La Cooperativa Progetto nasce nel 1982, in un quadro sociale e istituzionale in cui il processo di deistituzionalizzazione dell’ospedale psichiatrico e le conseguenti innovazioni portano a liberare risorse (economiche, professionali e umane), a individuare nuove forme organizzative e soprattutto a porre la centralità dei diritti di cittadinanza.
A Torino la lotta contro i manicomi ha avuto le peculiarità proprie di una città che in quegli anni si era trasformata in un laboratorio politico e culturale intorno alle lotte della classe operaia e dei suoi soggetti.
La peculiarità più importante sta nell’intreccio di diverse culture che si sono confrontate con la “rivoluzione dei matti”: le culture dei degenti, uomini e donne, degli psichiatri, degli infermieri e più in generale delle istituzioni.
Il diritto di cittadinanza dei matti, nel prendere forma concreta, costituisce in città un punto forte di rinnovamento della cultura dei diritti.
I matti come gli operai, come gli studenti, come le donne che si organizzano in collettivi femministi, come i cittadini dei comitati dei quartieri periferici, come gli artisti che rifiutano il ruolo di trasmissione della cultura dominante, come gli obiettori di coscienza al servizio militare.
Nel 1981 nasce il “Torino Progetto”, promosso dalla Regione Piemonte e sostenuto da finanziamenti europei, che integrerà impegno e risorse pubbliche del Comune di Torino, dell’Opera Pia degli ospedali psichiatrici e risorse imprenditoriali del privato sociale, per attuare un Programma straordinario volto al superamento del manicomio e al reinserimento sociale e lavorativo degli ex degenti in Torino e area metropolitana.
Il sociale imprenditoriale è rappresentato dalla Nuova Cooperativa (che nasce come cooperativa degli ex degenti) e dalla Cooperativa Progetto, che nasce, nel 1982, inizialmente per la gestione di fondi per la formazione degli ex degenti, successivamente per promuovere la formazione di operatori sociali che svolgessero un ruolo di accompagnamento degli ex degenti nei loro percorsi di reinserimento sociale.
La cooperazione sociale a Torino sta muovendo i primi passi, come soggetto che nasce dal movimento interno alla società: porta una propria cultura, un proprio sapere, un proprio codice etico, una propria organizzazione, e agisce in quei territori e luoghi dove si elabora nuova cittadinanza sociale.
Una cooperativa rappresenta soprattutto un soggetto collettivo che si costituisce per prendersi cura di uno spazio sociale dei diritti e per realizzare reddito per i suoi soci.
Nel 1988 la Cooperativa Progetto diventa Progetto Muret, modificando il proprio statuto e integrando l’esperienza di un’altra piccola cooperativa, la Muret Barca. Quest’ultima già operava a Torino all’Istituto penale per minorenni Ferrante Aporti e nei quartieri Regio Parco, Barca e Bertolla, con particolare attenzione ai bisogni degli adolescenti in difficoltà, che, nei territori del nuovo insediamento urbano, rischiavano a loro volta di trovare strade bloccate per progettare il loro futuro.
L’integrazione di queste due esperienze determinerà un’osmosi culturale e di competenze anche di analisi sociale.
Rispetto alle pratiche di lavoro, i soci operatori della cooperativa comprendono, nelle prime esperienze di accompagnamento degli ex degenti, che per la persona con problemi di malattia mentale – al di là delle diverse letture diagnostiche della sintomatologia psichiatrica, il punto di rottura/la crisi sta nella difficoltà di prendersi cura di se stessa, e/o di dare cura al prossimo.
Il diritto di cittadinanza è un diritto difficile da assumere e da esercitare. Una volta acquisito, bisogna essere messi nelle condizioni di esercitarlo. Queste condizioni non sempre sono le stesse per tutti.
A partire da queste riflessioni la Cooperativa si definisce mettendo a punto una figura professionale di accompagnamento della persona nell’attraversare la realtà sociale: si muove con azioni di supporto individuale mirate e di cura degli spazi di vita delle persone, promuove momenti collettivi in cui le persone possano prendere la parola a partire dai propri bisogni e desideri, dalla propria ricerca e sofferenza.
Nel 1982, attraverso un contratto di affitto con la Provincia di Torino, la Cooperativa Progetto ha la possibilità di riattivare una struttura, sita sulla collina di Torino, per poter avviare i primi progetti formativi al lavoro per ex degenti degli 00.PP. La struttura viene denominata Villa Mainero. Fra il 1982 e il 1985 Villa Mainero diventa centro di formazione integrata con iniziative riabilitative che accompagnano la nascita delle comunità ospiti dell’area socio-sanitaria degli ex ospedali di Collegno e Grugliasco, le prime uscite sul territorio, la formazione di operatori e ospiti per favorire la nascita di alcune associazioni. Nel 1986, sempre nell’ambito della collaborazione con il “Torino Progetto”, viene attivata una convenzione tra la Cooperativa Progetto e l’USSL 24 per assemblare un’equipe di operatori il cui compito è la messa a punto di strumenti e pratiche di lavoro che aiutino gli ex degenti dell’OOPP a trasformare le proprie condizioni di vita.
Fra l’individuazione di luoghi/spazi rientra anche Villa Mainero, utilizzata per la realizzazione di alcuni soggiorni di breve durata, caratterizzati da un’organizzazione quotidiana – di spazi, tempi e aspetti di gestione materiale – non condizionata dagli schemi rigidi dell’istituzione e quindi favorevole ad un percorso di recupero dell’identità e delle abilità individuali.
Nel 1987 viene costituito un gruppo di lavoro composto da operatori della Cooperativa, infermieri e medici del Torino Progetto, e assistenti sociali dell’USSL 24 che, a seguito dell’esperienza positiva dei soggiorni brevi a Villa Mainero e l’esigenza di dare agli utenti (in parte dimessi dall’ospedale psichiatrico e in parte no) un’opportunità di vita fuori dall’area e collocata nel contesto urbano di Torino, realizzano progetti di inserimento in case di civile abitazione per persone da sole o in convivenza, fornendo anche il supporto necessario. Villa Mainero è la casa sulla collina dove si esplora insieme alle persone interessate la possibilità di realizzare questi progetti.
Una casa attrezzata, una casa aperta e contaminata da esperienze di vita in libertà, permette di sperimentare relazioni, empatie, antipatie, distanze. Consente a chi viene ospitato, di lavorare concretamente su una progettualità di vita diversa, e agli operatori di curare progetti individualizzati, misurandosi sul cambiamento e le difficoltà.
Proporre una ”casa temporanea” è una intuizione progettuale che permette di individuare modalità, tempi e soprattutto spazi articolati e differenti di sperimentazione condivisa.
Villa Mainero non è punto di arrivo ma fase intermedia, laboratorio e trampolino di lancio per situazioni modificate , tese da subito verso progetti altri.
Dal 1988 Villa Mainero comincia ad accogliere persone in carico ai servizi psichiatrici territoriali e ad oggi mantiene la sua vocazione di “casa di accoglienza transitoria”. Il diritto alla casa e il lavoro nelle case hanno sempre costituito un punto essenziale del lavoro di Progetto Muret. L’esperienza con le case supportate del Torino Progetto, il Programma di Riabilitazione Psichiatrica, il lavoro presso gli ambulatori territoriali. Diverse tipologie di case per cui impostare un supporto: le case in cui le persone che non l’hanno persa continuano a vivere e quindi contesti conosciuti e frequentati; la “casa nuova” in territori da scoprire e in cui costruire consuetudine, familiarità , legami; la casa assegnata all’interno di progetti terapeutici, condivisa con altre persone per scelta o per traiettorie guidate dall’equipe sanitaria; le case supportate da una equipe medica e sociale che ne definisce la gestione. Comunque una casa difficile da mantenere e vivere e la necessità di adottare un proprio modo di abitare. Il lavoro di sostegno nella casa è una azione di cura complessa che contribuisce a dare forma al vivere quotidiano e consente alla persona di mantenere e di esercitare un diritto in quanto guarda sia alla dimensione individuale e alle sue abilità sia ala dimensione del contesto sociale in cui è inserita. La dimensione collettiva fin dall’esperienza delle assemblee degli ex degenti in ospedale psichiatrico, è stata una pratica di lavoro fondante. Sono contesti in cui gli utenti esprimono le loro competenze insieme alle loro sofferenze e difficoltà e gli operatori possono misurarsi con gli utenti come persone in cammino che traducono la realtà della malattia nella vita e sul territorio in azioni di comunicazione sociale.
Questa pratica ha portato anche allo sviluppo e alla nascita di vere e proprie esperienze di auto organizzazione che hanno assunto la forma associativa.
Ci sono state più esperienze ma due sono state sicuramente fondanti per la Cooperativa:
L’Associazione Primavera 85, nata nel 1985 e ad oggi non più esistente e l’Associazione Arcobaleno, nata nel 1988 e attiva a tutt’oggi sul territorio torinese. L’associazione Primavera 85 nasce come strumento per gli ospiti delle comunità dell’area dell’ex ospedale psichiatrico di Grugliasco, per l’autorganizzazione della gestione dei consumi della vita quotidiana: il cibo, il menù, gli arredi, la scelta della cuoca, e tutti gli altri aspetti della vita quotidiana. Una piccola rivoluzione che passa dalla possibilità di avere il potere della scelta diventando così un processo autonomo di acquisizione di abilità perse o mai acquisite.
L’Associazione Arcobaleno nasce da una esperienza di collettivo di operatori e utenti promossa e sostenuta da operatori della cooperativa presso il Centro Diurno dell’allora USL Torino 1/23 in via Giovanni da Verrazzano; lo sviluppo di questa esperienza porta a pensarsi circolo e poi a sognare e realizzare di diventare Associazione, costituendosi davanti ad un notaio.
Fin dalla sua costituzione la Cooperativa sociale Progetto Muret ha curato la raccolta e l'archiviazione di documenti propri e di altri, nell'ambito del processo di deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici e nel lavoro territoriale per la salute mentale, raccolta avviata fin dal 1988 e che tutt’ora prosegue.
Per rendere possibile la fruizione di questo importante nucleo documentale la Cooperativa Progetto ha creato nel 2008 la banca dati digitale integrata Archivi sociali, che è ora fruibile anche da 9centRo.