Primo Levi è ormai riconosciuto in tutto il mondo come un classico della letteratura e del pensiero contemporanei. La sua testimonianza su Auschwitz acquisisce ancora più valore per le qualità mostrate dallo scrittore torinese e la ricchezza di interessi e di riflessioni che attraversano la sua opera per un quarantennio, dal 1947 fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1987. Dell'esperienza e della realtà del Lager lo scrittore torinese ha portato testimonianza subito dopo la guerra nel suo primo libro, Se questo è un uomo, ma ne ha anche fatto il centro dei propri pensieri e del proprio impegno, in particolare nel rapporto con i giovani, per tutto il corso della sua vita. Le successive opere di narrativa, saggistica e poesia, pubblicate in parallelo con il suo lavoro di chimico, ne hanno poi manifestato compiutamente l'originalità di pensiero, lo stile inconfondibile e la pluralità di interessi: fra questi l'impegno prioritario a testimoniare e a ragionare, in particolare con i giovani, sulla Shoah e sui “vizi di forma” della realtà contemporanea; l'attenzione alle peculiarità e ai vari aspetti del mondo ebraico; l'amore per il lavoro ben fatto; la spiccata sensibilità per il contributo offerto dalle scienze esatte alla conoscenza dell'uomo.
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919.
Il padre, Cesare, è un ingegnere; la madre, Ester Luzzati, è figlia di un mercante di stoffe. I suoi antenati sono ebrei piemontesi, giunti in Italia attraverso la Provenza, dapprima stabiliti in varie città del Piemonte e poi a Torino.
Nel 1937 si iscrive al corso di Chimica presso la facoltà di Scienze dell'Università di Torino. Dopo la laurea, nel 1941, trova un impiego prima come chimico in una cava d'amianto a Balangero presso Lanzo, poi a Milano presso la Wander, una fabbrica svizzera di medicinali.
Dopo l'8 settembre 1943 si unisce a un gruppo partigiano operante in Val d'Aosta, ma all'alba del 13 dicembre è arrestato presso Brusson con altri quattro compagni. Levi si dichiara "di razza ebraica" e viene avviato nel campo di concentramento Fòssoli, vicino a Modena. Di qui, nel febbraio 1944, Levi e altri prigionieri vengono caricati su un convoglio ferroviario con destinazione Auschwitz. Nel campo per alcuni mesi lavora duramente come manovale, poi, in quanto chimico, entra nel laboratorio della Buna, la fabbrica di gomma sintetica annessa al campo. Levi contrae la scarlattina proprio quando, nel gennaio 1945, i tedeschi, all'avvicinarsi delle truppe russe, evacuano il campo, abbandonando gli ammalati al loro destino. Levi vive per qualche mese a Katowice, in un campo sovietico di transito; a giugno inizia il viaggio di rimpatrio attraverso l'Ucraina, la Romania, l'Ungheria, l'Austria.
Giunto a Torino ad ottobre, inizia il difficile reinserimento nell'Italia disastrata del dopoguerra. Scrive racconti sulla sua esperienza di prigionia e, su consiglio di alcuni amici, li raccoglie in un libro. L’opera è presentata all'inizio del 1947 ad alcuni editori, tra cui la casa editrice Einaudi, ma viene rifiutata. Ad ottobre Se questo è un uomo esce presso la casa editrice De Silva diretta da Franco Antonicelli, esponente di spicco della cultura torinese, critico letterario, nonché militante e presidente del Comitato di Liberazione Nazionale del Piemonte. Nello stesso anno inizia a lavorare presso la Siva, una fabbrica di vernici con sede prima a Torino e poi a Settimo Torinese.
Nel 1955 Levi ripropone il libro all'editore Einaudi e firma un contratto per la nuova edizione di Se questo è un uomo (la pubblicazione avviene solo nel 1958).
Nel 1963 Einaudi pubblica La tregua, il racconto del ritorno da Auschwitz: il libro si classifica terzo al Premio Strega e si aggiudica il Premio Campiello.
Nel 1966 Levi raccoglie in un volume intitolato Storie naturali, sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila, i racconti fantascientifici e fantatecnologici già pubblicati su periodici. Nello stesso anno cura con Pieralberto Marché una versione teatrale di Se questo è un uomo, che viene portata in scena dal Teatro Stabile di Torino.
Nel 1971 pubblica una seconda raccolta di racconti di fantascienza, Vizio di forma.
Nel 1975 pubblica Il sistema periodico: un'autobiografia in ventun racconti, ognuno dei quali intitolato a un elemento della tavola di Mendeleev. Grazie all'edizione americana (The Periodic Table, 1984) e al grande apprezzamento di autori come Saul Bellow, Levi verrà riconosciuto come scrittore di fama internazionale. Alla fine dell’anno decide di pensionarsi e lascia la direzione della Siva, di cui rimane consulente per altri tre anni.
Nel 1978 pubblica La chiave a stella, storia di un operaio montatore piemontese che gira il mondo a costruire tralicci, ponti, trivelle petrolifere, e racconta le avventure quotidiane del proprio mestiere.
Nel 1981 costruisce un'antologia personale degli autori che hanno contato particolarmente per la sua formazione culturale dal titolo La ricerca delle radici. Nello stesso anno pubblica Lilít e altri racconti, scritti dal 1975 al 1981 in parte già pubblicati su periodici.
Nel 1982 esce Se non ora, quando? la storia di una banda di ebrei russi e polacchi che tra il luglio 1943 e l'agosto 1945 combatte la sua guerra partigiana contro gli invasori nazisti, percorrendo l’Europa. Il libro di aggiudica i premi Campiello e Viareggio.
Nel 1983, su invito di Giulio Einaudi, intraprende la traduzione del Processo di Franz Kafka per la nuova collana "Scrittori tradotti da scrittori".
Tra il 1983 e il 1984 Levi traduce per Einaudi due libri dell’etnologo francese Claude Lévi-Strauss: La via delle maschere e Lo sguardo da lontano.
Nel 1984 pubblica la raccolta di poesie Ad ora incerta (Garzanti).
Nel 1985 esce L'altrui mestiere, un volume che raccoglie una cinquantina di scritti apparsi principalmente su «La Stampa» (1985). Nel medesimo anno si reca negli Stati Uniti per una serie di incontri e conferenze in varie sedi universitarie.
Nel 1986 pubblica I sommersi e i salvati, sintesi delle riflessioni di una vita sull'esperienza del Lager in cui convergono molte inquietudini che impegnano la mente di Levi nell’ultimo periodo della sua vita: lo sbiadirsi della memoria di Auschwitz, la mancanza di cognizioni e di memoria storica nei giovani incontrati nelle scuole, l’avvento degli storici negazionisti e revisionisti che mettono in dubbio l’esistenza dello sterminio ebraico e dei Lager, l’insofferenza per la retorica che irrigidisce nei rispettivi ruoli le figure delle vittime e dei carnefici.
A novembre l'Editrice «La Stampa» raccoglie in volume le collaborazioni di Levi al quotidiano torinese degli anni 1977-86, con il titolo Racconti e saggi.
Muore suicida l’11 aprile 1987.
Scheda biografica a cura di Cristina Zuccaro.