Giovane medico chirurgo laureatosi a Bologna, aderisce al Pci divenendo fin dal 1937 un attivo organizzatore dell'opposizione clandestina al regime fascista. Con Walter Berio (Spartaco) e Angelo Setti (Mirko), costituisce a Imperia una cellula di giovani comunisti che, in contatto con i dirigenti del partito, svolge attività di propaganda antifascista e antimilitarista curando la produzione di stampa clandestina. È fra i protagonisti delle manifestazioni seguite al 25 luglio, per le quali viene arrestato insieme alla madre, Maria Baiardo "Raffaelina". Scarcerato ad agosto e nuovamente ricercato, la sera del 9 settembre 1943 raggiunge con Giovanni Gilardi (Andrea) un casone di campagna a Magaietto, nei pressi di Bestagno (Diano Castello), dove praticamente nasce la resistenza armata imperiese. U Mëgu (Il Medico), organizza e comanda una banda composta inizialmente da una ventina di uomini, continuando ad esercitare la sua professione, assistendo la popolazione contadina dell'entroterra. A novembre, con Nino Siccardi (Curto) e Giovanni Giacomelli costituisce il Triangolo militare di Imperia. Da Magaietto si trasferisce con la sua banda a Pizzo d'Evigno e poi a Curenna, nella valle di Albenga. A dicembre, a Curenna compone sull'aria della canzone russa Katiuscia, che ascolta cantare dal partigiano Giacomo Sibilla (Ivan), reduce dell'Armir, i versi del celebre inno della Resistenza Fischia il Vento. Guida gli uomini della sua formazione in numerose azioni, fra cui la battaglia di Montegrazie, nella valle di Porto Maurizio, il 14 dicembre 1943, e l'attacco, nello stesso mese, alla caserma di Albenga. Dopo la battaglia di Montegrazie si oppone all'esecuzione di due prigionieri fascisti, il tenente delle Brigate nere Luciano Di Paola e il milite Michele Dogliotti. Quest'ultimo, fuggito, denuncia Cascione e la sua banda al comando fascista di Albenga. A seguito della delazione, il mattino del 27 gennaio 1944, la banda di Cascione, di stanza nei casolari di montagna fra Alto e Caprauna (Cuneo), viene attaccata da un contingente di circa seicento uomini, fra soldati tedeschi e militi della Gnr, armati di armi automatiche e mortai. Durante il combattimento, sulla pietraia di Alto, in val Pennavaira, mentre effettua un'azione contro un casolare in cui si sono asserragliati alcuni tedeschi, viene ferito alla gamba destra. Riesce a mettersi al riparo dietro un muricciolo, ma quando il partigiano Giuseppe Cortellucci (Pippo o Carabinè), viene catturato e percosso affinché sveli dove si trova il suo comandante, Felice Cascione esce allo scoperto ed è immediatamente colpito a morte. Nel luglio 1944 gli viene intitolata la 2ª divisione d'assalto Garibaldi. Medaglia d'oro al valor militare.
Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari Editore, Genova, 2021