Fra i primi aderenti all’organizzazione clandestina di Resistenza nello spezzino c’è tutto un gruppo di militari, fra cui fondamentale è la figura di Renato Mazzolani, capitano C.R.E.M., che diventerà poi responsabile delle S.A.P. di “Giustizia e Libertà”. A Mazzolani viene affidato l’incarico di mantenere a mezzo radio il contatto fra C.L.N e Comando della Divisione Liguria ed egli chiede che armi per difesa individuale, almeno degli “sten”, vengano date alle S.A.P.
Dopo l’arresto e la tragica morte di Mazzolani, il quale si suicida nel carcere dell’ex XXI° Fanteria alla Spezia, per non denunciare i compagni di lotta, gli subentrerà Mario Fabbri.
Azioni delle S.A.P. nello Spezzino
Azioni in qualche modo assimilabili a quelle tipiche delle S.A.P. si svolgono subito dopo l’8 settembre 1943, ad esempio cercando di raccogliere le armi abbandonante dai soldati o di sottrarle dai depositi nell’Arsenale M.M., per portarle via ai tedeschi e fascisti, in vista di un utilizzo successivo di esse.
In tale attività si distinguono all’inizio elementi che si autodefiniscono “Organizzazione clandestina militare patriottica” e che si trasformeranno poi in S.A.P., aderendo a “Giustizia e Libertà”. Questi elementi appartengono alle Forze Armate (Marina, Esercito ed Aeronautica); nel caso dell’Arsenale M.M., vanno citati tuttavia anche i Vigili del Fuoco.
Le S.A.P.
Le S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) sono gruppi organizzati nell’ambito della Resistenza italiana, simili e al contempo diversi dai G.A.P. (Gruppi Azione Patriottica).
Le S.A.P., formate per ogni nucleo da circa 15-20 elementi ciascuno (ma la cifra è tendenziale), nascono, basandosi fondamentalmente sulle direttive del Comando generale delle Brigate Garibaldi, soprattutto nell’estate del 1944 (sebbene nuclei di tipo sappista agiscano, indipendentemente dalla direttiva citata e quindi non necessariamente legati all’area ideologica garibaldina, già molto prima).
L’obiettivo delle S.A.P. non è quello di mettere in atto azioni cui sia connesso necessariamente o tendenzialmente l’uso delle armi, ma quello di svolgere delicate e molteplici azioni di collegamento tra la città e le formazioni partigiane in montagna (compreso l’avviamento ai monti di giovani renitenti alla leva di Salò), di assicurare la comunicazioni di notizie e il trasporto di materiale clandestino (stampa, volantini, armi) nelle stesse città, all’interno delle fabbriche e fra le varie fabbriche, di sensibilizzare politicamente a favore della Resistenza l’opinione pubblica e i giovani chiamati dalla R.S.I. alla leva obbligatoria, di sorvegliare gerarchi fascisti e ufficiali tedeschi, di scoprire le spie provvedendo talvolta ad eliminarle, ma anche segnalandole opportunamente a gruppi armati di Resistenza.
Si può anche dire che le S.A.P. passano da iniziali compiti logistici e di persuasione/arruolamento di volontari disposti ad imbracciare le armi, ad un’azione quotidiana di sabotaggio, divenendo sempre più qualificate militarmente, tipo i G.A.P. e che le stesse staffette delle formazioni partigiane di montagna siano in qualche modo assimilabili alle funzioni che svolgono le S.A.P.
L’opera delle S.A.P. ha il suo coronamento nella mobilitazione finale cui sono chiamate in occasione dell’insurrezione generale dell’aprile 1945, quando svolgono un ruolo di primo piano nella protezione delle strutture produttive e nella occupazione/liberazione delle città.
http://www.isrlaspezia.it/strumenti/lessico-della-resistenza/s-a-p-squadre-azione-patriottica/