La Gazzetta del Popolo (L'Italiano-Gazzetta del Popolo dalla fondazione fino al 1945) è stato un quotidiano italiano fondato a Torino il 16 giugno 1848. Ha cessato le pubblicazioni il 31 dicembre 1983, dopo 135 anni di vita.
Fu fondata dallo scrittore Felice Govean e dai medici Giovanni Battista Bottero e Alessandro Borella. La prima sede del giornale si trovava in Piazza IV Marzo. Fu lanciata con un prezzo molto contenuto (5 centesimi la copia e 12 lire l'abbonamento annuale) per favorirne la diffusione presso la piccola borghesia istruita. Di orientamento liberale, monarchico e anticlericale, la Gazzetta appoggiò la politica di Cavour e il programma risorgimentale di unificazione italiana. Durante la guerra di Crimea (1853-56) il quotidiano lanciò una campagna per fornire cento cannoni alla fortezza di Alessandria. I lettori furono mobilitati e lo scopo fu raggiunto. Dopo l'unificazione del Paese (1861) la direzione del giornale passò a Giovanni Battista Bottero. La sua Gazzetta sostenne la Sinistra storica di Francesco Crispi contro la politica di Giovanni Giolitti.
Nel 1925 la proprietà della casa editrice passò alla Società Idroelettrica Piemontese (SIP), gruppo filo-governativo: il giornale finì sotto il controllo del regime fascista. La nuova proprietà avviò una serie di investimenti sugli impianti (nuove rotative, migliori procedimenti per riprodurre le fotografie). Negli anni Venti raggiunse la soglia delle 180 000 copie vendute. L'impostazione era decisamente moderna: rubriche di moda, cucina, tempo libero, sull'educazione, pubblicità. Incontrarono il favore del pubblico gli inserti settimanali e la sezione per i bambini con racconti, giochi e fumetti. Nel 1930 il giornale pubblicò per primo in Italia le strisce di Topolino. Nel marzo 1944 era direttore del quotidiano il giornalista Ather Capelli, che fu ucciso il 31 dello stesso mese dai GAP di Torino.
Il 24 luglio 1945, dopo la fine della seconda guerra mondiale, riprese le pubblicazioni con la testata Gazzetta d'Italia. La proprietà ritornò alla Società Idroelettrica Piemontese, del gruppo IRI, alla direzione fu chiamato Massimo Caputo, giornalista di orientamento liberale. Nel giugno 1953 il giornale fu acquistato dal senatore democristiano Teresio Guglielmone. La Gazzetta entrò nell'orbita della Democrazia Cristiana. Nel 1957 fu rilevata dall'Affidavit, società romana finanziata dalla DC. La linea politica passò dal campo liberale a quello centrista filo-democristiano.
Tra gli anni sessanta e gli anni settanta condusse alcune importanti inchieste sul lavoro minorile, sulle baronie mediche e sugli incidenti sul lavoro. Nel 1974 venne acquistata dall'editore Alberto Caprotti. Il nuovo proprietario, constatato il forte indebitamento contabile, decise la chiusura del giornale per il 1º agosto. La redazione protestò, intervenne la FNSI e si ottenne un accordo con Caprotti, che permise al giornale di continuare ad uscire.
Nel 1980 il deficit della testata si fece sempre più pesante e si decise di ridurre il formato in quello tabloid, ma senza benefici. Il 9 luglio 1981 il tribunale decise il fallimento della Editor.
Col fallimento, il giornale fu pubblicato ancora per qualche settimana in gestione provvisoria, fino alla chiusura decisa dai giudici il 2 agosto. Le pubblicazioni ripresero provvisoriamente nel 1982, grazie alla volenterosa intraprendenza dei tipografi del quotidiano sportivo torinese Tuttosport, in una nuova sede, fino alla chiusura definitiva il 31 dicembre 1983.
La proprietà della testata, dopo vari passaggi, è passata nel 2004 nelle mani dell'imprenditore e politico siciliano Vito Bonsignore. Nel 2005 si è parlato di un possibile rilancio della testata, ma ciò non è avvenuto.