Garrone, Giuseppe, Pinotto, Toto

  • Biografia

    Giuseppe (Pinotto o Toto in famiglia e dagli amici) nacque a Vercelli il 10 novembre 1886. Si laureò con lode nella facoltà di giurisprudenza dell’ateneo torinese. Giuseppe si laurea con una tesi sulle “Servitù irregolari nel diritto romano e nel diritto odierno” che verrà pubblicata, subito dopo la laurea, dalla casa editrice Sacerdote. Pubblicherà poi numerosi articoli giuridici sulla “Rivista Penale” e sul “Digesto italiano”. Fra i suoi maestri lo ebbe particolarmente caro, insieme al fratello, Francesco Ruffini. Appassionato di montagna, aveva aderito con entusiasmo alla S.U.C.A.I. (Stazione Universitaria del Club Alpino Italiano). Primo nel concorso per la magistratura nel 1908, Pinotto, dopo un anno alla Corte di Cassazione, passò alla Procura del Re di Torino. Alcuni grandi processi, come quello istruito contro Giovanni Agnelli, misero in luce l’acume, la dottrina, la fermezza di «Garroncino» (così lo chiamavano i colleghi, per l’aspetto estremamente giovanile).
    In quegli stessi anni egli si adoprò anche per dar vita all’associazione dei magistrati e infonderle uno spirito di fiera indipendenza di fronte alle pressioni del governo. Sentì nascere allora le prime insofferenze e i primi disgusti per certe meschinità della vita giudiziaria e civile; e forse anche per questo, nominato pretore, chiese e ottenne la sede di Morgex in Valle d’Aosta. Il «pretore del Monte Bianco», il «magistrato dei ghiacciai»: così allora lo chiamarono gli amici. Ma l’inquietudine lo rodeva: e verso la fine del 1913 maturò la decisione di andare giudice in Libia, a Tarhuna. Venne riconosciuto dagli indigeni come il Gran Cadì, il giudice buono. Si interessò alla loro cultura e cominciò a imparare la loro lingua. Venne coinvolto nell’assedio di Tarhuna, nel 1915, da cui riuscì a sfuggire alla morte, raggiungendo Tripoli, ferito a entrambe le braccia. Dopo la convalescenza in Italia, prese servizio – dopo un periodo di addestramento – al 1° Reggimento alpino a Mondovì, avendo fatto richiesta di arruolamento come volontario nel corpo degli alpini, nonostante fosse stato riformato e avesse la possibilità di tornare ad operare nella colonia. Tenne come istruttore un corso di allievi skiatori a Chaz-Dura, sopra il Piccolo San Bernardo. Nel marzo 1916, Giuseppe era in Carnia assegnato al battaglione Monte Saccarello con il grado di sottotenente. Per tutto il tempo che rimarrà nella zona, in Val Raccolana, il suo compito fu quello di allestire la linea difensiva, costituita da ricoveri e piccoli posti sull’aspra cresta dal Jof del Montasio al Cregnedul e mantenerla in efficienza. Assolve il suo compito con perizia e dedizione, grazie anche alle sue notevoli capacità alpinistiche, indispensabili in quelle aspre montagne, ricevendo encomi ed essendo così apprezzato dai comandi al punto che lo trattengono in zona per più di un anno. Nell'aprile 1916 partì per il fronte con un reparto sciatori del Btg “Monte Saccarello” destinato in Carnia. In questo periodo fu assegnato a vari battaglioni (Pieve di Teco, Val d'Arroscia, Val Fella). Nel luglio 1917 da Capitano assunse il comando della 69° Cp del Btg Gemona dell’Ottavo Rgt Alpini, raggiunto nell'ottobre dal fratello Ten. Eugenio e con essa, durante il ripiegamento sul Piave riuscì a respingere e a causare gravi perdite al nemico che l’aveva accerchiato. Pochi giorni dopo raggiunto il massiccio del Grappa, assunse il comando della 6° Cp del Btg “Tolmezzo” ove era stato anche assegnato il fratello. Il 12 ottobre fu trasferito al tribunale di guerra del XXIII Corpo d'Armata con funzioni di giudice relatore; su sua richiesta ottenne il 16 la revoca e ritornò al suo reparto. Il 14 Dicembre, durante i combattimenti per la difesa delle posizioni, resistette con vigore ai reiterati attacchi nonché ai tiri di mitragliatrici e cannoni. Dopo dura lotta, gravemente ferito, durante il trasporto al posto di medicazione, fu travolto dallo scoppio di una granata. Morì assistito dal fratello Eugenio che sebbene ferito non volle abbandonarlo. Il suo corpo fu disperso nelle successive fasi della battaglia.
    Alla sua memoria venne conferita con Regio decreto del 2 Giugno 1921 la medaglia d’oro al valor militare.