Partecipa alla guerra coloniale in Libia e alla Prima guerra mondiale. Dopo aver contribuito alle lotte del “biennio rosso”, aderisce agli Arditi del popolo. Nel 1922 è costretto a trasferirsi a Roma e poi in Francia perché indiziato nell’omicidio del fascista Antonio Macerati.
Partecipa alla guerra civile spagnola, aderendo alla colonna italiana della divisione Ascaso.
Tornato a Parigi, collabora con il comitato anarchico e con i due periodici “Il Risveglio” e “Il Momento”. Il 26 ottobre 1940 viene arrestato dalla polizia nazista e inviato nel campo di concentramento di Hinzert. Due anni dopo viene trasferito in Italia, ove è condannato a
cinque anni di confino sull’isola di Ventotene.
Il 25 luglio 1943 è inviato nel campo di concentramento di Renicci di Anghiari (Arezzo), da
cui fugge dopo l’8 settembre 1943. A fine settembre forma un primo gruppo di partigiani nella
zona di Peli di Coli (Piacenza), presso la cascina di Case Agnelli. Il 14 febbraio 1944 è catturato dai fascisti ma viene rilasciato grazie ad uno scambio di prigionieri. Il 7 agosto diventa comandante del Comando unificato piacentino, stanziato nella val Nure e successivamente
del Comando della XIII Zona. A causa dei dissidi all’interno del comando, e accusato di aver avuto delle responsabilità nelle conseguenze del rastrellamento dell’inverno 1944-45, viene
destituito. Partecipa alla liberazione di Piacenza con il grado di partigiano della brigata Renato.
Dopo la Liberazione è eletto segretario e copresidente dell’Anpi di Piacenza, rappresentante unico dei partigiani nel Cln provinciale, presidente della Federazione provinciale combattenti di tutte le guerre e dell’Unione volontari della libertà.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp.109-110