L'Istituto Fascista dell'Africa Italiana nacque nel 1935 con il nome di Istituto Coloniale Fascista, allo scopo di "promuovere, coordinare e sviluppare ogni forma di attività attinente alla espansione coloniale italiana" (statuto, art. 1). Con sede centrale a Roma, si articolava sul territorio in Sezioni provinciali, ciascuna delle quali aveva una propria amministrazione ed era tenuta ad organizzare un proprio archivio. Terminata la seconda guerra mondiale con la perdita di tutte le colonie, l’Istituto tentò di ottenere una nuova legittimazione sulla base della difesa dei diritti dei lavoratori italiani rimasti nelle ex-colonie e nella diffusione in Italia della conoscenza delle espressioni culturali africane. Nel 1956, a seguito della cessazione del Ministero dell’Africa Italiana, l’Istituto italiano per l’Africa venne ristrutturato, elevato a ente di diritto pubblico e sottoposto alla vigilanza del Ministero degli affari esteri. Il nuovo Statuto dell’Istituto italo-africano (IIA, nuova denominazione dal 1971) approvato nel 1987, assegnava ad esso il compito di promuovere lo sviluppo dei rapporti di cooperazione, solidarietà e amicizia italo-africana e, al contempo, studi e ricerche sull’Africa.