Partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale ed è ferito in combattimento. Durante il
fascismo esercita la professione di avvocato, ma le sue posizioni contro il regime gli procurano
continui problemi e difficoltà. Dopo l’8 settembre 1943 è tra i fondatori del Comitato militare ligure e svolge attività di collegamento con i primi nuclei partigiani delle province di Genova e La Spezia.
Individuato dalla polizia, il 27 aprile 1944 sfugge alla cattura e raggiunge la Divisione Cichero dove gli viene assegnato l’incarico di ispettore e coordinatore delle formazioni operanti in val Trebbia e nel parmense. Nel settembre è nominato Capo di stato maggiore della VI Zona Operativa Liguria. La sua figura di cattolico è di rilevante importanza nelle trattative con le missioni alleate per ottenere un adeguato appoggio aereo e lanci a favore delle formazioni garibaldine. La sua esperienza militare e le alte qualità morali gli consentono di ricoprire un importante ruolo di mediazione fra le varie componenti politiche all’interno del Comando Zona e nei confronti del comando della divisione Cichero. Il suo equilibrio e la sua autorevolezza contribuiscono al rafforzamento unitario e al prestigio del movimento di Liberazione nella provincia di Genova. Nel marzo 1945 è nominato vice comandante della VI Zona. È tra i principali estensori del Piano A per la liberazione di Genova. Nel dopoguerra ricopre diversi
incarichi politici ed è componente del Consiglio nazionale dell’Anpi.
Fonte: Gimelli, Franco, Battifora, Paolo, "Dizionario della Resistenza in Liguria", DeFerrari Editore, Genova 2021, pp. 245-246