Attivista comunista, iscritto al partito sin dal 1937, presta servizio militare in Marina. L’8 settembre 1943 si trova a Marina di Massa e, all’arrivo dei tedeschi che tentano di occupare la caserma, fugge e riesce a rientrare a Genova, inserendosi nell’organizzazione clandestina. Inizia un’opera di reclutamento dei soldati sbandati che vengono indirizzati e raccolti presso l'area della Benedicta (AL) e, successivamente, lì accanto alle Capanne di Marcarolo. Con il fratello Emilio Casalini (Cini) è tra gli organizzatori del gruppo che dà vita alla 3° Brigata Liguria. Il suo distaccamento è composto da ex prigionieri sovietici e slavi, scappati dai campi di prigionia e di lavoro dopo l’8 settembre. Tra le prime operazioni che lo vedono protagonista vi è il recupero del bestiame che la Wehrmacht e i fascisti avevano requisito ai contadini e la restituzione ai legittimi proprietari. Durante il rastrellamento della Benedicta combatte presso il passo Mesana, sopra i laghi del Gorzente. Con alcuni compagni raggiunge i piani di Praglia. Qui tenta una ricognizione ma, anche a causa della nebbia, viene catturato da una pattuglia tedesca. Riesce però a fuggire gettandosi dal camion che lo sta trasferendo nel paese di San Martino di Paravanico (GE). Dopo varie vicissitudini si unisce ai partigiani della Brigata Buranello che andrà poi a costituire la divisione Mingo. Passa poi alla Brigata Sap Rissotto che opera a Genova Bolzaneto e zone limitrofe.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp. 114-115