Golini, Nino

  • Biografia

    Non sono state ritrovate informazioni relative a questa persona, probabilmente un civile divenuto per un breve periodo collaboratore delle formazioni clandestine genovesi, VI Zona Operativa Liguria.
    Nel Fondo "Giannecchini-Toscano", busta 3, fascicolo n.8 conservato nell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea - ILSREC - di Genova, è reperibile copia statica di un rapporto sd redatto presumibilmente da Giusto Veneziani, capo dell'ufficio politico della Questura di Genova, al termine della sua laboriosa indagine sui partigiani genovesi e contenente nominativi e sintesi dell’operato di numerosi "ribelli" tra cui il Golini, che tuttavia ha fornito una lunga confessione sul suo ruolo in dette formazioni e sul suo rapporto con altri partigiani dei quali indica i nomi. in esso egli viene così descritto:
    "Ha pienamente confessato la sua partecipazione all'organizzazione terroristica giustificandosi di essere stato costretto con gravi minacce a fare quello che lo Jori Germano (partigiano Germano Jori, "Renato") e il "Paolo" (?) gli ordinavano. Le sue asserzioni sono pienamente attendibili perchè trattasi di un giovane di animo buono che, appena ha avuto la sicurezza di non poter essere raggiunto dalla vendetta dei terroristi, si è aperto con la massima sincerità dimostrando con i fatti di nutrire addirittura odio contro coloro che lo dominavano psichicamente, approfittando della sua debolezza. Il Golini confezionava gli ordigni esplosivi che servivano per compiere atti terroristici di sabotaggio, dei quali però non era a conoscenza limitandosi la sua partecipazione alla materiale confezione. Mostratigli i residui degli ordigni esplosi nel Cinema Odeon e nel Bar Olanda, egli li ha riconosciuti perfettamente, in modo che non vi è alcun dubbio sulla responsabilità del "Paolo" nell'organizzazione di tali attentati. Che il Golini fosse decisamente contrario all'operato dei terroristi è dimostrato dal fatto che quando ebbe la percezione che gli ordigni causavano morte e desolazione, si rifiutò di confezionarne altri, tanto che fu messo in contatto col Grillotti Balilla (partigiano Balilla Grillotti, "Daniele") al quale dette le istruzioni per la prosecuzione dell'opera. E' anche vero, come ha affermato il Golini, che parecchie volte gli ordigni da lui confezionati non sono esplosi avendo egli scientemente operato in modo errato".