Antonio Giovannini è stato un giovane bersagliere della Rsi, costretto all'arruolamento dopo aver assistito all'arresto dei familiari dei suoi compagni di scuola renitenti alla leva. Nel Fondo "Giannecchini Lilio - Toscano", busta 2, fascicolo 3 "Bersagliere della RSI Giovannini Antonio catturato durante la battaglia di Pertuso il 24/8/1944" conservato presso l'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova, è reperibile la sua dichiarazione manoscritta dei trascorsi personali dal 1943 a 1945 necessaria per essere riammesso nella sezione di esame del suo liceo classico di Lucca, dove rientra dopo la Liberazione grazie ad un lasciapassare del Cln di Novi Ligure (AL). Le seguenti informazioni sono tratte da detto documento.
Giovannini viene chiamato alle armi il 24/11/1943 assieme ad altri giovani della leva del 1925, costretto a presentarsi a seguito dell'arresto di tutti i familiari dei suoi compagni di classe che non hanno risposto alla chiamata. Viene inviato a Pistoia poi Firenze, infine a Modena dove viene inquadrato nel 6° Battaglione di Fanteria da Costa. Il 23/02/1944 vengono destinati all'Isola d'Elba ma il 30/05 è inviato a Novi Ligure (AL) per un ulteriore corso di addestramento.
Dopo due vani tentativi di fuga il 24/08, munito di una motocicletta trafugata al Comando, tenta nuovamente di scappare verso Lucca. Giunto presso Massa Carrara un militare tedesco di servizio in un posto di blocco gli spara ferendolo seriamente alla gamba sinistra e, dopo aver continuato per poco la fuga, viene catturato dal personale lanciatosi all'inseguimento. Sono i giorni della cosiddetta Battaglia di Pertuso, durissimo combattimento avvenuto tra le forze partigiane e nazifasciste nelle strette di Pertuso, anguste gole vicino a Cantalupo Ligure (AL).
Dopo due ricoveri a Pavia e a Gardone Riviera (BS), viene processato e condotto in un campo di concentramento in Germania presso Amburgo. Gravi condizioni di salute consentono il suo rimpatrio a Novi Ligure, dove viene destinato a funzioni sedentarie.
A Novi inizia la sua collaborazione con i partigiani locali: le condizioni ancora precarie della gamba non gli permettono azioni attive assieme ai "ribelli" ma, qualche tempo prima della Liberazione, riesce finalmente a fuggire portando con sé numerose armi e munizioni che consegna ai partigiani. Si presenta dunque al Comando Piazza di Novi ed è immediatamente assunto in servizio. Nei giorni successivi alla Liberazione, dopo aver atteso la normalizzazione della situazione, il Comando gli fornisce regolare lasciapassare (presente nel fondo in forma di copia statica) per consentirgli il rientro a Lucca.
Giovannini è diventato avvocato civilista a Lucca, come la moglie, e non ha mai chiesto la pensione per invalidi di guerra, nonostante la claudicazione che lo ha accompagnato per tutta la vita. E' morto a Lucca il 22/11/1976.