Galimberti, Tancredi Achille Giuseppe Olimpio (Duccio)

    Data di esistenza

    Data di nascita : 03/04/1906

    Data di morte: 04/12/1944

  • Biografia

    Tancredi Achille Giuseppe Olimpio Galimberti, detto Duccio (Cuneo, 30 aprile 1906 – Centallo, 4 dicembre 1944), è stato un avvocato, antifascista e partigiano italiano, la figura più importante della Resistenza in Piemonte. Medaglia d'Oro al Valor Militare e Medaglia d'Oro della Resistenza, è stato proclamato Eroe nazionale dal CLN piemontese.

    Figlio di Tancredi (ex ministro delle Poste con Giuseppe Zanardelli e poi senatore fascista) e di Alice Schanzer, studiosa e poetessa di origini austriache, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza a Torino esercita l'attività di avvocato diventando un valente penalista già in giovane età e, nonostante la posizione del padre, non scende mai a compromessi con il fascismo. Dopo la chiamata obbligatoria alle armi decide di svolgere il servizio di leva come soldato semplice, perché per poter frequentare il corso di allievo ufficiale dovrebbe iscriversi al partito fascista.
    Mazziniano fervente, negli anni tra il 1940 e il 1943 tenta di organizzare gli antifascisti cuneesi. Nel 1942 è tra gli organizzatori del Partito d'Azione nella sua città, raccogliendo attorno a sé personaggi di antiche convinzioni democratiche e un gruppo di giovani cresciuti nell'ambito delle organizzazioni universitarie fasciste maturati agli ideali dell'antifascismo. Galimberti viene clamorosamente allo scoperto dopo la destituzione di Mussolini: il 26 luglio del 1943 si affaccia alla finestra del suo studio che dava sulla piazza Vittorio (divenuta negli anni successivi piazza Galimberti in suo onore) e arringa la folla. Interviene la polizia e le persone che accorrono ad ascoltarlo sono disperse a colpi di manganello. Nello stesso giorno parla in un comizio a Torino. Riferendosi al proclama del generale Badoglio grida: «Sì, la guerra continua fino alla cacciata dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista!». Queste frasi gli causano subito un mandato di cattura delle autorità badogliane, revocato soltanto tre settimane dopo.
    L'8 settembre lo Studio Galimberti a Cuneo si trasforma in centro operativo per l'organizzazione della lotta armata popolare, dopo non essere riuscito a convincere il Comando militare di Cuneo a opporsi in armi all'avanzata dell'esercito tedesco che sta calando dal Brennero in tutta la penisola. Tre giorni dopo Duccio, Dante Livio Bianco e altri dieci amici si recano in Valle Gesso per costituire il primo nucleo della banda partigiana Italia libera (analoga banda viene formata in Valle Grana da Giorgio Bocca, Benedetto Dalmastro e altri amici di Duccio), dalla quale nascono le Brigate Giustizia e Libertà. Duccio dimostra rilevanti capacità di organizzazione e conduzione della lotta partigiana. Egli si occupa, tra l'altro, del reclutamento di nuovi partigiani vagliando la validità "morale" dei nuovi arrivati. Infatti è altissimo il rischio che fra loro si annidino spie fasciste. Quando il 13 gennaio 1944 i tedeschi investono in forze la posizione di San Matteo, vengono contrastati dalla tattica elastica dei partigiani, i quali riescono a far fallire il piano nemico.
    Nel gennaio del 1944 Galimberti viene ferito durante un rastrellamento e curato sommariamente in una stalla di Rittana da una dottoressa ebrea e polacca sfuggita ai nazisti e riparata tra i partigiani. La gravità delle ferite lo costringe ad andare all'Ospedale di Canale. Dopo un periodo di cure trascorso in un rifugio nelle Langhe, viene nominato comandante di tutte le formazioni Giustizia e Libertà del Piemonte e loro rappresentante nel Comitato militare regionale. Nutrito di spirito europeista nell'accezione federalista, il 22 maggio 1944 sigla in Francia a Barcelonnette un patto di collaborazione e di amicizia con i "maquisards", i partigiani francesi. Tratta inoltre l'unificazione e il coordinamento delle bande operanti in Valle d'Aosta. Si trasferisce a Torino, dove inizia ad esercitare l'incarico della direzione militare regionale ed un'opera incessante e rischiosissima di organizzazione, entrando a far parte del Comando regionale dei Corpo volontari della libertà.
    In seguito a una delazione viene arrestato il 28 novembre 1944 in una panetteria di Torino che è il recapito del Comando partigiano. I frenetici tentativi delle forze della Resistenza di operare uno scambio di prigionieri con i tedeschi sono inutili: Galimberti è una figura importantissima per i partigiani resistenti e, per i nazifascisti, una preda troppo ambita per lasciarla sfuggire. Quattro giorni più tardi, nel pomeriggio del 2 dicembre, un gruppo di fascisti dell'Ufficio politico di Cuneo va a Torino per prelevarlo dal carcere. Viene trasportato nella caserma delle Brigate Nere di Cuneo: qui Galimberti è sottoposto ad interrogatorio e ridotto in fin di vita dalle sevizie, ma nonostante questo i fascisti non riescono ad ottenere alcuna informazione riguardante le formazioni partigiane della montagna cuneese.
    Il mattino del 3 0 4 dicembre la salma viene caricata su un camioncino e, trasportata nei pressi di Centallo, abbandonata ai margini di un campo dopo una finta fucilazione. In reazione, il 12 dicembre il comando militare partigiano del Piemonte dispone una rappresaglia – giudicata dallo storico Claudio Pavone «particolarmente dura» – emanando il seguente ordine: «Passare per le armi 50 banditi delle Brigate Nere per vendicare la morte del comandante Tancredi Galimberti».
    Piero Calamandrei ha dedicato alla memoria di Duccio Galimberti la "Lapide ad ignominia", scritta in risposta ad Albert Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia, condannato per crimini di guerra, che affermava invece di meritare un monumento. La casa e lo studio che furono della famiglia Galimberti sono oggi un museo a seguito del lascito testamentario del fratello Carlo Enrico nel 1974. Esso espone oggetti, documenti, ricordi della famiglia e contiene una biblioteca di circa 20.000 volumi, riviste ed opuscoli prevalentemente appartenenti all'Ottocento e primi Novecento d'argomento giuridico, letterario, scientifico ed artistico, nonché opere d'arte di pittori quali Lorenzo Delleani, Giacomo Grosso, Matteo Olivero e scultori come Leonardo Bistolfi e Henri Godet.

    Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti