Nato il 10 marzo 1902 a San Pietro Mosezzo (No), da Giuseppe Jacometti e da Anna Magni. Figlio di un piccolo possidente terriero, si iscrisse alla facoltà di agraria, cominciando tuttavia a collaborare a vari fogli socialisti novaresi e coltivando interessi letterari. Nel 1924, conseguita la laurea, si iscrisse al partito socialista unitario (PSU). Raccolto intorno a sé un gruppo di operai e studenti che pubblicavano il foglio clandestino Basta!, nell'estate 1925 fu vittima di un'aggressione da parte dei fascisti.
Dopo aver compiuto il servizio militare come ufficiale di complemento a Bologna, nel gennaio 1926 si trasferì per alcuni mesi a Barcellona dove visse impartendo lezioni private e scrivendo novelle per alcune riviste letterarie. Rientrato, subì una nuova aggressione fascista che lo indusse a lasciare definitivamente l’Italia. Si stabilì a Parigi dove allacciò rapporti con altri fuorusciti italiani, mentre, per mantenersi, svolgeva i più disparati mestieri.
Nel marzo 1928 Jacometti fondò, in collaborazione con Berneri e Schettini, L'Iniziativa, una rivista aperta alla collaborazione di antifascisti di varie tendenze, della quale assunse la direzione. Il 15 febbraio 1929 venne espulso dalla Francia e si rifugiò a Bruxelles, dove trovò lavoro come chimico e collaborò a Le Peuple, organo del partito operaio belga.
Dal Belgio, firmandosi Giacometti, inviò articoli e corrispondenze a numerosi giornali di matrice antifascista. Nel 1932 diede alle stampe a Marsiglia l'opuscolo Italia socialista.
Per sostenere con maggiore efficacia le sue convinzioni, decise di non limitarsi più alla sola attività pubblicistica ma di impegnarsi direttamente nella vita di partito, partecipando, nell'aprile 1933, al congresso socialista di Marsiglia.
Dal 1935 al 1937 fu segretario della sezione belga del PSI, condividendo la nuova linea d'intesa con il partito comunista; nel 1936 divenne anche membro del comitato di coordinamento del fronte unico socialcomunista.
Nominato delegato italiano presso l'internazionale operaia e socialista, nel maggio 1940, in seguito all'occupazione tedesca del Belgio, riparò in Francia, da dove tentò invano, insieme con altri fuorusciti, di raggiungere gli Stati Uniti. Espulso dalla Francia, dovette rientrare in Belgio, dove, il 24 novembre, su richiesta del governo fascista, venne arrestato dalla Gestapo ed estradato in Italia. Fu rinchiuso nelle carceri di Novara e il 28 febbraio 1941 condannato a cinque anni di confino, che scontò nell'isola di Ventotene fino all'agosto 1943, quando venne liberato.
Tornato a Novara, assunto il nome di battaglia di Andrea, si impegnò nella ricostruzione del partito socialista, di cui divenne segretario provinciale, e curò la pubblicazione del foglio clandestino Bandiera rossa. Il 21 settembre ad Arona fu tra i promotori del CLN della provincia di Novara, del quale continuò a far parte come delegato socialista. Dopo la Liberazione fu confermato alla guida della federazione socialista di Novara, assunse la direzione dell'organo locale del partito, Il Lavoratore, e fu eletto nel Consiglio comunale. Chiamato a far parte della direzione nazionale del partito, il 2 giugno 1946 Jacometti fu eletto all'Assemblea costituente nella circoscrizione Torino-Novara-Vercelli.
Al congresso nazionale straordinario, convocato a Genova dal 27 giugno al 1 luglio 1948, la maggioranza fu conquistata dalla corrente di riscossa socialista, alla quale Jacometti aderiva. Fu quindi eletto segretario del partito, tuttavia al XXIII Congresso nazionale del PSI del maggio 1949 prevalse la mozione della sinistra che portò Nenni alla segreteria. Il 7 giugno 1953 Jacometti fu eletto deputato nella circoscrizione Torino-Novara-Vercelli e venne riconfermato, nella medesima circoscrizione, nelle successive elezioni del 1958 e del 1963. Fu membro del comitato centrale e della direzione del PSI e presidente del collegio nazionale dei probiviri, nel 1968 venne ricandidato alla Camera ma non fu eletto. Da allora si dedicò prevalentemente all'attività pubblicistica e divise il suo impegno tra l'Associazione ricreativa culturale italiana (ARCI), di cui nel 1957 era stato uno dei fondatori, divenendone presidente, l'Associazione nazionale partigiani italiani (ANPI) e l'Istituto storico della Resistenza di Novara. In forte dissenso con la linea politica di Bettino Craxi, nel 1984 abbandonò il partito socialista. Morì a Novara il 10 gennaio 1985.
Fonti: http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-jacometti_(Dizionario-Biografico)/