Gian Galeazzo Ciano, meglio conosciuto come Galeazzo, conte di Cortellazzo e Buccari (Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944), è stato un nobile, diplomatico e politico italiano. Il 24 aprile 1930 sposò Edda Mussolini, la prima figlia di Benito Mussolini, con la quale subito dopo partì per Shanghai come console. Rientrato in Italia, il 1º agosto 1933 venne nominato capo dell'Ufficio stampa da Mussolini (per il controllo e la guida dei mezzi di comunicazioni di massa) con il titolo di sottosegretario alla stampa e alla cultura. Nel 1935 divenne ministro della Stampa e propaganda (il futuro MINCULPOP), quindi partì volontario per la guerra d'Etiopia, dove si distinse come pilota di bombardieri, al comando della 15ª Squadriglia da bombardamento Caproni e fu decorato. Nel 1936 fu nominato Ministro degli affari esteri, il più giovane ad assumere la carica fino a quel momento, subentrando allo stesso Mussolini. Ciano tenne l'Italia distante dalla Germania hitleriana il più a lungo possibile, con l'aiuto dell'ambasciatore a Berlino, Bernardo Attolico. Ciano percepì chiaramente il pericolo che Hitler rappresentava anche per l'Italia, quando i Nazisti uccisero il Primo Ministro austriaco Dollfuss, che aveva avuto degli stretti legami con la famiglia Mussolini (la moglie e i figli di Dollfuss si trovavano in vacanza in Italia a casa del Duce quando il marito fu assassinato), e poté scorgere in questa azione di forza un freddo avviso delle intenzioni del Führer. A poco a poco, in seguito a una serie di incontri con Joachim von Ribbentrop e Hitler che portarono il 22 maggio 1939 alla sottoscrizione del Patto d'Acciaio, Ciano (praticamente costretto dal suocero a sottoscriverlo, malgrado i suoi tentativi di temporeggiare) consolidò i suoi dubbi sulla nazione alleata, ed ebbe diverse divergenze col suocero. Il 23 marzo 1939 Ciano divenne Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Al 10 giugno 1940 il Maggiore Ciano era comandante del CV Gruppo S.M.79 del 46º Stormo dell'Aeroporto di Pisa-San Giusto. All'inizio della seconda guerra mondiale, quando le sue posizioni antitedesche erano oramai note (Hitler avrebbe avvisato Mussolini: "Ci sono dei traditori nella sua famiglia"), molti osservatori ritengono che sia stata di Ciano la maggiore influenza nella formulazione della «non belligeranza». Sia Mussolini che Ciano erano convinti che un attacco tedesco alla Polonia avrebbe scatenato la Seconda Guerra Mondiale, per la quale l'Italia non era assolutamente preparata. Il 25 luglio 1943, quando l'opposizione interna guidata da Dino Grandi (che si coordinava con il Quirinale) stava infine per sconfiggere Mussolini, Ciano vi si unì. Al Gran Consiglio del fascismo, infatti, votò l'ordine del giorno di Grandi (insieme ad altri diciotto gerarchi), approvando perciò l'indicazione contenuta nella mozione, volta a far sì che il re riprendesse in mano l'esercito e il governo della nazione; in pratica, quello di Ciano fu un voto pesantissimo e dalle conseguenze irreversibili contro il suocero. Il 17 ottobre 1943, Ciano fu estradato da Monaco di Baviera in Italia su esplicita richiesta del neonato Partito Fascista Repubblicano per essere incarcerato; Edda e i figli erano rientrati in Italia alcuni giorni prima. A opera di Alessandro Pavolini si allestiva il processo ai «traditori» del 25 luglio, e il voto al Gran Consiglio fu considerato alto tradimento. Durante il processo gli inquirenti trattarono Ciano quasi con benevolenza temendo che Ciano raccontasse avvenimenti segreti, sgraditi al Regime fascista. La sera prima dell'esecuzione, Ciano si rifiutò, in primo momento, di firmare la petizione di grazia al Duce ma poi, pressato dai suoi compagni di carcere, finì per accettare. Pavolini, indispettito, passò l'intera notte a cercare un funzionario che firmasse il respingimento alla domanda di grazia. Tutti si rifiutarono di firmare, alla fine trovò, o meglio, costrinse un piccolo funzionario a firmare contro la sua volontà. Comunque, Mussolini non si mosse per salvare il genero. L'11 gennaio 1944 avvenne l'esecuzione di Ciano al poligono di tiro di Verona, insieme ad altri quattro ex-gerarchi, legati alle sedie e fucilati alla schiena come in uso ai traditori. Prima della fucilazione, Ciano pronunciò a Monsignor Chiot le seguenti parole: "Faccia sapere ai miei figli che muoio senza rancore per nessuno. Siamo tutti travolti nella stessa bufera". Prima degli spari si girò verso il plotone di esecuzione. Un cineoperatore tedesco riprese tutta la scena. Ciano non morì immediatamente: i fucilati, seduti e di schiena, offrirono un bersaglio più difficile per gli organi vitali; il plotone di esecuzione non sparò a distanza ravvicinata e fu necessario il colpo di grazia con due proiettili alla testa. Il crudo filmato, realizzato dal cineoperatore tedesco e scomparso durante i primi governi De Gasperi, fu ritrovato grazie a Renzo De Felice. Dopo l'esecuzione, Edda fuggì in Svizzera portando con sé i preziosi diari del marito, nascosti sotto la pelliccia piena di tasche insieme con alcuni gioielli e una lettera per la madre, donna Rachele. Il corrispondente di guerra Paul Ghali del Chicago Daily News apprese del suo segreto internamento in un convento svizzero e organizzò la pubblicazione dei diari. Essi rivelano, pur tra abbellimenti e riscritture postdatate, la storia segreta del regime fascista dal 1937 al 1943 e sono considerati una fonte storica primaria (i diari sono strettamente politici e contengono poco della vita privata di Ciano). I diari che Ciano scrisse nel periodo in cui fu Ministro degli affari esteri, per la loro minuziosità, rappresentano una fonte storica di primaria importanza.