Intendente del Distaccamento "Castellaro", 1° Brigata Garibaldi "Belgrano", 2° Divisione Garibaldi "Cascione", I Zona Operativa Liguria.
Le seguenti informazioni sono tratte dalla biografia di Ezirdo, presumibilmente redatta da Olivero Giorgio (Giorgio), reperibile nel Fondo "Giorgio Olivero", busta 1, fascicolo 8 conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova.
Elettricista presso l'Officina Elettrica Val Lerrone, viene richiamato alle armi nel 1939 nell'Aeronautica Militare, prima nell'aeroporto di Siracusa poi, nell'agosto 1943, in quello di Villanova d'Albenga (SV). Subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, trovandosi già nella città di residenza, torna tra i civili riprendendo il vecchio mestiere ed usando un berretto con l'iscrizione "elettricista" in tedesco come una sorta di lasciapassare; nel frattempo mantiene contatti costanti con la Resistenza locale; diviene a tutti gli effetti partigiano nel settembre 1944 entrando nel Distaccamento "Domatore" della 1° Brigata Garibaldi "Belgrano", 2° Divisione Garibaldi "Cascione". Il Distaccamento viene successivamente intitolato al caduto Elio Castellaro.
Nel Distaccamento svolge funzione di intendente e durante l'inverno 1944, quando vengono parzialmente smobilitati i Distaccamenti di linea e organizzate le squadre locali di riserva e servizio, Ezirdo è destinato alla zona di Garlenda (SV). La sera del 16 dicembre 1944 un gruppo di partigiani si ritrova nell'osteria del paese, ritenendosi al sicuro grazie all'assenza di segnalazioni di nemici da parte del servizio informazioni. A mezzanotte ognuno torna ai propri nascondigli ma Ezirdo decide di andare a dormire nella casa del padre. Quest'unica leggerezza provoca la delazione: l'avvenimento è subito segnalato.
Alle cinque del mattino del 17 dicembre il paese viene circondato e rastrellato dalla Feldgendarmerie di Albenga coadiuvata dalle Brigate Nere tra le quali, travestito da tedesco, vi è il tristemente noto Luciano Luberti che ama definirsi "più feroce delle SS". La prima casa visitata è quella del sig. Nino Cappato in quanto è accusato di nascondere il vecchio antifascista albenganese Domenico Gaia e suo figlio; fortunatamente non trovano nessuno dei due. Ezirdo è stato nel frattempo avvertito degli avvenimenti e tenta la fuga verso la sommità della collina di Ligo ma viene catturato e portato sulla piazza del paese assieme a circa 100 altre persone. Verso l'una del pomeriggio i rastrellatori si ritirano e portano con sé l'unico vero partigiano, Ezirdo, che viene imprigionato nella sede della Gendarmeria di Albenga e dove oggi si trova una targa commemorativa in suo onore. Il giovane viene fucilato il 27 dicembre ed il suo corpo gettato nella fossa comune alla foce del fiume Centa ove, dopo la Liberazione, si ritrovano 59 salme di prigionieri torturati e uccisi. Non deve aver fatto nomi di persone o luoghi poichè i rastrellatori non tornano più sul luogo della loro incursione alla ricerca di persone, magazzini, viveri o armi come normalmente avviene in caso di ottenimento di indicazioni dai prigionieri.