Il 23 novembre 1944, il Comando della divisione Cichero decide di destinare il battaglione volante Balilla, allora dipendente dalla brigata Jori, ad operare come formazione speciale nella periferia di Genova, all’interno del dispositivo nemico. I ventitre effettivi che inizialmente compongono la volante, al comando di Angelo Scala (Battista), sono ancora i vecchi componenti del gruppo gappista di Bolzaneto, salito in montagna presso il distaccamento Musso che, a metà agosto 1944, era divenuto distaccamento Balilla, in memoria del caduto Balilla Grillotti (Daniele). La formula adottata da Battista per attuare la direttiva del Comando divisione è quella di suddividere il reparto in piccoli gruppi mobili, operanti contemporaneamente in varie direzioni. L’attività della volante è resa possibile soprattutto dalla rete di collegamenti e punti di appoggio delle Sap locali che agiscono di concerto con gli effettivi del distaccamento: un’organizzazione molto meticolosa basata sul consenso e sulla solidarietà della maggioranza dei cittadini del quartiere di Bolzaneto e della val Polcevera. Il reparto risponde egregiamente ai compiti affidatigli, creando gravi problemi al nemico sovente attaccato di sorpresa in zone dove si era sempre ritenuto al sicuro, e spesso preso alla sprovvista dalla rapidità con la quale le squadre di Battista appaiono e colpiscono in settori diversi del territorio urbano. A metà dicembre 1944 la mobilità della formazione le permette di superare indenne il rastrellamento portato dai nazifascisti contro le basi partigiane, e di riprendere le azioni, tra le quali il blocco del treno di Casella, l’attacco alla caserma della Gnr, l’imboscata ai camion della Wehrmacht lungo la camionale e il sabotaggio all’industria chimica Bello. La presenza e le azioni della volante costituiscono un’intollerabile provocazione per i comandi germanici e fascisti che, il 10 febbraio 1945 e per tre giorni consecutivi, effettuano un rastrellamento in grande stile, setacciando la zona a ridosso della città dove sono dislocati gli effettivi della Balilla. Ma la tattica dello sganciamento partigiano a piccoli gruppi ha ancora successo e, da un punto di vista militare, il rastrellamento non ha esito: sono invece i contadini delle zone battute dai reparti nazifascisti a subirne le conseguenze con saccheggi e incendi. Tra le azioni più significative della formazione si registra, alla fine di marzo, la controrappresaglia ordinata dal Comando VI Zona, in risposta alla strage di Cravasco del 23 marzo: trentanove tra Ss, mongoli e brigatisti neri sono prelevati dal campo di prigionia di Rovegno e fucilati nello stesso paese di Cravasco. Nei giorni dell’insurrezione la Balilla, che ha ormai raggiunto la consistenza di una brigata, si distingue in operazioni di attacco ai convogli in fuga sulla camionale e negli scontri vittoriosi contro presidi tedeschi e fascisti che si concludono con la resa delle truppe nemiche.
Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008