per chiedere l’autorizzazione alla fucilazione di dieci ostaggi prelevati il giorno precedente, viene ferito mortalmente nel corso di un attacco condotto da una pattuglia di partigiani del Distaccamento "Livraghi", della Divisione Garibaldi "Coduri", guidati da Italo Fico (Naccari). L’organizzazione dell’agguato è piuttosto rocambolesca: secondo la cronaca di fonte resistenziale e le testimonianze raccolte da Don Michele Tosi, quel giorno tre patrioti della brigata “Berto” fermano presso Cabanne d’Aveto due motociclisti della Gnr, Edmondo Palladini e Giuseppe De Luca. I due partigiani indossarono le divise tolte ai militi, inforcano le motociclette e recano al maggiore Cadelo un falso messaggio di convocazione presso il comando divisionale di Terrarossa. I “militi” ripercorrono la strada a ritroso sino all’altezza del Rio Bottazzo dove abbandonano i mezzi. Cadelo parte da Rezzoaglio con la sua automobile e la scorta; in località Molini incontra una pattuglia di alpini che gli comunica di aver ritrovato le due moto abbandonate. Egli, intuendo il pericolo, fa ritorno a Rezzoaglio, convoca l’arciprete Don Luigi Pagliughi e gli ordina di ritrovare i due militi scomparsi sotto la minaccia di fucilare i dieci ostaggi arrestati a Santo Stefano, compreso Don Todeschini. Successivamente riparte per Terrarossa andando incontro al suo destino poco oltre il Passo della Forcella dopo una curva in località Brizzolara. All’apparire dell’auto del Maggiore il partigiano “Macario” spara una raffica di mitragliatore e colpisce l’ufficiale seduto accanto all’autista. Cadelo viene trasportato precipitosamente a Chiavari presso l’ospedale della Croce Rossa ma vi giunge cadavere. Il giorno successivo il 3° battaglione della Brigata Nera di Chiavari consegna al gruppo esplorante, che assume il nome “Cadelo”, quattro prigionieri che vengono fucilati per rappresaglia da un reparto della "Monterosa".

    Fonti: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp.103-104

    https://mapparesistenzatigullio.com/2020/08/23/chi-erano-i-repubblichini-ai-quali-oggi-alcuni-dedicano-omaggi-e-corone/