Corriere ligure (Il), periodico

  • Storia

    L’organo del PWB (Psychological Warfare Board), uscito il 21 aprile sotto il titolo « Il Corriere alleato », il 2 maggio diventò « Il Corriere ligure », subito ceduto ad una società formata dal banchiere Giannetto De Cavi e da una cooperativa di giornalisti e tipografi. Sotto la direzione di Arrigo Ortolani si trasformò nel «Corriere del popolo » ed arruolò collaboratori di prestigio (Arturo Codignola, Luigi Salvatorelli, Enrico Bassani, critico cinematografico, Liana Millu, Camillo Sbarbaro, Adriano Grande, Carlo Bo, Enrico Terracini, Francesco Perri, ecc.); Alfredo Tafani ne era il redattore capo. Attestato su posizioni liberaldemocratiche e filooccidentali proseguì le pubblicazioni fino al 1954, sempre in competizione con il Decimonono, di nuovo della famiglia Perrone.

    Al momento della Liberazione, le sorti del giornalismo locale furono decise dal PWB ma anche dalle forze del CLN che riuscì ad avere un buon potere contrattuale, in una città che si liberava prima dell’arrivo degli Alleati. Il 23 aprile 1945 uscì un numero clandestino del Decimonono con il titolo « Il Secolo Liberale », organo del Partito Liberale. Tra il 25 aprile e il 13 maggio si presentarono in edicola ben otto — 533 — quotidiani, cinque dei quali portavoce dei partiti del CLN: il 24 aprile era comparso «L’Italia libera » del Partito d’Azione, subito ribattezzato «L’Azione »; seguirono in rapida successione « Il Lavoratore » (poi «Lavoro Nuovo») per i socialisti, l’edizione genovese de «L’Unità », « Il Tribuno del popolo », repubblicano; « Il Corriere del pomeriggio » organo della Democrazia cristiana. Ricomparve anche « Il Nuovo Cittadino» . Ci fu anche un nuovo «Caffaro » ma ebbe vita breve.
    Neppure l’epurazione ebbe effetti traumatici: gli alleati avevano imposto alcune restrizioni che, di fatto, si risolsero nella temporanea modifica del titolo delle principali testate; la situazione si normalizzò nel giro di pochi mesi, anche se fino alle elezioni del 1948, si registrò il netto predominio degli organi di partito, con tutte le connotazioni del giornalismo di battaglia, di nuovo tutto rivolto all’elettore. In seguito soltanto il PCI riuscì a mantenere l’edizione genovese de «L’Unità », chiusa nel 1957. Il «Corriere mercantile », che più si era compromesso con il fascismo, ricomparve soltanto 12 ottobre 1948 in edizione pomeridiana, che per molti anni si affidò agli strilloni per catturare i lettori all’uscita dall’ufficio; sempre sull’orlo del fallimento, nel 1977 fu rilevato da una cooperativa di giornalisti e tipografi. Il suo punto di forza è la «Gazzetta del lunedì », che per molti anni, può contare sull’assenza di altri quotidiani in edicola e sulle pagine dedicate allo sport della domenica. Intanto « Il Nuovo Cittadino », diretto dal 1951 da mons. Luigi Adrianopoli, nel 1967 recuperò il titolo originario « Il Cittadino », sempre vicino alle posizioni del potente cardinal Giuseppe Siri; ma il 30 novembre 1974 sospese definitivamente le pubblicazioni.

    "Storia della cultura ligure", a cura di Dino Puncuh, Atti della Società Ligure di Storia Patria, Nuova Serie – Vol. XLV (CXIX) Fasc. I, Genova, MMV, nella sede della Società Ligure di Storia Patria, Palazzo Ducale, Piazza Matteotti 5
    (https://www.storiapatriagenova.it/Docs/Biblioteca_Digitale/SB/396b22c37e8bbc6c44c30828fc127900/Estratti/9869fab0caabe7dba14058e6664fc3c8.pdf )