Data di nascita : 30/11/1885
Data di morte: 16/07/1960
Albert Konrad Kesselring è stato un generale tedesco con il grado di feldmaresciallo. Dopo aver prestato servizio in artiglieria durante la prima guerra mondiale, entrò a far parte della nuova Luftwaffe di cui fu uno dei principali organizzatori. Durante la seconda guerra mondiale comandò le flotte aeree nel corso dell'invasione della Polonia, della Campagna di Francia, della battaglia d'Inghilterra e dell'operazione Barbarossa. Durante queste campagne diresse una serie di incursioni aeree contro agglomerati urbani nemici.
Nel novembre 1941 divenne comandante in capo dello scacchiere Sud ed ebbe il comando generale delle operazioni nel Mediterraneo, che includevano anche le operazioni in Nordafrica. Mentre la collaborazione con il generale Erwin Rommel fu spesso difficile, in generale seppe mantenere buoni rapporti con i dirigenti politico-militari italiani.
Dall'estate 1943, e soprattutto dopo l'8 settembre 1943, assunse il comando supremo delle le forze tedesche in Italia e condusse la campagna difensiva contro gli Alleati senza poter evitare la resa finale.
Kesselring mantenne il controllo dell'Italia occupata con terribile ferocia, represse con ogni mezzo il movimento di Resistenza e fu responsabile di gravissimi crimini di guerra sia contro i partigiani che contro la popolazione civile (tra cui Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto ecc). Per questo fu processato dagli Alleati e condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo per intervento del governo britannico. Fu rilasciato nel 1952 per via di "gravi condizioni di salute", senza aver mai rinnegato la sua lealtà ad Adolf Hitler. Tornato in patria venne festeggiato come un eroe trionfatore nei circoli neonazisti bavaresi, di cui fu attivo sostenitore fino alla morte. Dette alle stampe le sue memorie intitolate Soldat bis zum letzten Tag (Soldato fino all'ultimo giorno).
Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring dichiarò pubblicamente che non aveva nulla da rimproverarsi ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli un monumento. A tale affermazione rispose Piero Calamandrei con una famosa epigrafe (recante la data del 04/12/1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide “ad ignominia” nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per la scarcerazione del criminale nazista. L’epigrafe afferma:
"Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA".
Dai documenti sequestrati dagli alleati britannici presso il quartier generale di Kesselring, si è scoperto il vero e proprio sistema di ordini con i quali aveva fondato e incoraggiato la fase più intensa di azioni contro civili e partigiani, a seguito delle preoccupazioni tedesche per l’intensificarsi dell’attività clandestina nell’estate del 1944.
Qui di seguito si leggono estratti tradotti del documento top secret inviato il 01/05/1944 dal feldmaresciallo Keitel, comandante supremo della Wehrmacht, proprio a Kesselring nel momento dell'attribuzione del comando delle operazioni contro i partigiani italiani:
"[...] Il nemico impiega nella guerra partigiana fanatici di formazione comunista che non esitano a commettere alcuna atrocità. È più che mai una questione di vita o di morte. Questa lotta non ha nulla a che fare con la galanteria militare o con i principi della Convenzione di Ginevra. [...] Pertanto non solo è giustificato, ma è dovere delle truppe usare tutti i mezzi. senza restrizioni, anche nei confronti di donne e bambini, purché assicuri il successo. Ogni considerazione per i partigiani è un crimine contro il popolo tedesco e il soldato al fronte che dovrà sopportare le conseguenze delle congiure partigiane, e che non vede alcun motivo per mostrare alcuna indulgenza ai partigiani e ai suoi seguaci. Nessun tedesco impiegato contro i partigiani sarà ritenuto responsabile delle sue azioni nella lotta contro di loro o contro i loro seguaci, né per azione disciplinare né per corte marziale [...]".
Segue un ordine di Kesselring del 10/05/1944 alle sue truppe:
"[...] La situazione partigiana nel teatro italiano, in particolare nell’Italia centrale, si è recentemente deteriorata a tal punto da costituire un grave pericolo per le truppe combattenti e le loro linee di rifornimento, nonché per l’industria bellica e le potenzialità economiche. La lotta contro il partigiano deve essere condotta con tutti i mezzi a nostra disposizione e con la massima severità. Tutti i civili implicati in operazioni antipartigiane che vengono arrestati nel corso di rappresaglie, devono essere portati nei Campi dell’Assemblea che vengono eretti a questo scopo dal Quartier Generale in Sud-Ovest per l’invio definitivo al Reich come lavoratori. [...] Questi partigiani dovranno essere attaccati e spazzati via. La propaganda tra i partigiani (così come l’uso di agenti) è della massima importanza".