Mario Levi nasce a Torino il 2 febbraio 1898.
Nel febbraio del 1917 frequenta il corso per allievi ufficiali Genio dell'Accademia e viene promosso aspirante ufficiale nel II reggimento del Genio; partecipa alla prima guerra mondiale ma dopo la disfatta di Caporetto diventa antimilitarista.
Nel 1919 entra in contatto con la Camera del lavoro e aderisce al Psi; nei primi mesi del 1920 fonda con A. Gramsci, A. Tasca, U. Terracini e altri il gruppo Ordine nuov;, fa propaganda tra i militari e fonda varie cellule nelle caserme.
La sua attività politica viene notata e il 15 aprile 1920 è arrestato e inviato nel carcere militare di Casale Monferrato; viene poi imputato di complicità per un furto di moschetti avvenuto in una caserma e, dopo dodici mesi di segregazione cellulare, nel 1921 viene processato al Tribunale militare speciale di Torino. Il 30 aprile viene accusato di istigazione alla rivolta e condannato alla pena di tre anni di reclusione militare.
Dopo due anni e mezzo di pena emigra in Belgio dove continua gli studi e consegue la laurea in ingegneria nel 1925. Rientra in Italia e viene assunto alle Officine di Savigliano, poi alla Tubi flessibili e infine alla Tescosa, dove rimane fino alla Seconda guerra mondiale.
Per lo Stato italiano è un cittadino da sorvegliare, per il suo passato politico e perché non si iscrisse mai al Partito fascista, così ad ogni viaggio di Mussolini a Torino Mario Levi veniva prelevato e portato per un giorno e una notte in Questura.
Il 10 giugno 1940 viene prelevato dalla sua abitazione e internato come ebreo politico antifascista ad Ateleta in Abruzzo. Qui conosce altri internati come Clelia Montagnana e Amilcare Levi e mantiene buoni rapporti con la popolazione locale e con i carabinieri. Ha una breve licenza a Torino per visitare il padre ammalato e in quella occasione conosce Carmela Mayo, che sposa il 28 novembre 1943. Con documenti falsi partono dopo il matrimonio per la Val Luserna, sino a Rorà. Qui si forma la 105ª brigata d'assalto Carlo Pisacane e Mario Levi collabora ospitando nella sua casa vari partigiani cui insegna i principi del socialismo.
A Luserna S. Giovanni, insieme a vari compagni, tra cui L. Geymonat, fonda nel 1944 la prima sezione comunista "Paolo Vasario" e assume il compito di segretario amministrativo; a Rorà rappresenta il Pci nella formazione partigiana e nel locale Cln. Il 21 marzo 1944 un pesante rastrellamento dell'esercito tedesco guidato dai repubblichini fascisti mette a fuoco la cittadina. Mario Levi viene preso in ostaggio insieme ad altri abitanti, non riconosciuto come ebreo antifascista, viene liberato dopo tre giorni. Resta a Rorà e continua la sua lotta politica fino al 25 aprile 1945, quando, a Liberazione avvenuta, torna a Torino.
Qui il partito gli affida il compito di segretario del primo sindaco comunista G. Roveda. Successivamente la guida dell'amministrazione comunale muta e Levi rimane al Municipio come impiegato di concetto ma con altre mansioni, continua invece il suo lavoro politico nella sezione del Pci della zona centro.
Fa parte del Comitato della pace e partecipa al congresso di Mosca e a quello di Helsinki; organizza la Consulta popolare di borgo S. Donato che può essere considerata un'anticipazione dei comitati di quartiere. Si batte per il laicismo e organizza la sezione torinese del Libero pensiero "Giordano Bruno".
Una volta in pensione assume l'incarico dell'amministrazione dell'Anppia (Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti).
Biografo e studioso, appassionato di fotografia partecipa a diversi concorsi, è presente a tutte le manifestazioni con la macchina fotografica e la cinepresa per riprendere e filmare i cortei che poi proietta nelle varie sezioni del partito.
Ha due figlie Fiorella, nata nel 1946 e Daniela (Cosetta) del 1950. Segue gli avvenimenti politici sino alla fine dei suoi giorni.
Muore a causa di una grave malattia, il 22 agosto 1973 a Torino, assistito dalla moglie Carmela.
(biografia scritta dalla figlia Cosetta Levi)