Comando IV Zona operativa Liguria

  • Storia

    Il Comando Unico Spezzino, denominato Ia Divisione Liguria, nasce con sede ad Adelano di Zeri nella terza decade di luglio da una riunione nello Zerasco, alla presenza di rappresentanti della banda azionista del “Boia” (Vero Del Carpio), di quella garibaldina di “Tullio” (Primo Battistini), dei militanti comunisti Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”, Renato Jacopini “Marcello Moroni” o “Fumo”, Antonio Cabrelli “Salvatore” o “Navola”, del maggiore inglese Gordon Lett e di alcuni altri.
    La funzione di Comandante è assegnata al colonnello dell’Esercito Mario Fontana (nome di battaglia “Turchi” e in seguito “Cossu”) e quella di Commissario politico ad Antonio Cabrelli: c’è insomma una sorta di compromesso fra Partito Comunista, che ottiene il Commissario politico, e Giustizia e Libertà che non ha un suo uomo al vertice del Comando ma ottiene che esso sia ricoperto da un militare di carriera.
    Il britannico Gordon Lett, da poco raggiunto dalla missione del S.O.E. dotata di radio, è nominato ufficiale di collegamento fra la Divisione e gli Alleati. Posizione defilata ed autonoma è assunta in questo momento dalla Brigata “Cento Croci”, in via di ricostituzione dopo la rioccupazione tedesca della Val di Taro, mentre a Guglielmo Cacchioli, uno dei fondatori di essa, è assicurato il ruolo di vice-Comandante. Capo di Stato Maggiore è il comunista Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”.
    Il compromesso del Comando Unico e dell’assegnazione delle cariche è stato raggiunto anche per la mediazione di due rappresentanti del Comando Regionale della Liguria, il comunista Anelito Barontini e l’azionista Giulio Bertonelli.
    E’ evidente come l’organizzazione del Comando Unico corrisponda all’esigenza di mutare la guerriglia per bande sparse in una lotta maggiormente pianificata e soprattutto coordinata ad un livello superiore.
    Il rastrellamento dei primi di agosto 1944 e i suoi effetti
    Il terribile rastrellamento del 3 agosto 1944 mette però in crisi le formazioni e porta subito alle dimissioni, poi rientrate, del colonnello Mario Fontana. Alla fine di agosto, infatti, vanno in montagna Pietro “Mario” Beghi, segretario del C.L.N.P., e il comunista Giuseppe Rosso “Luigi”, con l’obiettivo di ricostruire il Comando Unico: Mario Fontana, per ordine del CLN, viene confermato nel suo ruolo dopo otto giorni di faticosi incontri. Se in questo momento il ruolo del Comando sembra presentarsi ancora come quello di un puro coordinamento, più tardi non sarà così. La strada sarà ancora lunga e caratterizzata da forti risistemazioni, ma andrà comunque verso la direzione di una più grande efficienza e organicità.

    La progressiva ri-organizzazione del Comando Unico e alcuni suoi provvedimenti
    Il 4 settembre 1944 il colonnello Fontana riassume la funzione di Comandante chiedendo in data 9 settembre a tutti i Comandanti delle formazioni armate di riconfermare la loro adesione al Comando di Divisione. Il 1 ottobre 1944 la composizione del Comando Ia Divisione Liguria, deducibile dai documenti di Archivio coevi, è la seguente (citiamo i nomi per come risultano nelle carte: Colonnello “Turchi”: Comandante; “Salvatore”: Commissario Politico; Colonnello Grossi: a disposizione del Comando; Maggiore Gordon Lett: rappresentante degli Alleati presso il Comando I Divisione Liguria; Avvocato Mario Fortelli a disposizione di Gordon Lett e responsabile SIM (Servizio Informazioni Militare); Capitano Rende: Segreteria; Capitano Cavagnada: Marconista.

    Il Comando IV Zona continua a lamentare però le carenze della situazione organizzativa e, in data 21 ottobre 1944, indice una riunione, per il 25 ottobre, ad Adelano di Zeri, dal cui verbale emerge una precisa distribuzione delle zone di competenza per le varie formazioni.
    All’inizio di novembre il Comando della I Divisione Liguria comprende anche un vice-Commissario politico (Tommaso Lupi “Bruno”). Il Comando si sta inoltre dotando di un vice-comandante, di un capo di Stato Maggiore, di un ufficiale alla propaganda, all’assistenza, di un ufficiale alla matricola e mobilitazione, nonché di un efficace servizio staffette. In questa fase va annoverata a Sesta Godano, il 16 novembre 1944, una riunione indetta dal Comando IV Zona con tutti i Comandanti e Commissari politici, cui partecipa Giulio Bertonelli (“Balbi”) quale rappresentante del Comando Militare Unico Regionale di Genova Su questa scia si arriva così all’emanazione del Regolamento Generale della I Divisione Liguria: di esso si dà notizia il 25 novembre 1944.

    Molti sono i documenti del periodo che denotano la forte tendenza a introdurre una maggiore organizzazione e disciplina militare, cosa che viene ottenuta grazie all’opera del comandante Fontana, del CLN ma anche della Federazione Comunista spezzina. Fra tali documenti può essere citato quello con cui, già in data 29 settembre 1944, si richiede la Matricola ai vari Battaglioni e Brigate, quello con cui in data 1 novembre 1944 si dà ordine agli appartenenti alle Forze Armate in servizio fra i partigiani di portare sul bavero le stellette militari, altri documenti nell’ambito dei quali si disciplinano i colori dei copricapo sia delle formazioni combattenti che della Polizia partigiana, compresi i distintivi, con precisa scansione del numero di stellette e colori delle spalline. E’ inoltre prevista una precisa suddivisione per compagnie, plotoni, squadre, compresa l’istituzione di un ospedale divisionale e le punizioni per chi deteriora le armi.
    Poiché uno dei problemi ricorrenti e assillanti per le formazioni è, insieme alla dotazioni armi, quello dei vettovagliamenti, vengono stabilite norme ben precise per la requisizione dei generi alimentari.
    Il passaggio dalla denominazione di “Comando Ia Divisione Liguria” a quella di “Comando Unico IVa Zona Operativa” e provvedimenti relativi (dicembre 1944)

    Dal dicembre 1944 si adotta, al posto della denominazione di Comando I Divisione Liguria, quella di “Comando IV Zona Operativa”, da cui risultano dipendere due Divisioni.
    Alla prima, denominata I Divisione Liguria-Monte Picchiara, fanno capo la Colonna “Giustizia e Libertà” (Battaglione “Val di Vara” e Battaglione “Zignago”) e la Brigata Garibaldi “A. Gramsci” (Battaglioni “Gramsci”, “Vanni” e “Matteotti-Picelli”) sotto il Comando unico divisionale affidato al comunista Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga” e al Commissario Politico azionista Giovanni Ceragioli “Vas” (cui si aggiunge in seguito il comunista Anselmo Corsini “Ambrosio o “Max”); alla seconda, denominata Divisione “Cento Croci”, fanno capo la Brigata “Varese” e la Brigata “Zerasco”.
    Il comandante della IVa Zona operativa è il Colonnello Mario Fontana, il Commissario politico risulta essere ancora Antonio Cabrelli, di lì a poco sostituito dal comunista Tommaso Lupi “Bruno”, già vice-Commissario dall’inizio novembre. Il totale degli uomini delle due Divisioni è circa 1880. Ambedue dispongono di un Tribunale divisionale e di un servizio di Polizia patriottica.
    L’articolazione dei due tronconi, formalizzata a Varese Ligure il 15 dicembre 1944, in una riunione cui partecipano il Colonnello Fontana insieme ai Comandanti e Commissari di Brigata, è seguita il 21 dicembre 1944 da una risistemazione formale anche dell’organigramma e dei territori di competenza.
    Tra i primi atti del Comando IV Zona c’è l’estensione alle formazioni dei tesserini dei Patrioti, una sorta di ufficio matricola, la creazione del S.I.M (Servizio Informazioni Militari, capitanato da Ezio Giovannoni del Partito d’Azione) e il S.I.P (Servizio Informazioni Politico).
    Nel nuovo Comando di Zona sono presenti anche due Ispettori militari: Flavio Maggiani “Giuseppe” per i comunisti, il quale deve ispezionare le formazioni gielliste, e l’azionista Giuseppe Grandis “Gisdippe” il quale, per converso, deve ispezionare le formazioni garibaldine, ambedue scelti nel gennaio 1945 dal C.L.N..
    Sono inoltre previste le squadre V.A.L. che, ad esempio, per GL agiscono già alla data del 9 gennaio con una squadra inviata nella zona di Ceparana, Bottagna, La Spezia. Entro l’inizio di febbraio è generalmente completata la Costituzione V.A.L, punta di eccellenza di ogni formazione, con squadre di 12 uomini.

    Il terribile rastrellamento del 20 gennaio 1945 e il fallimento dell’obiettivo nazi-fascista
    Il massiccio rastrellamento del 20 gennaio 1945, uno dei più importanti alle spalle della Linea Gotica, nel lunghissimo inverno ’44-’45, dimostra la maturazione delle forze partigiane coordinate dal Comando IV Zona. Il 20 gennaio 1945 scatta il temuto rastrellamento nazifascista che il S.I.M (Servizio Informazione Militare) partigiano ha in qualche modo già previsto, anche sulla base dell’osservazione di numerosi spostamenti di truppe nemiche affluite nella IV Zona Operativa.

    In uno scenario caratterizzato da freddo rigido e da neve, circa duemilacinquecento partigiani si trovano a fronteggiare circa venticinquemila nazifascisti, questi ultimi dotati di un equipaggiamento adeguato al clima e di armi ben più efficienti.
    I giorni dell’ira nazi-fascista (e dell’orgoglio partigiano) vedono il grosso dei reparti dei ribelli che, dopo avere combattuto, trova la salvezza, sganciandosi verso il monte Gottero, per arrivare alla cui cima bisogna affrontare temperature polari di meno venti gradi e neve alta anche due metri. Quella che viene conosciuta con il nome di “battaglia del monte Gottero”, diventata un vero simbolo per le vicende della IV Zona, si trasforma a quel punto in una lotta strenua contro il freddo, la fame e le insidie nemiche (v. per approfondimenti:

    La battaglia del Gottero. Una vera epopea senza retorica“.
    Le forze partigiane, dopo inenarrabili peripezie, riescono, grazie anche alla protezione e cura delle popolazioni locali, a ricostituirsi nella loro maggioranza sulle posizioni precedenti già nei primissimi giorni di febbraio e il colonnello Fontana, comandante della IV Zona Operativa, nonostante le perdite subite può così comunicare al C.L.N.: “I reparti e i comandi sono ancora in piedi e approfitteranno di quest’altra dolorosa esperienza per uscirne maggiormente rafforzati”.
    Il Comando della IV Zona operativa, già trasferitosi dal 27 dicembre 1944 a Porciorasco di Varese Ligure, è rimasto chiuso, per motivi di sicurezza e per assicurare la continuità degli ordini, una volta passata la fase del rastrellamento, in una caverna di una vecchia miniera abbandonata. In tutto si tratta di una decina di uomini: il Comandante Mario Fontana, il commissario politico Tommaso Lupi, Enrico Giaume, capo di S.M., il colonnello inglese Henderson, che è stato paracadutato con radio trasmittente, due carabinieri italiani, due staffette e l’avvocato Mario Fortelli.
    Gli stessi Alleati, che appena a novembre, con il proclama Alexander, hanno chiesto ai partigiani di andare a casa, si rendono conto che il rastrellamento è stato una grave sconfitta per i nazifascisti, come risulta dai documenti coevi.
    Il Comando IV Zona dal febbraio all’aprile 1945
    Sempre per rispondere ad una militarizzazione e disciplinamento delle formazioni partigiane, nel febbraio 1945, il colonnello Fontana appoggia un duplice progetto del maggiore britannico Gordon Lett: egli chiede che un certo numero di partigiani della IV Zona, debitamente addestrati, sotto la guida di Franco Coni, possano agire in unione con i paracadutisti inglesi.

    Tale reparto, con ferma di un anno a carattere militare, dovrebbe essere così costituito: un Comando + tre plotoni di arditi sabotatoti + un reparto di arditi mortaisti. Inoltre Lett avanza il progetto di riorganizzare tutte le forze della IV Zona, parcellizzandole in distaccamenti operativi di 58 uomini, onde renderle più efficaci ed operative.
    In realtà il disegno complessivo, che avrebbe causato una frantumazione politica dell’identità ideologica delle formazioni partigiane, disconoscendone il carattere nuovo rispetto a quello degli eserciti tradizionali, determina l’11 febbraio una forte reazione del CLNp, mentre il 14 febbraio lo stesso comando del Battaglione Matteotti-Picelli, interessato dai primi reclutamenti di Franco Coni, protesta contro di essi. Si arrestano quindi i progetti di Lett condivisi da Fontana. Di essi rimane, con modalità un po’ diverse, la creazione della Prima Compagnia Arditi, comandata da Coni, che, a fine febbraio, conta 57 uomini e 61 nel marzo. Tale Compagnia si distinguerà successivamente in importanti azioni di sabotaggio. Dal marzo 1945 si dà ordine alle formazioni di dotare tutti i propri componenti, siano essi militari che non, di mostrine militari, seguendo le disposizione contenute in una circolare del 21 luglio 1944, emanata da Rochat, Ministro della guerra del governo italiano, procedendo quindi sulla via della militarizzazione anche per quanto riguarda l’aspetto esteriore, e vietando contemporaneamente l’uso della parola “partigiano” (è ammesso solo “patriota”).
    Va notato che, nelle risistemazioni finali della IV Zona, pochissimi giorni prima del 12 aprile 1945, la Brigata “Leone Borrini” esce da essa per inquadrarsi nella parmense Divisione “Monte Orsaro”, mentre nel frattempo è avvenuta una fusione del Battaglione “Pontremolese” e della Brigata “Costiera”, con esodi dalla stessa “Costiera” verso altre formazioni. L’articolazione della IV Zona a questo punto si configura come l’abbiamo presentata nell’Organigramma generale di partenza, datato 12 aprile, in cui però abbiamo preferito mantenere anche il nome della Brigata “Costiera”.

    Secondo documenti di Archivio al 5 aprile 1945 questo è dunque l’Organico delle formazioni combattenti

    Brigata “Gramsci”: 468 uomini
    Colonna G. L.: 575
    Brigata “Muccini”: 103
    Battaglione “Pontremolese”: 93

    Totale: 1258


    [A cura di Maria Cristina Mirabello]

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