L’attività bellica delle formazioni partigiane della ” VI zona” si svolse su un territorio che può ben identificarsi nel retroterra di Genova, con una significativa espansione verso quel sistema montuoso trasversale che, orientandosi da Ovest ad Est dal “Bric di Gorrei”(870 mt.) nel basso alessandrino, comprende in successione il monte Figne, il monte Antola, il Carmo, il Lesima, il Penna e l’Aiona, tutte cime sui 1700 mt. ubicate nelle provincie di Pavia, Alessandria e Piacenza. La VI Zona è stata indubbiamente cuore e sistema nervoso della lotta antinazifascista in Liguria, che si andò progressivamente strutturando e consolidando con particolare efficacia. Chi osservi attentamente la distribuzione di questi Appennini, ne comprende bene la portata strategica di questi insediamenti partigiani, e la costante minaccia che dalle loro azioni derivava alle vie di traffico dell’occupante, verso tutta l’area del Nord-Ovest d’Italia. Il primo nucleo di una decina di uomini, da Lavagna e Chiavari, salì al Monte Antola -la “montagna dei genovesi” – che, dominando ad un tempo la Val Trebbia, l’alta Val Borbera e la la Valle dello Scrivia, costituiva base con grande possibilità di irradiazione di operazioni militari, e prezioso osservatorio sui movimenti del nemico .Capanne di Carega sarà a lungo sede del Comando di zona, ed il Rifugio Musante fu costante luogo di incontro e bivacco per distaccamenti e staffette.