Partigiana genovese attiva nel comando della Divisione Giustizia e Libertà "Matteotti", VI Zona Operativa Liguria, moglie del partigiano Franzone Umberto (Ro).
Nel Fondo "Franzone Umberto e Mafalda", busta 1, fascicolo 2 "Documenti vari" conservato nell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, Ilsrec, di Genova, è reperibile la copia statica della dichiarazione dattiloscritta sd di Festuco Mafalda sulla storia della sua famiglia dopo il 08/09/1943.
Il giorno dell'Armistizio il padre, un carabiniere, si trova in servizio ad Imperia. Per sfuggire al collasso dell'esercito egli abbandona subito il suo posto e nasconde una valigia piena di bombe a mano in una località nei pressi della città, recuperate poco dopo dalla madre lì giunta in treno. Nel negozio di famiglia il padre ha un diverbio con un militante fascista e quest'ultimo lo denuncia presso i suoi caporioni, tanto che alcuni militari giungono a prelevarlo per portarlo nella Casa del Fascio (di Imperia?) dove subisce gravi minacce.
Dopo tale evento la famiglia, su consiglio di un amico in Questura, si trasferisce in Val Trebbia a Cerignale (PC) e lì il padre si unisce ai primi gruppi di partigiani; la madre Santa Cevasco (moglie del partigiano Ernesto Festuco, "Dick", diventata anche lei collaboratrice con il nome di battaglia "Santa") e i figli adolescenti trovano ospitalità presso dei contadini ma, per timore di rappresaglie, dopo pochi giorni questi li fanno trasferire in un fienile in mezzo al bosco. I disagi ed i sacrifici sono notevoli ma il peggiore spavento giunge il 29/08/1944 quando, in occasione di un rastrellamento nazifascista guidato dal tenente fascista Zippo (ex prigioniero dei partigiani dai quali era riuscito a fuggire, dunque a conoscenza dei nomi dei ribelli), qualcuno segnala loro il nome della madre di Mafalda quale moglie di un partigiano. Lei e i figli vengono prelevati ed interrogati per strappare loro la posizione delle motociclette nascoste dal padre e dai comandanti Aldo Gastaldi (Bisagno) e Salami (?). La donna non sa nulla: ritenendo che non intenda collaborare, i fascisti le puntano contro i fucili minacciandola di morte e si decidono a fucilare anche i due figli. Fortunatamente giunge in quel momento un pastore che sa dove siano celate le motociclette e si offre di condurvi i nemici; nella confusione che si genera la donna riesce a prendere per mano i bambini e a saltare in un cunicolo dove scorre un ruscello. Mentre sono nascosti nell'angusto spazio occupato da rovi ed ortiche, i nazifascisti bruciano tutte le case attorno a loro. Restano celati nella roggia fino a notte, dopo aver sentito gli edifici incendiarsi e crollare. All'epoca degli avvenimenti Mafalda ha 15 anni e nel testo si definisce come impegnata in veste di staffetta, a piedi ed in bicicletta, a portare informazioni tra il Comando ed i vari Distaccamenti ed in particolare le notizie da pubblicare sul giornale clandestino "Il Partigiano" diretto da Giorgio Gimelli (Gregory).