Sottotenente di fanteria dell’esercito britannico, nel 1942 è trasferito in Africa settentrionale dove viene fatto prigioniero dai tedeschi a Tobruk. Rinchiuso nel campo prigionieri libico di Derna, viene poi trasferito a Lecce, Bari, Chieti e infine a Veano, nel piacentino. L’8 settembre riesce a fuggire con altri due prigionieri, cercando di raggiungere la riviera ligure per tentare la traversata in Corsica. Giunto a Rossano nei pressi di Zeri, in Lunigiana, decide di restare dietro le linee nemiche. Forma così un battaglione con altri ex prigionieri di varie nazionalità, che si distingue in molteplici operazioni militari, mantenendo contatti con gli Alleati, tramite la Special Force, per gli aviolanci. I suoi rapporti con gli altri gruppi della Resistenza attivi nella zona inizialmente non sono facili ma, grazie all’intervento di Giulio Bertonelli (Balbi) del Comando militare ligure, migliorano nel tempo. Nella fase finale della guerra raggiunge un reparto avanzato della 5a armata americana e nelle sue fila prende parte alla liberazione di La Spezia. Per il suo contributo alla guerra partigiana nel dopoguerra ottiene vari riconoscimenti: in Gran Bretagna la Distinguished Service Order, in Italia la cittadinanza onoraria di Pontremoli e Reggio Emilia, oltre alla medaglia d’argento al valor militare. Ha raccontato la sua esperienza nei volumi di memorie Vallata in fiamme, Rossano e Partigiano... io so cosa vuol dire.
Dizionario della Resistenza in Liguria, a cura di F. Gimelli, P. Battifora, De Ferrari, Genova, 2008