Eugenio Garrone nacque a Vercelli il 19 ottobre 1888. Molto legato al fratello sin dalla più tenera infanzia, sviluppò presto l'amore per la natura e per la poesia, amante del bello, nella musica, nelle arti figurative, nella poesia e nel romanzo. Dotato di un'indole docile e malinconica, subì l'influenza di Giuseppe, spirito orgoglioso e pratico, che lo indirizzò verso un forte patriottismo. Già adolescenti cantavano insieme l'Inno ad Oberdan. Negli stessi anni la famiglia si trasferì al numero 14 di via Santa Caterina, un tempo sede del convento di Sant'Agata. Finite le scuole, Neno – com'era affettuosamente chiamato – si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Torino, fondando negli stessi anni, assieme al fratello e a un gruppo di amici, la Sezione Universitaria del Club alpino italiano (SUCAI). Dopo la laurea licenziò alcune pubblicazioni, la più nota e significativa delle quali è il Contributo alla teorica della domanda giudiziale (1910), saggio vertente su tematiche di diritto processuale civile, aperto ai nuovi indirizzi scientifici, allora inaugurati da Chiovenda, nel campo del diritto processuale civile. Lo stesso anno vinse il concorso come segretario di ministero e fu impiegato come funzionario alla Pubblica istruzione. A Roma intrecciò un’intensa storia d’amore che si infranse alla fine del 1915. All’inizio del 1916 Eugenio fa domanda, come già il fratello, per entrare nel corpo degli alpini pur essendo riformato alla leva per “esilità toracica”. Nel marzo del 1916, Eugenio, assegnato al 3°Alpini, istruisce le reclute a Moncalieri; poi viene inviato per le esercitazioni a Oulx; a fine maggio è già in Trentino, sul Pasubio, dove partecipa alle durissime battaglie difensive in occasione dell’Offensiva di Primavera, nota come “Strafexpedition” (Spedizione Punitiva), scatenata dagli Austro-ungarici. In convalescenziario a Iseo e Verona per malattia, a luglio è in Vallarsa nel battaglione Exilles. Nell’attacco del settembre 1916 a Coston di Lora riceve la prima medaglia al valore. Nell’ottobre 1916 è ferito alla clavicola. È inviato all’ospedale di Vercelli, e successivamente a Courmayeur, per un corso sciatori. A fine aprile 1917, dopo un periodo a Pinerolo e a Perrero per l’istruzione delle reclute Eugenio è assegnato con il grado di Tenente al 265° Reggimento di Fanteria. Il 23 maggio riceve un’altra medaglia d’argento combattendo sul Monte Faiti. Torna al 3° Reggimento Alpini. Nel frattempo una circolare aveva permesso ai fratelli di riunirsi ed Eugenio raggiunge Giuseppe in Carnia il 7 ottobre. I due fratelli si ritroveranno il 23 novembre sul Brenta. Tra la fine di novembre e l’11 dicembre sono insieme nella 6a compagnia del battaglione Tolmezzo dopo lo scioglimento del Gemona. Il 14 dicembre, durante la battaglia del Col della Berretta, Neno viene ferito al petto e Pinotto a un piede. Entrambi gravemente. Fatti prigionieri, mentre vengono trasportati a un posto di medicamento, un colpo di artiglieria uccide Pinotto. Neno ottiene di essere lasciato vicino al fratello a vegliarne la salma per un’intera notte. Il giorno dopo, derubato e spogliato delle vesti, verrà recuperato mentre il corpo del fratello non sarà più ritrovato. Il 21 dicembre, da Innsbruck, dove viene in prima battuta ricoverato, Eugenio scrive alla famiglia per dare la triste notizia. Morirà anche lui tra il 6 e il 7 gennaio 1918 all’ospedale militare di Salisburgo. Tornerà la salma nell’ottobre del 1922 a Vercelli. Come il fratello, ricevette la medaglia d’oro.