Di famiglia operaia, abbraccia sin da ragazzo i valori dell’antifascismo. Nel 1937 emigra con la famiglia in Francia e nel 1939 si iscrive al Partito comunista. Nel febbraio del 1941 rientra in Italia per cercare di ricostruire il partito, ma viene arrestato a La Spezia per aver diffuso stampa “sovversiva” ed è quindi condannato a due anni di confino. Dopo l’8 settembre diventa dapprima il responsabile del partito per i collegamenti con le bande partigiane della zona del monte →Antola, poi uno dei principali organizzatori dei Gap genovesi e quindi uno dei componenti del comando della Delegazione ligure dei distaccamenti e delle brigate d’assalto Garibaldi. Scampato miracolosamente all’arresto il 13 luglio 1944, quando resta ucciso il comandante gappista Germano Jori (Renato), Diodati continua la lotta in montagna, diventando commissario della 59a brigata garibaldina →Caio, attiva tra la val Fontanabuona e la valle Aveto. Nell’autunno 1944 è protagonista di un bell’episodio di solidarietà: venuto a conoscenza del fatto che le suore della colonia Piaggio, sfollate a Santo Stefano d’Aveto, non hanno viveri e riscaldamento sufficienti nè per se stesse nè per i bambini che accudiscono, decide di consegnare loro un intero carico di marmellata sequestrato ai tedeschi e di procurare loro un ingente quantitativo di legna; a loro volta le suore si sdebiteranno ospitando un gruppo di partigiani feriti durante un rastrellamento. Per i meriti acquisiti sul campo, non ultimi i buoni rapporti instaurati con la popolazione, Diodati, il 20 marzo 1945 viene promosso vice commissario di divisione. Medaglia d’argento al valor militare, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Genova.