Gastaldi, Aldo, (Bisagno)

    Data di esistenza

    Data di nascita : 17/09/1921

    Data di morte: 21/05/1945

  • Pseudonimo, nome assunto

    Bisagno

  • Biografia

    Primo di cinque figli,  nel febbraio 1941 è chiamato alle armi e arruolato nel Reggimento misto del genio della divisione alpina Cuneense. Avviato alla Scuola allievi ufficiali dell’arma del genio di Pavia, ne esce nel marzo 1942 con il grado di sottotenente, risultando terzo su ben 700 allievi. Ufficiale del 15° reggimento del genio a Chiavari, colui che Giovanni Serbandini (Bini) avrebbe enfaticamente definito “il primo partigiano d’Italia”, all’indomani dell’8 settembre si dà alla clandestinità, raggiungendo la zona di Cichero nell’entroterra chiavarese, ove si sarebbe formata l’omonima formazione partigiana. Di carattere solido e tendente all’introspezione, profondamente legato ai principi della morale cristiana e allo spirito evangelico, è con estrema coerenza che vive la scelta resistenziale, distinguendosi, ancor prima che per le notevoli capacità militari e strategiche, per doti umane fuori dal comune e un accentuato rigorismo. Esempio quotidiano di autodisciplina, altruismo e spirito di sacrificio , ben presto diviene un capo carismatico per il quale chiunque, come hanno attestato molti uomini della Resistenza, avrebbe dato la vita. Comandante della divisione  Cichero, è protagonista di numerose azioni belliche, tra cui vanno ricordate l’attacco a Ferriere di Lumarzo ad una caserma fascista nella quale, pur sotto il fuoco nemico, penetrava nuovamente per riaccendere la miccia di una bomba, diversi attentati ai tralicci dell’alta tensione e ai ponti delle vallate, la solitaria sortita, sotto travestimento da tenente degli alpini, presso un reparto della Monterosa, azione propagandistica che il 4 novembre 1944 avrebbe portato alla defezione dell’intero battaglione Vestone. Critico nei confronti di un partitismo che avrebbe incrinato, a suo giudizio, compattezza e nobiltà ideale della lotta partigiana (“noi non abbiamo un partito, noi non lottiamo per avere domani un cadreghino”), nei mesi finali della Resistenza entra in contrasto con la componente comunista del Comando VI Zona in merito a questioni organizzative e strategiche. Per un’atroce beffa del destino muore il 21 maggio 1945 in seguito ad un banale incidente: di ritorno su un camion da Riva del Garda, dove ha voluto accompagnare alle loro case un gruppo di suoi partigiani, nei pressi di Desenzano cade dal tetto della cabina di guida su cui era salito, finendo travolto dalle ruote del veicolo. Una morte accidentale, la cui dinamica sarà oggetto di pesanti illazioni (omicidio simulato nei confronti di uno “scomodo” partigiano) nel dopoguerra, quando l’infuocato clima della guerra fredda provocherà profonde divisioni tra le associazioni partigiane e le forze politiche. Le testimonianze oculari dell’incidente sono conservate presso l’archivio dell’Ilsrec. Medaglia d’oro al valor militare.

    Dizionario della Resistenza in Liguria, (a cura di) F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008