Federazione italiana dipendenti aziende elettriche (Fidae)

  • Storia

    La Fidae/Cgil (Federazione italiana dipendenti aziende elettriche) venne costituita nel 1919 per organizzare - all'interno della Cgdl - i lavoratori (operai e impiegati) delle imprese elettriche, fino ad allora inquadrati nella federazione dei metalmeccanici, la Fiom.
    Il distacco da quest'ultima e la costituzione in federazione autonoma testimoniava la crescente importanza del settore e della maestranza che vi era addetta, non numerosa ma in buona parte altamente qualificata e per questo avvantaggiata nel rapporto con le controparti, come confermato dalla sigla del primo contratto nazionale di lavoro per operai impiegati, avvenuta nel luglio 1920 con la mediazione del ministro Labriola.
    Questi caratteri si manterranno anche nel secondo dopoguerra, allorché la Fidae si ricostituisce - alla fine del 1945- come sindacato dei circa 50mila addetti alle aziende elettriche private, municipalizzate e di autoproduzione.
    La conquista del primo contratto nazionale “post-fascista” (9 feb. 1946) e, negli anni seguenti di un articolato ed efficace sistema di welfare aziendale (casse mutue, dopolavoro e soprattutto previdenza integrativa) scandiscono una vicenda sindacale che, al di là di momentanee asprezze, si discosta nettamente dalla conflittualità e la radicale contrapposizione che connotano il clima sindacale nell'Italia della ricostruzione.
    In questa fase l'attività organizzativa e quella negoziale sono alquanto limitate, sia per la preminenza della contrattazione nazionale, sia per la scarsità di quadri sindacali, la cui attività, se non penalizzata, certo noo gode di tutele e di spazi di movimento sufficienti.
    Di fatto la Fidae torinese e piemontese consistono di un piccolo nucleo di membri di commissione interna (la Fidae preve nettamente nel settore operaio mentre divide sostanzialmente a metà con la Flaei -Cisl i consensi tra gli impiegati), di alcuni rappresentanti negli istituti di welfare (casse mutue, dopolavoro, ecc), quali G.Gallizia, M.Maglioni, A.M. Dal Toso e infine come nucleo stabile, di un funzionario retribuito a tempo pieno (G.Sussio) e di una segretaria ammiistrativa (A.Pizzi)
    Con la nazionalizzazione del settore privato e la nascita dell'Enel, nel 1962, la natura partecipativa (secondo alcuni “corporativa”) delle relazioni sindacali si accentua ulteriormente, fino a riconoscere al sindacato un ampio spazio di intervento e di controllo nel campo della politica del personale.
    Di questa condizione sono testimoni i documenti conservati in questo Fondo, in grande parte relativi agli anni post-nazionalizzazione e all'azienda Enel (a Torino operava - e opera - una grande azienda municipalizzata, l'AEM, ora Iride, le cui carte, per antica consuetudine, erano conservate presso la sede sindacale dell'azienda stessa).
    Numerose "serie", infatti, dai bandi di concorso agli straordinari all'art.15 (ovvero la classificazione del personale) sono il prodotto di una rete di relazioni (e di competenze sindacali) notevolmente sviluppate.
    Del nuovo clima si avvantaggia anche la dimensione organizzativa con un aumento delle risorse economiche-grazie alla trattenuta diretta delle quote sindacali-e della compagine dei quadri, rafforzata numericamente e ringiovanita dall'afflusso di nuovi militanti quali L.Bottazzi a Torino, M.Bosio a Novara, G.Sguaiser a Cuneo.
    La tendenza si accentuava all'inizio degli anni Settanta grazie all'impulso concomitante del superamento delle Commissioni interne ( a favore dei consigli dei delegati) e all'intensificazione dei rapporti con le direzioni aziendali. Il moltiplicarsi della rappresentanza sindacale- inmedia i delegati sono 5-6 volte più numerosi dei commissari interni- e un sistema di distacchi e permessi molto largheggiante, rappresentano una vera e propria svolta che verrà confermata da un ulteriore rinnovamento dei quadri dirigenti , la cui provenienza dalle fila aziendali conferma una regola che caratterizza da lungo tempo la Federazione e la categoria.
    Mentre nelle altre province- fino ad allora largamente sostenute dal funzionario regonale- si consolidano figure e gruppi in grado di operare in autonomia ( D.Motta a Novara, L.Amisano ad Alessandria, G.Sasia e D.Tiberti a Cuneo, A.Bego ad Asti) , a Torino l'ancor giovane L.Bottazzi, chiamato alla segreteria nazionale, lascia il campo a un nucleo di giovani- E.Bechis, A.Mancini, C.Ferraris, R.Coriasso,D.Cerri- che costituiscono l'ossatura del gruppo dirigente nel corso del decennio successivo. Tra l'altro uno di questi, R.Coriasso, sarà eletto nel 1977 primo segretario regonale della neo costituita Fnle.
    A metà degli anni Settanta, nel quadro di un piano di riorganizzazione avviato dalla Cgil, la Fidae si è fusa con le federazioni dei gasisti (Fidag) e degli acquedottisti (Filda) per dare vita alla Fnle (Federazione nazionale lavoratori dell'energia).