Viene catturato dai nazifascisti su indicazione di una spia presso il confine svizzero a Lanzo d'Intelvi (CO), non lontano dal suo paese d'origine dove collabora con i partigiani; per tale motivo viene condotto nel campo di concentramento di Fossoli (MO). Nel centro di detenzione diviene testimone della strage di partigiani operata dai militari tedeschi l'11 luglio 1944 e motivata, come in seguito accertato, come rappresaglia per l'uccisione di sette soldati germanici a Genova nel Bar Olanda il 25 giugno scorso da parte di un commando di GAP. Tra questi ultimi figurava anche Giuseppe Bozzano (Pippo, Iena). Dopo la rischiosa fuga dal campo, qui sotto descritta, Fasoli diventa partigiano della 21° Brigata romagnola partigiana "Scarpone" operante in provincia di Modena. Nel Fondo DV, Busta 2, Fascicolo n.6 "Eccidi dei partigiani - Fossoli" conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova, è reperibile la dichiarazione del 28 marzo 1956 del medico e partigiano modenese Marco Cesare Nannini nella quale si narra la testimonianza in prima persona di Fasoli. Di seguito viene citata testualmente.
"Il 13 luglio 1944 [...] il partigiano Mileno Bellotti della Brigata "Aristide" (successivamente fucilato dai nazifascisti) mi comunicò che al mattino era stato raccolto, nei pressi di Fossoli, un uomo ferito ed era stato trasportato a S. Croce in una casa-recapito dei partigiani della Brigata "Scarpone". [...] Visitai il ferito, Fasoli Mario, che presentava una ferita d'arma da fuoco all'anca e alla coscia sinistra. Da esame della ferita constatai che il colpo era stato sparato da distanza ravvicinata. Il Fasoli presentava inoltre graffiature alle mani e al viso. Durante la medicazione il Fasoli mi raccontò che era riuscito a fuggire, con altra persona che io non ebbi occasione di vedere, dal massacro di settanta persone prelevate dal campo di concentramento di Fossoli.
Mi raccontò che l'11 luglio 1944 settanta persone del campo furono invitate a tenersi pronte per partire verso Bolzano (egli faceva parte di questo gruppo). Il 12 luglio 1944, all'alba, furono caricati su di un camion e trasportati in luogo a loro sconosciuto ed ivi, dopo che un ufficiale tedesco ebbe loro letta la sentenza di morte, motivandola con l'avvenuta uccisione di sette tedeschi a Genova (comunicazione questa che era già stata fatta al campo prima della partenza e naturalmente senza minimamente accennare alla rappresaglia che avrebbero effettuata e della quale essi erano le vittime) a due a due venivano trucidati e gettati in una fossa comune [...]-
Giunto il suo turno, in uno sforzo supremo, unitamente al suo compagno di morte, balzò sul tedesco che stava per finirli colpendolo a pugni e strappandogli l'arma e dandosi alla fuga. Nel parapiglia riuscì a guadagnare il muro di cinta e a superare i reticolati che circondavano il luogo dell'eccidio, mentre i tedeschi sparavano all'impazzata. La dichiarazione suddetta, fatta dal Fasoli, mi parve veritiera anche alla luce dei fatti e non si differenziava da quanto raccontato dallo stesso ad altri capi partigiani [...]".
Seguono conferme di tale dichiarazione e relative firme di: sottotenente della Brigata "Grillo" - Divisione "Modena Pianura" Bruno Dotti (Gianni); tenente della Brigata "Scarpone" di medesima divisione Valerio Mussati (Leone); commissario e capitano della "Scarpone" Franco Medici (Andrea).