Ufficiale di carriera, durante la Prima guerra mondiale raggiunse il grado di capitano. Nel 1938 assunse il comando del 2° Reggimento d'artiglieria di Corpo d'armata. Il Secondo conflitto mondiale vide Trabucchi nel Comando della IX Armata impegnata sul fronte greco-albanese, e la sua nomina a generale di Brigata per meriti di guerra. L'armistizio sorprese l'alto ufficiale a Mentone, dove si trovava come capo di stato maggiore della IV Armata. Lasciata la Francia, Trabucchi fu tra i primi ufficiali di carriera che si misero a disposizione del Comitato di liberazione nazionale piemontese per combattere i nazifascisti. Nel ruolo di comandante generale delle formazioni Autonome fu, col nome di battaglia di Penotti, stretto collaboratore del generale Giuseppe Perotti e, quando questi fu fucilato, lo sostituì al comando del CMRP. Nel dicembre del 1944, per il suo spirito unitario e per le indiscusse capacità militari e organizzative, i dirigenti politici della Resistenza piemontese accolsero la proposta degli Alleati di affidare a Trabucchi la responsabilità del "comando generale unico per tutte le operazioni di combattimento da compiersi dai partigiani" in Piemonte. Tre mesi dopo il generale cadde nelle mani delle SS tedesche. Tradotto nel carcere di San Vittore a Milano, Trabucchi - registrato come Alessandri - riuscì a salvarsi grazie all'insurrezione popolare del 26 aprile. Tornato a Torino, fece in tempo a partecipare alle operazioni conclusive della Liberazione, prima che, il 1° maggio, le avanguardie alleate giungessero nel capoluogo piemontese. Dal 1955 in poi si ritirò completamente dalla vita pubblica.
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