Democrazia cristiana. Comitato provinciale, Alessandria

  • Storia

    Il primo nucleo della futura Democrazia cristiana alessandrina si costituì nell'autunno 1942 a Valenza, in clandestinità, nel retrobottega della farmacia Manfredi.
    Giuseppe Brusasca - proveniente dall'associazionismo cattolico, già delegato giovanile del Ppi ed esponente del gruppo rinato dalle ceneri del Movimento guelfo - aveva ricevuto da Alcide De Gasperi l'incarico di dare vita a una iniziativa democratico-cristiana nell'Alessandrino, dopo che nel luglio 1942 si erano incontrati a Borgo Valsugana il gruppo degli ex popolari, che faceva capo allo stesso De Gasperi (ultimo segretario del Partito popolare), e il gruppo rigenerato dal Movimento guelfo di Gioacchino Malavasi e Piero Malvestiti.
    Brusasca parlò con Carlo Torriani (già segretario dei popolari alessandrini nel frattempo diventato sacerdote) e Angelo Bellato; poi passò a Valenza dove l'associazionismo era particolarmente vivace. E proprio a Valenza si riunì la prima sezione della Dc della provincia di Alessandria, cui presero parte Luigi Vaggi, Vittorio e Luigi Manfredi, Carlo Barberis e Luigi De Ambrogi.
    A questo primo nucleo se ne aggiunsero altri nei diversi centri della provincia - nel Casalese, nell'Acquese, nell'Ovadese, nel Tortonese e nel Novese - tutti impegnati, come altri cattolici democratici di quelli generazione, nella lotta partigiana e nella Resistenza.
    Verso la metà del maggio 1945 i vertici provinciali inviarono a tutte le strutture periferiche e locali del partito un documento nel quale si faceva riferimento all'organigramma che avrebbe dovuto caratterizzare ogni singola sezione. Si prevedeva un'organizzazione a cinque livelli: Comitato esecutivo, Comitato finanziario, Comitato sindacale, Comitato Stampa e Propaganda, Comitato degli interessi locali.
    A inizio di giugno si tenne ad Alessandria la prima riunione del Comitato provinciale dopo la Liberazione, presieduta da Brusasca in qualità di Segretario politico, che convocò il primo Congresso provinciale del partito per la metà di agosto. Nei 164 comuni della provincia si erano costituire circa 200 sezioni e sottosezioni; i tesserati alla fine del 1945 erano 5.898, con una parte significative nella zona di Alessandria (1709) e Casale (1654). Il numero sarebbe cresciuto nel 1946 raggiungendo quota 6381, e nel 1947 arrivando a 7901.
    Le elezioni amministrative del 7 aprile 1946 per il rinnovo dei Consigli comunali e provinciali confermarono nell'Alessandrino la supremazia dell'alleanza social-comunista: dei 164 comuni della provincia, la Dc ebbe la maggioranza in 52, mentre gli altri videro la vittoria delle liste di sinistra. Anche nel Comune di Alessandria fu confermato il primato del partito socialista, seguito da quello comunista (in totale il 70%), mentre la Dc (22,4%) risultava il terzo polo di aggregazione dei consensi di massa.
    Durante le elezioni per la Costituente, svolte nello stesso giorno del referendum istituzionale, il 2 giugno 1946, in provincia la Dc ottenne il 32% dei voti, seguita dal Psi (28,5%) e dal Pci (27,5%); la Dc superò i tradizionali avversari di sinistra risultando prima nelle zone di Novi, Tortona, Acqui e Casale; seconda nella zona di Valenza dopo i comunisti; terza in quella di Alessandria.
    Le prime settimane del 1948 furono dedicate a una riflessione sull'organizzazione del partito e a una sua migliore ridefinizione in vista delle elezioni politiche del 18 aprile. All'inizio di marzo, in vista del voto, la Dc locale rivolse ai cittadini un appello, i cui destinatari furono prima di tutto la Chiesa e il mondo cattolico, ma anche ai lavoratori, specialmente gli operai, e a cui contribuì la propaganda del settimanale "Patria", periodico della Dc di Alessandria. L'appello si basava sulla netta contrapposizione al Fronte popolare; sull'esigenza di contribuire in modo decisivo all'ascesa economica, sociale, culturale e politica della classi operaie e contadine e dei ceti medi; sulla riforma della previdenza sociale; sulla difesa del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi.
    Anche ad Alessandria i risultati confermarono il successo nazionale della Democrazia cristiana: la Dc assurse infatti a partito di maggioranza relativa, ottenendo 148.577 voti, pari al 44,08% alla Camera, e 48.158 voti, pari al 42,45%, al Senato.
    Le caratteristiche della Dc alessandrina, nel corso della sua esistenza, si possono ricondurre ad alcuni fattori principali, costanti nel tempo: il ruolo prevalentemente di partito di minoranza e di opposizione in provincia - soltanto sul finire degli anni '80 e nei primi anni '90 in alcuni importanti comuni della provincia (Novi, Tortona, Casale) e nell'amministrazione provinciale alcuni uomini del partito hanno rivestito posizioni di guida e di governo - e la presenza di alcune correnti interne che connotarono fortemente il partito fin dagli anni Sessanta.
    Negli anni Ottanta si configurarono alcuni raggruppamenti stabili: una componente che faceva riferimento alla sinistra piemontese (Donat-Cattin, Goria, Bodrato), minoritaria e presente soprattutto nel Casalese; un'altra, maggioritaria, vicina al centro del partito e al segretario nazionale Forlani; una terza che si riconosceva nelle linee politiche della corrente andreottiana.
    Anche in Alessandria la Dc ricoprì sempre un ruolo di opposizione, eccetto il periodo 1964-1972 in cui si ebbe una Giunta di centro-sinistra formata dalla coalizione Dc-Psi. Dal punto di vista elettorale la Dc, come terzo partito cittadino dopo Pci e Psi, ebbe un andamento decrescente ma costante: dal 1975 al 1990 infatti la Dc passò dal 24,3% al 21,1%.
    I risultati delle elezioni politiche 5-6 aprile 1992 registrarono una consistente perdita di consensi per il partito: 16,5% contro il 22,2% di cinque anni prima (un andamento negativo che seguì quello nazionale).
    Alle elezioni amministrative del 1993 la Dc, anticipando gli eventi nazionali presentò con il simbolo “Popolari per Alessandria-Democrazia cristiana”, ottenendo un consenso pari all'8,5%.
    Il ruolo del partito si esaurì nel dicembre 1993, quando la convocazione di un Comitato provinciale aperto sancì la nascita del Partito popolare il 28 dicembre 1993, un mese prima della nascita ufficiale a livello nazionale.