Democrazia proletaria. Federazione provinciale, Torino <1975-1991>
Storia
Nel 1975, in occasione delle elezioni regionali, il Partito di Unità Proletaria per il comunismo (PdUP), Avanguardia Operaia (AO) e il Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS) promossero il cartello elettorale di Democrazia Proletaria, a cui aderirono, in sede locale, anche altre formazioni minori come l'Organizzazione Comunista marxista-leninista, la Lega comunista rivoluzionaria IV internazionale, la Lega dei comunisti.
La coalizione fu integrata anche da Lotta Continua (LC), anche se dopo alcune divisioni all'interno del PdUP tra le due componenti del partito (favorevoli o contrarie al suo ingresso), subito ricomposte per non dividere l'alleanza della sinistra.
DP presentò proprie liste alle elezioni politiche del 1976, e riuscì a conquistare l'1,5% dei voti. Vennero eletti sei deputati: tre del PdUP (Lucio Magri, Eliseo Milani e Luciana Castellina), uno di LC (Mimmo Pinto) e due di AO (Massimo Gorla e Silverio Corvisieri). Vittorio Foa (PdUP), che era stato eletto nelle circoscrizioni di Torino e Napoli, rinunciò al proprio seggio facendo subentrare Corvisieri e Pinto.
Il 13 aprile 1978 DP si trasformò in partito. In essa confluirono l'ala minoritaria del PdUP (rappresentata dalla corrente di sinistra formata degli ex-PSIUP Vittorio Foa e Silvano Miniati e dagli ex MPL Giovanni Russo Spena e Domenico Jervolino, oltre che dalle cosiddette "Federazioni unitarie" e dall'area sindacale di Elio Giovannini, Antonio Lettieri e Gastone Sclavi) la maggioranza di Avanguardia Operaia, guidata da Massimo Gorla, Silverio Corvisieri e Luigi Vinci, e la Lega dei comunisti, guidata da Romano Luperini.
Nuova Sinistra Unita
Durante le elezioni politiche del 1979 DP divenne il nucleo di una lista comune a tutta la Nuova sinistra (tranne il PdUP), comprendente anche ex membri di Lotta Continua e del Partito Radicale, denominata Nuova Sinistra Unita (NSU). Ma mentre il PdUP con l'1,4% dei voti elesse 6 deputati, NSU riuscì a conquistare solo lo 0,8% dei voti e nessun seggio, causando demoralizzazione in tutta la coalizione, solo in parte recuperata nel giugno dello stesso anno dall'elezione a europarlamentare di Mario Capanna, e nelle elazioni amministrative dell'anno successivo dall'ingresso di rappresentanti nei principali consigli regionali, provinciali e comunali.
Struttura politica e ideologia
DP si autodefiniva il piccolo partito dalle grandi ragioni. La sua strategia politica consisteva nel presentarsi come un partito contrario a ogni compromesso, nel differenziarsi dal Partito Comunista Italiano (che sottoponeva a costante critica, come accadde nel caso del compromesso storico) e nel coniugare cultura marxista e difesa dell'ambiente.
Al suo interno, accomunati dalla comune critica sia al modello socialista dell'URSS che a quello del PCI -considerato più vicino alla socialdemocrazia-, convivevano marxisti-leninisti, cattolici progressisti, trotzkisti, ma anche ecologisti, femministe e pacifisti. DP sostenne anche iniziative quali l'uscita dell'Italia dalla NATO, il disarmo unilaterale, la liberalizzazione delle droghe leggere e l'opposizione all'utilizzo (sia civile che militare) dell'energia nucleare.
Ad essa erano legate molte radio democratiche nate sull'onda del movimento del 1968 e del 1977 e molti sindacati di base (come i CUB, l'Unione Inquilini, i COBAS). Legati a DP erano anche anche una corrente minoritaria della CGIL (Democrazia Consiliare) e molti militanti della CISL (il cui segretario lombardo Pippo Torri venne eletto consigliere regionale) e della FIM (il cui segretario Alberto Tridente divenne europarlamentare).
Significativo il fatto che DP riconoscesse le popolazioni presenti in Italia e pertanto a DP Sarda, DP del Trentino e dell'Alto Adige e DP del Friuli-Venezia Giulia veniva riconosciuta piena autonomia politico-organizzativa, con tanto di segreteria nazionale. Vi furono pure intese elettorali locali con il Movimento Autonomista Occitano (MAO).
Nel '78 fu anche assassinato dalla mafia P eppino Impastato, un militante siciliano del partito.
Pur mantenendo la sua autonomia, DP preferì anche il dialogo con partiti (PCI) e sindacati (CGIL) della sinistra tradizionale, rifiutando nettamente la strategia terroristica delle Brigate Rosse. Inoltre fu sempre presente in importanti forme di lotta quali l'opposizione alla 'FilosoFIAT' (critica al modello di sviluppo rappresentato dalla FIAT), in una manifestazione-concerto dell'87 a Milano, a cui presero parte Paolo Rossi ed Enzo Jannacci.
Durante gli anni '80 DP contrastò con veemenza la politica del Pentapartito, condannando particolarmente quella portata avanti dal PSI di Bettino Craxi.
Il massimo livello di attenzione politica probabilmente fu raggiunto dal V congresso nazionale, tenutosi a Palermo nel 1986.
Attivo nelle ricche regioni industriali del Nord Italia (Lombardia e Trentino su tutte) il partito riuscì ad attirare svariati giovani, ma non divenne mai un partito rilevante nello scacchiere politico. I suoi risultati elettorali su scala nazionale, attestatisi intorno all'1,5-1,7% delle preferenze, permisero comunque a DP l'elezione di suoi rappresentanti nel Parlamento italiano.
Alle politiche del 1983 furono eletti deputati Massimo Gorla, Guido Pollice, Franco Russo, Mario Capanna, Franco Calamida, Gianni Tamino e Edo Ronchi.
Nelle elezioni amministrative del 1985 vennero pure eletti circa 500 tra consiglieri regionali, provinciali, comunali e di circoscrizione.
In quelle del 1987 furono eletti, oltre a Capanna, Patrizia Arnaboldi, Luigi Cipriani, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Bianca Guidetti Serra, Gianni Tamino e Edo Ronchi; al Senato venne eletto Guido Pollice.
Al Parlamento Europeo fu eletto prima Capanna (1979, 1984) e poi Alberto Tridente ed Eugenio Melandri (1989).
Le amministrative del 1990 segnarono un drastico ridimensionamento elettorale con l'elezioni di consiglieri in poche regioni e nelle sole città di Milano, Bologna, Venezia e Sesto San Giovanni.
All'interno di DP spiccò, come personalità carismatica, Mario Capanna, ex leader del Movimento Studentesco e protagonista assoluto della ribellione giovanile del 1968. Dal 1982 Capanna fu eletto coordinatore di DP, e dal 1984 ne divenne segretario.
Si dimise nel 1987, all'indomani delle elezioni politiche, in aperta polemica con la decisione della segreteria nazionale di impedirgli di optare per il collegio di Milano, al fine di permettere l'ingresso al parlamento nelle fila di DP del noto attore e scrittore Paolo Villaggio.
Fu così eletto segretario Giovanni Russo Spena, preferito ai più ambientalisti e pacifisti, mentre la componente più operaista del partito avrebbe preferito Luigi Vinci. Russo Spena guidò il partito fino al 1991.
Nel 1979 la maggior parte dei dirigenti ex-PSIUP (Foa, Miniati, ecc.) e quindi anche i rappresentanti della corrente sindacale abbandonarono DP, che si trovò priva delle sue figure più importanti fino ad allora.
In occasione delle elezioni europee del 1989, ebbe luogo la "Scissione Arcobaleno" degli esponenti ambientalisti e pacifisti del partito, tra cui l'ex-segretario Capanna, Edo Ronchi, Franco Russo ed Emilio Molinari: il 30 giugno dello stesso anno questi costituirono insieme ad alcuni esponenti ex-radicali una lista autonoma, quella dei Verdi Arcobaleno, ridimensionando fortemente la già ridotta rappresentanza nazionale e locale di DP.
Tuttavia, nello stesso anno il partito assorbì la Lega comunista rivoluzionaria (LCR) di Livio Maitan, emanazione della IV internazionale, e ne integrò nella propria Direzione nazionale 5 membri (Sergio D'Amia, Elettra Deiana, Roberto Firenze, Franco Grisolia e Franco Turigliatto).
Dopo il crollo del Muro di Berlino nell'89, DP entrò in crisi, come del resto il PCI; mentre quest'ultimo decise di abbandonare l'ideologia comunista per adottare quella socialdemocratica e riformista, il partito scelse di diventare un punto di riferimento per coloro che rimanevano legati all'ideale comunista. Cominciò così un confronto politico con i settori del PCI contrari alla cosidetta Svolta della Bolognina, organizzatisi nel Movimento per la Rifondazione Comunista (MRC), che portò a una graduale convergenza d'intenti.
Il 9 giugno 1991 si tenne a Riccione l'VIII (e ultimo) congresso di Democrazia Proletaria, in cui fu deliberato lo scioglimento del partito e l'immediata confluenza nel MRC, per impedire che questo si attestasse su posizioni moderate in continuità col PCI. L'unione diede vita al Partito della Rifondazione Comunista (PRC).
Nel IV congresso nazionale del PRC (dicembre 1996) la componente guidata da Paolo Ferrero, composta dalla vecchia maggioranza movimentista di DP, passò dalla sinistra del partito nota come "mozione 2" (in cui l'area era sempre stata collocata) alla corrente di maggioranza del segretario Fausto Bertinotti.
La componente ex-LCR "Bandiera Rossa", legata a Maitan, sostenne anch'essa la maggioranza dal 1998 pur mantenendo una sua autonomia, mentre la corrente anch'essa LCR di Marco Ferrando e Franco Grisolia "Proposta" ha sempre costituito una sinistra interna di minoranza.
Attualmente i dirigenti di DP sono divisi tra la corrente di Bertinotti, "L'alternativa di società" (l'ex-segretario Russo Spena, il filosofo direttore della rivista Alternative Jervolino, il parlamentare europeo Vinci, il membro della direzione nazionale Ferrero e altri), quella di "Progetto Comunista", in precedenza "Proposta" (Ferrando e Grisolia) e quella di "Sinistra Critica" o "Erre", prima "Bandiera Rossa" (il leader Luigi Malabarba e Turigliatto).
Alcuni vecchi membri però (Elio Veltri e Marco Boato), sono oggi parlamentari de L'Ulivo, mentre altri ancora (Edo Ronchi e Giangiacomo Migone) hanno aderito ai Democratici di Sinistra.
Esponenti:
Vittorio Agnoletto
Patrizia Arnaboldi
Sandro Barzaghi
Vittorio Bellavite
Marco Boato
Francesco Bottaccioli
Franco Calamida
Silverio Corvisieri
Luigi Cipriani
Elettra Deiana
Marco Ferrando
Pino Ferraris
Paolo Ferrero
Vittorio Foa
Ludovico Geymonat
Elio Giovannini
Massimo Gorla
Franco Grisolia
Bianca Guidetti Serra
Peppino Impastato
Domenico Jervolino
Romano Luperini
Livio Maitan
Luigi Malabarba
Roberto Maroni
Eugenio Melandri
Giangiacomo Migone
Silvano Miniati
Emilio Molinari
Raul Mordenti
Giampaolo Patta
Gaetano Pecorella
Rino Piscitello
Guido Pollice
Daniele Protti
Edo Ronchi
Franco Russo
Stefano Semenzato
Gianni Tamino
Alberto Tridente
Franco Turigliatto
Elio Veltri
Luigi Vinci