Campanella, Michele, (Gino)

    Data di esistenza

    Data di nascita : 01/05/1922

    Data di morte: 02/06/2012

  • Pseudonimo, nome assunto

    Gino

  • Biografia

    Di famiglia antifascista, nel 1922 il padre è segretario di una sezione del Pci e presidente della società VII Novembre; egli viene brutalmente percosso dai fascisti ed in seguito a ciò subisce una menomazione cerebrale che in parte ne causa infine la morte. A due anni dalla morte del padre muore anche la madre e Campanella, di soli nove anni, viene accudito dalle sorelle.
    Ancora giovanissimo si pone già in netta contrapposizione al regime e crescendo è fermato diverse volte dalla polizia politica. Nel febbraio 1942 è chiamato alle armi e arruolato in Marina. L’8 settembre si trova a Spalato, ma riesce fortunosamente a rientrare a Genova e a riprendere contatto con elementi antifascisti. Partecipa al recupero e all’occultamento di armi, munizioni e  materiale bellico; svolge anche un breve periodo di attività politico-militare clandestina. In seguito, unitamente ad un gruppo di compagni e amici, sale sui monti dell’Appennino ligure ed entra a far parte della formazione partigiana di Cichero. Partecipa a tutte le operazioni della formazione e per le capacità militari dimostrate viene nominato comandante di distaccamento e poi del battaglione che, dal nome del primo caduto della formazione, assume la denominazione di Severino. Responsabile del ricevimento degli aviolanci alleati, accoglie sul monte Aiona la prima missione alleata americana presso la VI Zona operativa. Durante il rastrellamento di agosto è ferito negli scontri presso il lago delle Lame, ma riesce ad eludere l’accerchiamento e a raggiungere il Comando Zona a Brugneto. Nel settembre 1944 il Comando della VI Zona operativa gli affida il compito di formare la volante →Severino, un piccolo reparto scelto che dovrà portare la guerriglia a Genova, ampliando gradualmente il suo raggio d’azione dalla periferia al centro cittadino. La formazione da lui comandata si distingue per la rapidità e l’efficacia delle azioni effettuate all’interno del dispositivo nemico e sarà la prima ad entrare a Genova nei giorni dell’insurrezione, partecipando attivamente alla liberazione della città. Tra le molteplici operazioni portate a termine, di particolare significato si segnala l’occupazione delle carceri di Marassi e la liberazione dei prigionieri politici. In quei giorni Campanella viene  nominato Capitano ausiliario nel corpo delle guardie di Pubblica sicurezza e, con la sua formazione al completo, è assegnato alle operazioni di polizia. Per la città è un momento particolarmente difficile: sono ancora attivi focolai di resistenza nemica, teppisti e bande di rapinatori. Gino si trova impegnato a fondo, insieme ai propri uomini, per ristabilire l’ordine e la sicurezza, compiti che vengono assolti con fermezza. Nominato ufficiale in servizio permanente nel corpo delle guardie di Pubblica sicurezza, vi percorre i vari gradi della gerarchia fino a quello di generale. Ha inoltre dato il suo contributo alla lotta al banditismo sardo a capo dei Baschi Blu, alle forme estreme dell'irredentismo sudtirolese ed all'organizzazione degli aiuti agli alluvionati del Polesine nel 1966, oltre che ad avere partecipato alla cattura del bandito Salvatore Giuliano. Insignito di medaglia d’argento al valor militare, è anche stato decorato della Bronze Star americana. E' zio del partigiano Antonio Noceti (Romeo o Renato), membro della Brigata "Severino" stessa. Le sue ceneri sono state disperse nelle montagne dell'entroterra genovese, teatro delle sue leggendarie imprese, come da sua richiesta.
    Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008


    In una circolare del 20/04/1945 inviata congiuntamente dai comandanti ("Gino" e  Angelo Scala, "Battista") delle Brigate Volanti Garibaldi "Severino" e "Balilla" e destinata a Comando Piazza di Genova, Comando VI Zona Operativa e Comando della Divisione "Cichero", si riportano le pericolose infiltrazioni di elementi fino a poco tempo prima fascisti, brigatisti neri, membri delle SS italiane e tedeschi accolti, nonostante le loro precedente attività siano note, all'interno della formazione Giustizia e Libertà operante nell'area vicina a quella delle due Volanti. Si riportano qui testualmente i paragrafi ove si nominano membri del Battaglione "Risoluti" della X MAS.
    "[...] E' stato constatato che la formazione G.L. che appunto opera nella zona circostante il btg. Severino, usa un criterio perfettamente opposto a quello dei battaglioni volanti Severino e Balilla per il reclutamento degli uomini. Siamo a conoscenza che la G.L. ha incorporato elementi della SS italiana, tedeschi, Brigate Nere, Risoluti et similia. [...] Alcuni elementi sono stati incorporati ipso facto, e ad essi con la loro divisa sono state pure lasciate in consegna le armi. Tra gli altri sono stati fatti "partigiani" fino a ieri appartenenti alla X Mas (Risoluti) questi elementi, prove alla mano, sono spie: i fratelli Derchici e i fratelli Turla. Ecco quanto ha dichiarato il "Risoluto" Derchici Luciano che è stato prelevato in una formazione della G.L.:
    DIchiaro di aver detto al capo Bottero che i partigiani si trovavano a Noci, circa 25-30, armati di Sten e che era nelle mie possibilità di farli prendere tutti. Mi sono offerto di fare da guida ed in caso di cattura io stesso avrei ucciso "Genova"
    (Aldo Schizzano, "Genova", ndr). Bottero mi aveva promesso che sarei stato ammesso alla presenza del principe Borghese comandante della X Mas se io avessi compiuta bene la mia missione per catturare la Volante Severino. Io ho accettato. Marciavo in borghese armato di pistola, con la ferma intenzione di freddare chiunque mi avesse fermato: la mia paura era di incontrre qualche garibaldino della Severino. Io mi sono recato alla Casa dello Studente (SS) in compagnia di Dellepiane Carletto, accompagnato da Bottero, all'ufficio del tenente Grisen, ed abbiamo segnato le zone occupate dai partigiani: ricordo benissimo di aver visto Carletto Dellepiane segnare il paese di Buggi, quello di Cabella e quello di Cantalupo, ed abbiamo detto che nel primo c'era il campo di concentramento, negli altri paesi c'erano dei distaccamenti di partigiani; in quella zona i partigiani erano circa 800-1000, armati di Sten, mitra, bombe a mano inglesi. Inoltre abbiamo detto che i partigiano dormono a gruppetti in case e in cascine a seconda del posto, mentre invece i prigionieri del campo di concentramento erano sparsi per il paese. Ho firmato, sotto pena di morte, di non entrare più nelle file delle repubblica, ma io mi sono presentato lo stesso.
    Teniamo a stabilire che il nominato Dellacasa
    (sic., ndr) Carletto, da noi ricercato, è attualmente comandante di distaccamento nella formazione G.L. dove ha assunto il nome di Bill. [...] Questa formazione, la quale con tutta probabilità scenderà in città con noi ed al nostro fianco, è carica di elementi S.S., fascisti e repubblicani, i quali già adesso manifestano sentimenti di aperta ostilità verso di noi, tanto che molti degli elementi che si presentano ai monti in questi giorni sfuggono le nostre zone per timore di rappresaglia per consegnarsi alla G.L., e pertanto i battaglioni Severino e Balilla si preoccupano a fondo per modo di poter avere sicure le spalle [...]".