Ghio, Luigi (Pinin, Stella Rossa)

  • Biografia

    Le seguenti informazioni sono tratte dalla dichiarazione che Luigi Ghio presenta nell'immediato dopoguerra al CLN Liguria di Genova. Una sua copia statica è reperibile nel Fondo DV, Busta 2, Fascicolo n.7 "Eccidi dei partigiani - Osservatorio della Marina - Sant'Ugo" conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova.

    Cospiratore antifascista già perseguitato in passato dai fascisti, impiegato all'Azienda del Gas di Genova, fin dai primi giorni dell'agosto 1943 è organizzatore di un'associazione armata anti-nazifascista assieme all'atleta Dario Della Valle, che sfrutta la sua notorietà negli ambienti sportivi per diffondere propaganda ed affiliazioni.
    L'armistizio dell'8 settembre e la rinascita del fascismo richiedono più riservatezza e fermezza, motivo per cui essi decidono di lanciare un manifesto finanziato dal dott. Pietro Campanella e stampato in 300.000 copie sotto al titolo Partito Repubblicano Italiano. Per una maggiore sicurezza la sede viene trasferita a Fumeri, frazione dell'entroterra genovese a nord di Campomorone, ed i membri iniziano a raccogliere armi e materiali per soldati sbandati, renitenti ed ex prigionieri di guerra della zona. Il primo ottobre 1943 viene qui costituita la prima banda armata, nota come "Asso di Picche". La rete di contatti tra i cospiratori si diffonde: essi si incontrano con il tenente di vascello Antonio Zolesio noto come "Chiappori", con l'avvocato Eros Lanfranco, con il maresciallo di Marina Luigi Vaccari e molti altri. Nonostante Ghio sia fortemente sospettato nella sua azienda e con il Pfr impegnato in un suo costante controllo, a Fumeri il lavoro procede con ordine sempre maggiore ed affluiscono carte militari del territorio ligure, armi, uomini, solidarietà della popolazione, aiuto di parroco, maresciallo dei Carabinieri e medico. Ghio affida a Della Valle la direzione dell'oeprato nella sede mentre egli si concentra totalmente sul mantenimento della cospirazione con la Marina, tanto che viene costituita la segreta Brigata Marina. Ai rapporti con Vaccari si aggiungono quelli, cordiali, con il comandante Biffignandi della sede di San Fruttuoso.
    L'amicizia umana e cospirativa più rilevante, tuttavia, è quella con il comandante Carlo Unger di Löwenberg e con il suo vice Silvio Fellner (successivamente fucilati) i quali, assieme ad altri ufficiali e sottufficiali, stanno preparando "un buon colpo". Il centro della cospirazione di Marina si trova nel quartiere di Sampierdarena, sotto l'egida del Partito repubblicano mazziniano.
    Poco tempo dopo, durante uno sciopero tranviario, vengono arrestati alcuni dei membri e due vengono fucilati; le SS fanno irruzione nell'abitazione di Ghio a Rapallo e, nonostante egli venga fermato, i documenti falsi lo aiutano a fuggire. E' in atto un pesante rastrellamento a Fumeri e Ghio, temendo di arrecare danno ai compagni con la sua presenza in zona, decide con la famiglia di andare a Torino e fare alcune puntate a Milano dov'è il magazzino della Marina diretto da uno dei membri della Brigata Mare. Qui si mette a disposizione del CLN del Generale Perotti. Le incursioni per cercarlo ed arrestarlo continuano ma invano ed il lavoro di cospirazione continua fino alla Liberazione.
    Nel medesimo Fondo e fascicolo è inoltre reperibile una
    dichiarazione del 04/06/1945 del maresciallo di Marina Luigi Vaccari al tenente di vascello e comandante della Divisione Giustizia e Libertà "Matteotti" Antonio Zolesio (Umberto, Chiappori). Di essa si citano testualmente i passaggi più rilevanti riferiti a Luigi Ghio. 
    "Anche prima del giugno 1943 il signor Ghio, sotto il nome di Stella Rossa, riuniva nel suo domicilio in via Nizza [...], unitamente al sottoscritto, diversi signori che fummo presentati collo scopo di organizzare il sabotaggio delle mine collocate nel porto [...] A metà di ottobre 1943 ebbi ordine dal signor Ghio di arruolarmi nella Marina ed avvicinare quanti ufficiali e sottufficiali che più mi fosse possibile e quindi presentarmi a lui [...]. Nel novembre 1943 il signor Ghio mi presentò il signor Chiappori (Comandante Zolesio) e da questi ricevevo unitamente al Ghio le disposizioni per la propaganda presso gli alti Comandi di Marina. Prima d'avvicinare fu il comandante Berlucchi che risultò in secondo tempo aderente alla Marina Repubblicana. Costui denunciava al comandante Biffignandi l'opera del Ghio e del sottoscritto. Il Biffignandi, dopo un tragico colloquio [...], durante detto colloquio il signor Ghio mise a spalle al muro il com. Biffignandi il quale non avendo potuto opporre alle argomentazioni del Ghio la contropartita, ad un certo punto iroso, battendo i pugni sul tavolo gli gridò: "Io ti faccio fucilare" e volgendosi al Ghio disse "Assumete voi la responsabilità delle vostre asserzioni e della vostra dottrina". Il Ghio rispose decisamente di si ma che avrebbe perseverato nel suo lavoro, tanto che il Biffignandi, vedendo la decisione del Ghio e la sua indifferenza alle minacce, dietro alla richiesta del sig. Ghio se questo colloquio doveva ritenersi in forma ufficiale o se avrebbe avuto delle conseguenze, il Biffignandi garantì dando al Ghio la parola d'onore di non agire contro il sottoscritto né contro altri appartenenti alla Marina. Dopo un po' di tempo misi a contatto col sig. Ghio i comandanti Unger di Löwenberg e Fellner i quali in un rapporto segreto assicurarono che il comando Marina era a disposizione totale dell'organizzazione diretta dal sig. Ghio. [...]
    Il Comandante Löwenberg da allora osteggiò sabotando sistematicamente con ogni mezzo gli ordini tedeschi, ribellandosi a qualunque cosa che doveva ledere gli interessi della Patria, anzi diede subito ordine di dislocare due magazzini vestiario, uno a Torriglia e l'altro a Prato, per rifornimento degli uomini che cominciavano a formare i gruppi partigiani [...]. Il giorno 18 agosto 1944 venne circondato il comando centrale della Marina dalle SS e truppe tedesche, nonché tutti gli altri comandi periferici, sotto l'accusa di alto tradimento, facendo prigionieri dal Comandante all'ultimo marinaio, colla speranza di acciuffare i cospiratori. Riuscii a scappare travestito da muratore e seppi il mattino successivo che dopo un sommario interrogatorio venivano passati per le armi alla sera precedente i comandanti Löwenberg e Fellner. Dopo pochi giorni gli equipaggi furono deportati tutti in Germania. Fui informato quando mi recai a cercare il sig. Ghio che anche lui fu fucilato dietro condanna a morte in contumacia sotto l'accusa di cospirazione e di intelligenza col nemico, tanto che sia al suo ufficio come nello stabile dove io lo cercai, era convinzione generale della sua dipartita. Quando gli equipaggi furono rientrati in Italia dal campo di concentramento di Stettino (Germania) fummo tutti chiamati dal nuovo comandante del Comando Marina per sapere se volevano arruolarsi nella X Mas, con diffida però che coloro i quali si sarebbero rifiutati sarebbero stati denunciati alle autorità tedesche ed inviati per lavoro obbligatorio. Tanto il sottoscritto quanto la maggioranza degli altri, pur sapendo la sorte che ci aspettava, ci rifiutammo decisamente. Orbene noi, fedeli al signor Ghio, come sempre fiduciosi attendemmo il suo ritorno malgrado la notizia della sua fucilazione a me data come ufficiale; non firmammo alcun questionario presentatoci, ed oggi che il signor Ghio è tornato fra noi e vicino al comandante Zolesio siamo pronti a servirlo dovunque [...]".